E in serata un grido di liberazione: «Abbiamo raggiunto Campotosto»

Tre ore per arrivare e superare la frazione di Poggio Cancelli, che è l'unica via di accesso a Campotosto per il blocco della statale 80. L'arrivo della colonna della Protezione civile e dell'Esercito mentre continua la disperazione di abitanti e allevatori

CAMPOTOSTO. Sulle curve della strada statale 260 per Campotosto d'estate sfrecci veloce in moto o in bici con l'adrenalina al massimo. Azzardi qualche sorpasso perché sai che quelle vie, soprattutto a ridosso della frazione di Poggio Cancelli, sono poco trafficate. E' bello scorgere il blu-verde dell'acqua del lago artificiale quando spunti dall'ultima curva. Anche questa mattina la bellezza è tanta. Il lago sparisce sotto la neve, è un'immensa distesa ghiacciata ricoperta di bianco. Per arrivare a superare la frazione di Poggio Cancelli ci vogliono quasi tre ore. Questa è l'unica via d'accesso a Campotosto, visto che, dal versante della Statale 80 la strada è bloccata da carabinieri e Guardia di finanza: oltre il bivio per Arischia non si procede. Troppo rischioso per il pericolo slavine.

Campotosto, l'arrivo degli aiuti, la disperazione degli abitanti
La disperazione degli abitanti e degli allevatori di Campotosto (L'Aquila), isolati dalla neve e con il terrore del terremoto che ha provocato gravi danni agli edifici. L'arrivo dei primi aiuti portati dalla colonna della Protezione civile con i mezzi dell'Esercito allevia la drammatica situazione delle famiglie, da giorni costrette a vivere al freddo nei moduli Map. (video di Claudio Lattanzio)

Torno indietro, verso la Ss 260. Ad Aringo sono obbligata, come tutti gli altri automobilisti (troupe televisive per lo più) a mettere le catene. Incrocio una colonna mobile composta da Protezione civile, carabinieri forestale (ex Corpo forestale), vigili del fuoco, Anas, Esercito, tutti insieme più per caso che per organizzazione. Gli uomini della Protezione civile sono quelli del gruppo Pre Alpi di Como e di Bergamo, coordinati da Marco Cappone: «Siamo venuti a dare una mano, faremo il possibile». Sono una piccola parte del contingente di 104 uomini partiti dalla Lombardia: 12 ore di viaggio. Davanti a noi una fresa dell'Anas spara via la neve per allargare la carreggiata, ma la colonna si arrende: i camion che trasportano brandine, bobcat, escavatori, spartineve, bruchi non possono proseguire, perché la 260 è poco praticabile.

Tutt'intorno il paesaggio è di una bellezza che questa mattina mette paura: so che al di là Poggio Cancelli comincia il dramma dei pochi abitanti rimasti nel paese a 1.420 metri di altitudine, dopo la diaspora del post-sisma. «Qui alla neve siamo abituati», racconta Emanuele Pezzella, titolare di un bar-bottega in cui vende (vendeva prima dello sciagurato 18 gennaio) anche le mortadelle di Campotosto, famose più come “coglioni di mulo”: «Ho vissuto qui 40 anni, ora in paese gestisco la mia attività».

A 200 metri in linea d'aria, intanto, i militari scavano con un “bruco” per mettere in salvo un anziano cardiopatico intrappolato in casa dalla neve: hanno dovuto circumnavigare il lago per arrivarci. Tutti gli edifici sono segnati da grosse “X”. Si sono create dopo le scosse di mercoledì, perché questa piazza l'ho visitata e fotografata cento volte dopo il terremoto di 8 anni fa. Da un lato, il rinomato ristorante “Da Barilotto” ormai è un fantasma. Di fronte, il municipio, che ha retto al sisma dell'Aquila, adesso ha il tetto piegato dalle scosse di magnitudo superiore a 5 di mercoledì, e minaccia di crollare. Tutte le abitazioni di piazza Della Chiesa sono duramente ferite, alcune case sono crollate.

«La situazione più drammatica è nella frazione di Mascioni e in quella di Ortolano», spiega il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Ennio Aquilino, «a Mascioni ci sono 40 persone chiuse dalla neve. Non sappiamo in che condizioni siano, perché non riusciamo ad arrivare con i mezzi». Mezzi dei vigili del fuoco (dalla Lombardia, dal Lazio e dall'Emilia Romagna i rinforzi) e dell'Esercito che, poi, arriveranno in serata.

Mancano viveri e generi alimentari. Mercoledì sera il Comune dell'Aquila ha inviato cento litri di latte e 200 panini. Ma come si affronta un'altra giornata senza cibo? «Ci affideremo alla Protezione civile», mi dice speranzoso il consigliere ed ex sindaco Ercole Di Girolami, «la situazione è tragica, ci sono anziani al freddo, i nostri Map sono seppelliti dalla neve, a Ortolano c'è il rischio di slavine e una stalla è crollata uccidendo gli animali». Proprio a Ortolano in 23 (tra cui un bimbo di un mese) in serata sono stati trasportati all'Hotel Azzurro dell'Aquila con gli elicotteri dei vigili del fuoco e della Finanza.

@RIPRODUZIONE RISERVATA