E spunta il cavillo che rimette in corsa Sdp

10 Luglio 2022

Lo spiega il costituzionalista Di Salvatore. Solo la Corte Costituzionale potrebbe ribaltare tutto

PESCARA. Un’arma a doppio taglio: tale potrebbe rivelarsi il fortissimo strumento legale utilizzato dal Governo per togliere l’A24 e l’A25 alla concessionaria Strada dei Parchi. Invece che un semplice e consueto atto amministrativo di revoca della concessione, l’esecutivo ha infatti utilizzato un decreto legge, cioè uno strumento di potere superiore. Tanto che non bastano i semplici giudici amministrativi del Tar per annullarlo: per dimostrarne l’illegittimità ci vuole infatti la Corte Costituzionale. Ma, seppur il decreto legge all’apparenza possa sembrare una roccaforte inespugnabile, a Strada dei Parchi resterebbe uno spiraglio per impugnare la decisione del Governo e creare una vera e propria falla.
L’ARMA UTILIZZATA
DAL GOVERNO
Secondo il costituzionalista e docente all’Università di Teramo Enzo Di Salvatore, il Consiglio dei ministri giovedì sera non ha licenziato un normale decreto legge, ma un atto più particolare chiamato decreto legge “provvedimento”.
«Si chiama così perché non tratta regole generali, ma interviene nei confronti di un soggetto specifico», spiega Di Salvatore, aggiungendo: «L’ordinamento lo permette, ma a patto che siano rispettati alcuni requisiti, tra cui quello della “ragionevolezza”».
Come spiega poi Di Salvatore, a giudicare il decreto legge può essere soltanto la Corte Costituzionale, che deve essere chiamata a intervenire a sua volta dal Tar con un quesito specifico, relativo a un atto amministrativo collegato al decreto legge stesso.
IL TALLONE D’ACHILLE
DEL DECRETO
«Il decreto legge “provvedimento” di giovedì ha potuto togliere le autostrade a Strada dei Parchi con effetto immediato – e quindi ancora prima di definire il risarcimento da pagare alla concessionaria – grazie a un decreto del 2019 (quello che contiene il famoso articolo 35, scritto dopo la tragedia del Ponte Morandi e applicato in questo caso, ndr), che a sua volta si basa su una norma introdotta nel 2016. Ecco, questo potrebbe essere il tallone d’Achille della decisione del Governo: le nuove norme sono arrivate anni dopo la firma della convenzione con Strada dei Parchi. In altre parole, la decisione di oggi si basa su regole che non c’erano quando Sdp ha preso in consegna A24 e A25. E per questo la Consulta, se interrogata, potrebbe giudicare assente la “ragionevolezza” nel decreto legge di giovedì. Quindi l’atto diventerebbe illegittimo, almeno in parte».
IL PRECEDENTE
DEL PONTE MORANDI
Il caso che ha fatto scuola è quello che ha seguito la tragedia del Ponte Morandi. Il Governo utilizzò un decreto legge “provvedimento” per togliere alla concessionaria – in quel caso Autostrade per l’Italia – il compito di ricostruire il viadotto, motivando con «gravissime inadempienze».
La società impugnò allora un atto amministrativo collegato al decreto, ossia la nomina del commissario per la ricostruzione. Il Tar chiamò a giudicare la Corte Costituzionale. Ma la Consulta diede ragione al Governo e salvò il decreto “provvedimento”, spiegando: «Il crollo del Morandi, causando ben 43 vittime, ha segnato profondamente la coscienza civile nella comunità e ha aperto una ferita nel rapporto di fiducia che non può mancare tra i consociati e l’apparato pubblico» e poi «in un tale contesto, segnato da un grado eccezionale di gravità, è tutt’altro che irragionevole, incongrua o sproporzionata la scelta legislativa di affidare la ricostruzione a terzi, anziché al concessionario». Ma A24 e A25 non sono come il Morandi. (l.t.)