E Stellantis si prepara per lo sciopero

Anche la Val di Sangro e il vasto mondo dell’indotto aderiscono alla protesta del 18 ottobre
ATESSA. La Val di Sangro si prepara alla mobilitazione del settore automotive, mai come ora fiaccato da una crisi profonda e duratura. È questione di ore, ma già stamattina sarà ufficializzata la partecipazione dei sindacati confederati abruzzesi ad uno sciopero indetto a livello nazionale il prossimo 18 ottobre, probabilmente con una imponente manifestazione a Roma.
Il territorio che rappresenta il motore economico e cuore del settore automotive di tutta la regione scende quindi in campo dopo mesi di stipendi falciati dalla cassa integrazione nel più grande stabilimento europeo per veicoli commerciali leggeri. Oggi i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella, annunceranno le iniziative di mobilitazione dei lavoratori di Stellantis e della filiera.
«La situazione è sempre più critica e, in assenza di una netta inversione di direzione, si rischiano effetti industriali e occupazionali senza precedenti», spiegano i tre sindacati che hanno ricevuto il mandato dai rispettivi coordinamenti del settore auto a procedere con una forte mobilitazione unitaria. La Uilm accusa Stellantis e il governo di avere «gravi responsabilità. Il loro scontro potrebbe fare 200mila vittime e sancire la fine di un intero settore che rappresenta la spina dorsale dell'industria ed economia nazionale». Secondo i dati della Fim Cisl la produzione di Stellantis nel primo semestre 2024 è stata pari a 303.510 veicoli, il 25,2 % in meno dello stesso periodo dell'anno scorso e si prospetta una produzione a fine anno poco sopra i 500mila veicoli.
Sono in rosso tutti gli stabilimenti, tranne Pomigliano e Atessa, dove comunque rallenta la crescita con una produzione sotto i 650 furgoni al giorno, pressoché dimezzata visto che prima della chiusura della verniciatura vecchia, questa estate, si producevano 1.200 furgoni al giorno, via via scesi prima a 970 e poi sempre meno con l'avvio della cassa integrazione dallo scorso 10 giugno. A livello nazionale tra le situazioni più difficili c'è quella di Mirafiori: fino a settembre - spiega la Fiom - sono state prodotte 18.500 auto contro le 52.000 dello stesso periodo del 2023, l'83% in meno.
Ma alla mobilitazione generale del mondo automotive in Val di Sangro ci sarà, a pieno diritto, anche l'indotto. Fabbriche di fornitura di telai, gomme, pezzi di ricambio, sedili, componenti in plastica che stanno arrancando come la ex Sevel. «Quando il mercato è fermo - interviene Nicola Manzi, responsabile Uilm Abruzzo - non si può parlare di crisi. Bisogna stare con gli occhi aperti e rilanciare la produttività di Stellantis. Urge inoltre un ragionamento con l'Unione europea: i compratori siano lasciati liberi di scegliere fra vari tipi di motorizzazione, compreso l'ibrido e il diesel a basse emissioni contro la delocalizzazione del lavoro. E bisogna salvaguardare l'indotto, altro motore di questo settore».
«L’obiettivo della Fim Cisl Abruzzo Molise - spiega il segretario interregionale Amedeo Nanni - è creare un percorso di azioni sindacali con le istituzioni e enti locali che deve essere sicuramente costruttivo. Necessitiamo di piani di sviluppo che tutelino l'occupazione esistente nel nostro territorio e provino a crearne di nuove, garantendo condizioni di lavoro dignitose e la salvaguardia dell’economia regionale. Siamo pronti come organizzazione a mobilitarci per far sentire le nostre ragioni a difesa dei lavoratori che stanno vivendo un momento di forte incertezza sul futuro».
«Ci saranno iniziative unitarie a sostegno dell'industria automotive - annuncia Alfredo Fegatelli, Fiom Abruzzo - che è uno dei settori trainanti dell'economia nazionale e anche di quella regionale abruzzese. In questo momento chi sta entrando in sofferenza è l'indotto e bisognerà programmare un'iniziativa unitaria per riportarlo al centro dell'attenzione delle politiche nazionali e locali. La Regione Abruzzo in tal senso deve mettere oggi a disposizione una serie di finanziamenti e risorse per finanziare la subfornitura e consentire a queste fabbriche di poter diversificare».
Intanto, sullo sfondo nazionale, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato nelle scorse ore ai rappresentanti di Confindustria e dei sindacati di voler aprire un confronto con l'Europa per tentare la carta dell'anticipazione dal 2026 agli inizi del 2025 del piano di revisione sul regolamento europeo che fissa al 2035 la messa al bando dei motori endotermici.
Per Urso è «fondamentale che l’Europa, torni ad avere un approccio pragmatico alla transizione rispettando i principi della neutralità tecnologica». In altre parole: sull'elettrico non siamo pronti.
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