Ecco la casa dei disperati a un passo da Pescara Vecchia

Materassi in fila a un passo dal fiume e dal cuore della movida, camerette ricavate tra le campate del ponte di legno

PESCARA. La casa dei disperati si vede già dal ponte D’Annunzio: un’occhiata e si vedono i materassi stesi uno accanto all’altro, beige oppure a fiori, le coperte colorate e sporche e i cartoni ripiegati. Avvicinandosi ai bastioni della fortezza antica di Ostia Aterni si vede il resto dell’accampamento al centro della città: c’è un pupazzo a forma di coccinella, le scarpe da tennis, una griglia di ferro per cuocere la carne sul marciapiedi a un passo da una discarica a cielo aperto che si confonde nell’erba alta. Benvenuti sotto il ponte di legno, alle porte di Pescara Vecchia: via delle Caserme e corso Manthoné sono lontani un pugno di metri. È qui che sta tornando la movida dopo l’estate delle feste sulla riviera. Ed è anche qui che si accampano i disperati.

Una casa con vista sul fiume: il Comune spenderà 30 mila per comprare i semafori intelligenti per segnalare il rischio di allagamenti sulle golene in caso di esondazione del fiume. Chissà se i disperati nascosti sotto il bastione sapranno decifrare il segnale. Con l’alluvione dell’anno scorso, la tragedia dei senzatetto accampati vicino al fiume è stata soltanto sfiorata: si sono salvati grazie al passaparola. A certificare la pericolosità della zona è un documento del Comune: lo stesso che annuncia l’«installazione di pannelli con semaforo per l’informazione ai cittadini al fine di prevenire situazioni di pericolo e garantire con immediatezza e risolutezza l’eventuale inibizione al traffico veicolare e pedonale in caso di esondazione del fiume sulle aree golenali».

Dopo gli sgomberi che si sono susseguiti, gli anfratti del ponte di legno sono tornati abitati. Sotto gli occhi di una città intera. Una casa con la pista ciclabile di quello che avrebbe dovuto essere il parco fluviale, sogno infranto della Provincia a partire dal 2000, a fare da vialetto di ingresso: una pista ciclabile che si fa largo tra i rifiuti ammucchiati intorno alle panchine – quasi gli unici a sedercisi sono i tossicodipendenti – e il degrado.

Ma l’accampamento della golena ha qualcosa che fa pensare anche a una casa normale: ci sono i bustoni neri della spazzatura per gettare i rifiuti appesi alla recinzione insieme a un ombrello. C’è un banchetto per salire senza difficoltà sul muretto e arrivare ai materassi messi in fila.

Ma è negli spazi tra le campate del ponte di legno che sono state realizzate delle camerette: tra un blocco di cemento e l’altro, sono riposti gli oggetti dei disperati. Ecco le scarpe da tennis, i piumoni, le scatole con dentro cibo e lattine, libri con le immagini di animali e un pacco di fotografie. A pochi metri, sul marciapiedi, ci sono le tracce degli ultimi pasti consumati al buio mentre l’altra Pescara, quella della movida, si accalda lungo le strade del centro storico: una graticola, del carbone e un bancale di legno. Tutt’intorno, soltanto degrado: siringhe, bottiglie, lattine, rifiuti. Eppure è il centro della movida di Pescara.

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