Edilizia, persi 600 posti in un anno

Nel 2011 chiuse 74 imprese, ma il numero degli infortuni resta elevato

PESCARA. Il 2011 è stato un anno davvero difficile per l'edilizia in provincia di Pescara, che continua a vivere un momento di grande difficoltà sotto molti i punti di vista. Infatti tutti gli indicatori del comparto hanno chiuso in negativo, con una erosione generale che fa paura a molti.

I NUMERI. Le imprese sono passate dalle 849 del 2010 alle 775 dello scorso anno; gli operai attivi erano 4.932 due anni fa, ridotti a 4.331 l'anno passato; segno meno anche per le ore lavorate, scese da 4 milioni e 387 mila a 3 milioni e 944 mila, inevitabile, di conseguenza, anche una riduzione della massa salari da 42 milioni e 802 mila euro a 39 milioni 792 mila euro. Al contrario, nonostante i dati negativi, sono rimasti quasi invariati gli infortuni sul lavoro, scesi sono di quattro, da 203 a 199. I dati sono ancora più evidenti e preoccupanti se rapportati al 2007, anno di inizio della crisi economica e dal quale è partito un lento ma inesorabile declino.

I numeri sono inequivobili, cinque anni fa le aziende operanti nel territorio pescarese erano 1.004, gli operai al lavoro 6.027, il monte totale delle ore di 5 milioni 696 mila euro e la massa salari contava ben dieci milioni in più con 49 milioni e 485 mila euro. In definitiva quello relativo allo scorso anno è il dato più negativo degli ultimi sette anni, ovvero dal 2005 a oggi. Considerando che il settore dell'edilizia è storicamente uno di quelli trainanti dell'intera economia del Pescarese, da più parti, in questi ultimi mesi sono stati lanciati gridi d'allarme, anche perché le previsioni per quest'anno non sono positive.

POLITICHE ABITATIVE. Secondo Massimo Di Giovanni, segretario provinciale della Fillea Cgil, per risolvere il problema dell'edilizia si dovrebbero pensare nuove politiche abitative: «È chiaro che non si può pensare di rilanciare il settore con politiche di bassa lega, ma è necessario avere un piano straordinario da parte del governo centrale e a seguire ai vari livelli. In parole povere lo Stato dovrebbe finanziare una politica di residenza pubblica che negli anni si è sempre più assottigliata, infatti i dati dicono che l'edilizia sociale in Italia copre circa un quinto del mercato».

«Il problema abitativo», prosegue Di Giovanni, «riguarda oggi, in una fase di crisi economica recessiva, anche le famiglie che non hanno i requisiti per un alloggio pubblico, ma per le quali non c'è compatibilità con il mercato attuale. A causa del progressivo innalzamento del canone, associato a un generale impoverimento delle famiglie, è aumentato il numero di coloro i quali non riescono ad accedere al mercato privato sempre più costoso o incontrano sempre maggiori difficoltà nel sostenere le spese per il mantenimento della propria abitazione: persone sole, giovani coppie, lavoratori precari, immigrati, studenti, anziani. Se la politica tornasse a fare politica con la P maiuscola si potrebbero dare risposte a delle esigenze sociali vere e al settore delle costruzioni».

L'ANCE. Proprio ieri, l'Ance Abruzzo, l'associazione dei costruttori edili, ha tenuto nella sede della Confindustria di Pescara gli stati generali del comparto. «Il 2012», afferma Giuseppe Girolimetti, presidente provinciale Ance, «sarà ancora un anno molto difficile e decisivo per la sopravvivenza di molte imprese. A breve faremo delle proposte alle amministrazioni pubbliche per sbloccare i fondi destinati alle infrastrutture, per rilanciare i lavori pubblici, che rappresentano la metà rispetto a cinque anni fa, e per gli incentivi finalizzati al recupero del patrimonio immobiliare esistente».

LE ISPEZIONI. Disponibili anche i dati dell'attività ispettiva della Direzione provinciale del lavoro, che disegnano una realtà fatta di lavoro sommerso e aziende non in regola. Una percentuale media di irregolarità delle aziende pari al 59 per cento (776 imprese non in regola su 1309) e pari al 54,5 per cento per quello che riguarda le posizioni lavorative (1054 impiegati su 1939, di cui 280 erano completamente sconosciuti alla pubblica amministrazione). Le aziende ispezionate ammontano a 1309 (+24% rispetto al 2010), a cui devono sommarsi 355 aziende oggetto di controlli finalizzati alla verifica dell'ottemperanza delle prescrizioni impartite e 429 aziende nei cui riguardi si sono svolte verifiche amministrativo-contabili.Ispezionate aziende di terziario (54%), edilizia (30%), industria (15%) e agricoltura (1%).

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