Effetto Meloni per la destra Grande successo all’Aquila

La presenza della leader di Fratelli d’Italia porta in dote il 12% alla coalizione Male la Lega: con l’8% è scavalcata da Forza Italia e D’Eramo perde il seggio
L’AQUILA. Effetto Meloni, fuori stagione. La stessa leader di Fratelli d’Italia ha scherzato sul suo cognome apparendo in alcuni video di Tik Tok con una coppia dei suddetti frutti in bella vista. E i filmatini devono aver avuto la loro parte, se è vero che la presidente del Consiglio in pectore è anche la deputata eletta nel collegio dell’Aquila. Che la vittoria fosse nell’aria in casa FdI lo testimonia la convocazione di una conferenza stampa 48 ore prima dell’esito del voto. All’Emiciclo, in presenza oppure in collegamento, sarebbe dovuta intervenire la stessa leader, che però, mentre il presidente della Regione Marco Marsilio, il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi e gli altri parlamentari eletti in Abruzzo, vale a dire Fabio Roscani, Rachele Silvestri, Guerino Testa, Etelwardo Sigismondi e Guido Quintino Liris si abbracciano e snocciolano dati, si è concessa il «riposo del guerriero dopo una notte insonne», dice Marsilio. «Cambia la storia dell’Abruzzo», declama il presidente che perderà alcuni pezzi della sua maggioranza, ma chiederà a Liris di chiudere almeno la partita del bilancio prima di sostituirlo. «Ma la parola rimpasto non mi piace».
la dote del 12 per cento
FdI traina il centrodestra abruzzese, di fatto fagocitando la Lega (che resta al di sotto della doppia cifra) e i moderati di Lupi, Toti e Brugnaro e tenendo ben a distanza Forza Italia. Insomma, si siede a capotavola. Biondi parla di «traversata nel deserto». Se nel 2018 il suo partito ottenne in Abruzzo appena il 5 per cento, oggi sfiora il 28%, due punti in più del dato nazionale (26%). Quasi sei volte di più delle precedenti Politiche. In tal modo, l’intera coalizione passa dal 35,54% (dati Camera 2018) al 47,73%: più 12 per cento. E più del doppio del centrosinistra (21,94%). Ma dove l’effetto-Meloni si fa sentire di più è all’Aquila. Cinque anni fa il collegio 3 era considerato uno dei migliori per il centrodestra. Con la candidatura della leader nazionale, la coalizione arriva a sfiorare il 52 per cento all’uninominale della Camera, col ragguardevole contributo (30,64%) di Fratelli d’Italia che raccoglie quasi 63mila voti: il doppio di quelli del Pd.
la delusione lega
Aria pesante, invece, in casa Lega. Nel contesto generale di una vittoria incontestabile c’è chi non riesce a gioire. In bilico per tutta la giornata per cercare di mantenere il seggio, perso a beneficio di Forza Italia, con Nazario Pagano, non sono bastati 50mila voti a livello regionale (17mila dei quali nel collegio aquilano) a garantire al deputato uscente Luigi D’Eramo la riconferma a Montecitorio. Non farà parte dei cento parlamentari eletti dal partito di Salvini. È l’altra faccia della medaglia della storica svolta a destra. Per due motivi principali: il calo nazionale del Carroccio che in Abruzzo si aggiunge a un ulteriore fattore negativo, rappresentato dall’emorragia di iscritti in conseguenza dei malumori scatenati dalla scelta dei nomi per le candidature. Secondo Giorgio Fioravanti, delegato per l’Abruzzo alle politiche montane della Lega e responsabile del dipartimento aree interne Lega Abruzzo, «il risultato delle urne è sacro e va sempre rispettato. È un momento di festa per la coalizione di centrodestra. Tuttavia, non capirò mai per quale motivo si sia deliberatamente scelto di rinunciare a due espressioni del nostro territorio a favore di altri. Il risultato di coalizione, a livello nazionale, è semplicemente straordinario, mi esalta e galvanizza. Ma la delusione per Luigi (D’Eramo, ndr) e per il risultato generale della Lega è tanta, non ci giro certo intorno. Mi consola la soddisfazione per Alberto Bagnai e per Guido Liris, ma nessuna motivazione, plausibile o meno, potrà mai giustificare il fatto che si siano preferiti rappresentanti di altri territori a una nostra espressione aquilana. Va al di fuori di ogni logica. Ma, ripeto, il voto (soprattutto quello delle elezioni politiche) è sacro e va rispettato; da domani si continua a lavorare più determinati di prima in un Comune dove la Lega è forte e determinante». E se Marsilio non vuol sentire parlare di «rimpasto», certamente si dovranno fronteggiare i contraccolpi. Soprattutto quelli del fuoco amico.
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