«Ex Cofa, la beffa del progetto ignorato»

Catone: «Lavori per 225 milioni di euro, Albore Mascia e Pastore si sono tirati indietro»

PESCARA. «Durante la campagna elettorale del 2009, ho proposto un progetto da 225 milioni di euro per cambiare faccia all'ex Cofa al candidato sindaco Luigi Albore Mascia e al senatore del Pdl Andrea Pastore. Insieme, prima delle elezioni, abbiamo fatto anche una conferenza stampa per presentarlo ma, dopo la vittoria di Albore Mascia, nessuno ha voluto più raccogliere il mio invito».

Giampiero Catone
, deputato del Pdl, ex presidente della commissione Pon Atas per l'utilizzo dei fondi europei, parla di «un'occasione persa e di una beffa per Pescara» e fa capire che alla radice dello scontro con Albore Mascia non ci sono giochi politici ma un affare milionario.  Un affare che avrebbe fruttato anche un compenso a Catone.

«Prima di proporlo a Pescara, il progetto», rivela il deputato, «era già stato presentato alla Commissione europea che aveva rilasciato un parere positivo. Un ottimo punto di partenza. Ma Pescara, misteriosamente, non ha voluto portarlo avanti e così questo investimento sarà fatto da un'altra parte, a Parenzo in Croazia: su un'area degradata saranno realizzati un casinò, un albergo a cinque stelle, un centro benessere e una piccola Italia con negozi su negozi. Una beffa: è demenziale avere accesso a dei fondi e non spenderli. Così», sottolinea Catone, «a Pescara resta il degrado con l'eternit sui capannoni dell'ex Cofa. Se la procura dovesse far arrestare qualche amministratore dovrebbe farlo proprio per questo: qualunque amministrazione ha il dovere di tutelare l'incolumità fisica dei cittadini mentre l'ex Cofa è un pericolo». 

Il progetto, proposto da Catone ad Albore Mascia e Pastore prima delle elezioni, è un'opera faraonica: «Un progetto molto complesso», racconta Catone, «redatto dallo studio di Paolo Snidero di Treviso, con la bonifica del fiume Pescara, l'allungamento della diga foranea fino alla zona centrale della città per evitare che il fiume renda non balneabile la zona del porto e, inoltre, così, avremmo creato la pià grossa piscina d'acqua salata d'Italia. In più ci sono anche un albergo a cinque stelle e servizi per la zona. Il problema», aggiunge Catone, «non è chi deve fare il complesso ma realizzarlo per creare strutture e servizi intorno al porto turistico». 

Secondo Catone, un grande progetto di riqualificazione è l'unico modo per portare sviluppo al porto turistico che altrimenti è una cattedrale nel deserto: «Una volta, durante un consiglio comunale, chiesi all'ex sindaco Luciano D'Alfonso: "Ma tu che mi racconti di portare a Pescara tante persone, ma tutta questa gente rimane o se ne va?". Se Pescara diventa un posto di transito qual è la ricchezza? Creare servizi, invece, significa un'economia maggiore per la città: più servizi ci sono, più gente arriva, più posti di lavoro si creano. Chiunque pensa di produrre posti di lavoro nell'industria è pazzo: a Pescara si devono sfruttare le risorse del patrimonio e del turismo. Se si facesse, ci sarebbero mille posti di lavoro in più e altre diecimila persone al giorno a Pescara. Perché non si fa niente?».

Catone lancia un invito polemico: «Qualcuno dovrebbe mettersi a studiare come intercettare e, poi, usare i fondi comunitari Gessica che, ovviamente, non sono una bella ragazza. Così si potrebbe riesumare il progetto e intervenire all'ex Cofa: è questione di volontà politica. Ma mia nonna mi diceva: "Giampie' la gente ti vuole vedere più bello sì ma più ricco no"». Con il progetto, in qualità di ideatore-proponente, Catone avrebbe avuto diritto a una parcella milionaria: «Ma l'importante», dice, «è l'investimento per Pescara. Io non sono un parlamentare eletto a Pescara e i miei voti non dipendono dal sindaco. Qualcuno si è preoccupato di conservare la gestione del potere perché, in fondo, se qualcun altro fa realizzare una grande opera lo fa anche per un tornaconto di visibilità. D'Alfonso ha fatto fare il ponte del Mare così la gente dice: "Guarda, ecco il ponte di D'Alfonso"».

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