Ex Cofa, scontro tra Regione e Comune sulla bonifica

Una commissione con i dirigenti per sciogliere il nodo sulla competenza

PESCARA. L'ex Cofa, la cittadella fantasma che costeggia il lungomare Papa Giovanni XXIII, oltre 23 mila metri quadrati abbandonati e in cui, proprio recentemente, è stato scoperto un rifugio dei disperati, è stato al centro della commissione Ambiente di ieri mattina, la seduta per fare chiarezza su chi dovrebbe bonificare l'area vicino al porto turistico: un rimpallo di competenze tra Comune e Regione, mentre i capannoni restano abbandonati e sono a rischio amianto.

Ai primi di agosto, il Comune di Pescara e anche l'Arta, hanno ricevuto due lettere inviate dalla Asl e dalla Regione, titolare dell'area, e in cui, da un lato, si fa una cronistoria dei capannonni abbandonati e, dall'altro, si ribadisce la pericolosità della struttura. Ma chi deve occuparsi di bonificare l'ex mercato ortofrutticolo che potrebbe essere acquistato dalla Camera di Commercio? La Regione - la direzione programmazione, risorse umane, finanziarie e strumentali - ha scritto al sindaco Luigi Albore Mascia ricordando gli accordi presi negli anni precedenti ma non rispettati: il Comune, «negli anni 2005 e 2006 e successivamente, senza titolo», come è scritto nella lettera, prendeva l'area in concessione ma avrebbe dovuto restituirla alla Regione «libera da persone, cose e nelle stesse condizioni iniziali».

Ma a distanza di cinque anni, l'ex mercato ortofrutticolo non è stato bonificato. Un secondo accordo è datato marzo 2009 e «il Comune», ricorda il dirigente della Regione, «si impegnava a bonificare il complesso da rifiuti e beni abbandonati tra cui natanti e relitti di carri allegorici e la Regione, a distanza di 60 giorni dalla riconsegna, avrebbe provveduto a mettere in sicurezza il complesso». Ma anche questo accordo siglato nel 2009 non è stato rispettato e, così, la Regione conclude invitando «questa amministrazione, che non ha ottemperato agli impegni assunti, a restituire l'area alla Regione nelle stesse condizioni di sicurezza in cui venne consegnata cinque anni fa». Quindi, la Regione, come prosegue la lettera, invita ancora l'amministrazione o ad effettuare «sopralluoghi concordati oppure a procedere direttamente alla riconsegna del complesso bonificato».

La nota dell'Asl, che risale sempre ai primi di agosto, si sofferma invece più sul rischio, sulla pericolosità della struttura dove è stato individuato l'eternit. E la Asl chiede alla Regione e al Comune di avere una documentazione precisa sullo stato di deterioramento delle coperture che contengono amianto.

A queste due note, a fine agosto, è seguita un'altra sollecitazione sempre della Regione che invitava l'amministrazione a ripulire l'area. A distanza di cinque anni, dal primo accordo del 2005, l'ex area del mercato ortofrutticolo resta ancora abbandonata e, anzi, nell'ultimo periodo e grazie alla facilità di accesso, tra i capannoni è stato trovato anche rifugio anche senzatetto. E' sulle competenze - su chi debba bonificare i 23 mila quadrati - che si è discusso ieri mattina. Armando Foschi, presidente della commissione Sicurezza, l'ha chiamato «l'ennesimo pasticcio ereditato dalla precedente amministrazione» e ha deciso, insieme a Nico Lerri, presidente della commissione Ambiente e ad Adelina Stella, dirigente dell'area di Pescara per la prevenzione dei rischi ambientali, di convocare i dirigenti del patrimonio della Regione Abruzzo, i responsabili del Comune di Pescara e la Asl «per fare chiarezza sulle competenze relative alla manutenzione ordinaria, alla bonifica straordinaria e alla rimozione delle tracce di eternit». Anche perché, è stato aggiunto, «non abbiamo traccia di quel presunto accordo stipulato nel marzo 2009 tra Comune e Regione». Sarà un incontro allargato e fissato per la prossima settimana a mettere il primo punto fermo sull'ex mercato ortofrutticolo.

Ma intanto tra i capannoni in posizione privelegiata, circondati dal ponte del Mare e dal porto turistico, restano box prefabbricati con porte spaccate dai vandali, sanitari distrutti, rifiuti di ogni genere, materessi, scritte, ovvero i resti di quello che i consiglieri comunali del Pd Giuliano Diodati e Florio Corneli, firmatari quattro mesi fa, di una mozione per l'abbattimento dei capannoni, avevano definito come un «colossale simbolo di degrado civile e urbanistico». Infine, all'ombra del «colosso», c'è la trattativa tra la Regione e la Camera di commercio, che vede sul piatto circa 10 milioni di euro.

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