Falò delle schede elettorali per togliere le antenne

L'ultima minaccia dei residenti di San Silvestro: non crediamo più al trasferimento

PESCARA. Un falò di schede elettorali e uno sciopero della sete che coinvolga anche Pretaro. Ecco dove sono disposti ad arrivare i cittadini di San Silvestro pur di ottenere lo spostamento in mare delle 58 antenne che soffocano il loro borgo. Per il momento, dopo l'incontro a Roma con un rappresentante del governo, lo sciopero della fame iniziato lunedì scorso è stato sospeso, il gazebo di fronte alla chiesa smantellato. Ma se i risultati non arriveranno, e presto, i cittadini di San Silvestro sono pronti a ricominciare la protesta. E questa volta promettono iniziative ancora più eclatanti. «Pensiamo a una raccolta delle schede elettorali, a un falò in piazza e all'inizio dello sciopero della sete», minaccia Brunella Di Luzio.

All'indomani dell'incontro a Roma con i rappresentanti del governo e dopo le rassicurazioni arrivate per bocca del sindaco Luigi Albore Mascia, snobbato però dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani che ha mandato il capo della sua segreteria, i residenti del quartiere pescarese hanno smantellato il gazebo di fronte alla chiesa in segno di distensione nei confronti dell'amministrazione. Ma l'associazione antiantenne che da lunedì a giovedì aveva messo in atto uno sciopero della fame per sollecitare il trasferimento a mare resta critica e non abbassa la guardia.

«La lotta è stata solo sospesa in via temporanea», spiega Brunella Di Luzio, «se non ci saranno risultati concreti entro la metà di giugno daremo vita ad altre azioni eclatanti. Pensiamo a una raccolta delle schede elettorali, a un falò in piazza e all'inizio dello sciopero della sete dei cittadini di San Silvestro, a cui si unirà anche la comunità di Pretaro».
Intanto, però, davanti all'ennesima promessa degli amministratori abruzzesi, qualche cittadino di San Silvestro ha cominciato a rassegnarsi all'idea che le antenne resteranno lì e che nulla cambierà, neppure davanti a forme di protesta estreme.

«Non ci crediamo più», scuote la testa Silvia Onofri, una mamma del quartiere, «abbiamo fatto di tutto per convincere la popolazione ad alzare la voce. Abbiamo persino portato in piazza i nostri figli. Sono passati i mesi, gli anni, e tutto è rimasto inalterato». «L'ex sindaco Luciano D'Alfonso ci aveva assicurato che avrebbe cominciato a togliere le antenne. La prima doveva essere quella sistemata su quella casa», prosegue la donna indicando un traliccio che spunta tra le tegole di una palazzina, «ma andato via lui, non se n'è fatto più niente».

La mancanza di tempi certi per la delocalizzazione a mare degli impianti, l'assenza dell'area al largo della costa pescarese tra i siti inseriti nel piano nazionale di assegnazione delle frequenze e la mancata partecipazione del ministro al tavolo tecnico spinge un'altra mamma, in piedi davanti alla scuola elementare, a commentare: «Non ci ascolta nessuno, manca la volontà politica ed economica di risolvere il problema. La gente è stanca, lo ha capito da tempo, ogni volta che si organizza un presidio sono sempre le stesse 10-15 persone a intervenire». Per la prima volta hanno preso parte all'incontro a Roma anche due delegati dell'associazione antiantenne, Mariano D'Andrea ed Ennio Salle. «E' stato squarciato il velo dell'ipocrisia», sbotta D'Andrea, «siamo stanchi di trattare con i "giani" della politica. Dal 13 settembre ad oggi, da quando la Regione ha approvato la delocalizzazione a mare degli impianti, non è stato fatto nulla per portare avanti il progetto. Il ministero ha fatto delle osservazioni, ma invece di inoltrarle alla Regione, organo competente per la definizione del sito, lo ha inviato all'ispettorato di Sulmona e, da qui, alla commissione Sanità del Comune di Pescara».

Al primo cittadino Albore Mascia, al presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi e ai delegati del ministro Romani è stata consegnata una raccolta di 760 firme in cui i cittadini, pur ringraziandoli per l'impegno profuso, invitano i leader regionali ad attivarsi per lo spostamento degli impianti, pena l'inizio di una nuova stagione di lotta.

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