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Fallita l'azienda di De Nicola nata per scalare Villa Pini

Si tratta della società Policlinico dell'Eccellenza  Santa Maria de Criptis, che nel 2013 tentò la scalata sulla clinica di Angelini. Debiti mai pagati, sotto accusa uno dei tre grandi debitori della Carichieti

PESCARA. È fallita la società Policlinico dell’Eccellenza Santa Maria de Criptis che, nel 2013, tentò la scalata alla casa di cura Villa Pini di Chieti. Il tribunale di Pescara ha dichiarato il fallimento della ditta di Carmine De Nicola, l’imprenditore di Francavilla, 70 anni, a capo di un impero che parte dalle imprese turistiche, passa dalle scuole private e arriva fino alle case di riposo, alle cliniche private e alle società immobiliari. A quasi tre anni da quell’affare sfumato, la sentenza del giudice Angelo Bozza, che chiude il contenzioso tra la curatela di Villa Pini e De Nicola, racconta di «un’incapacità strutturale e non episodica» dell’imprenditore per un buco, stavolta, da 515 mila euro. Per il tribunale, l’insolvenza di De Nicola non è un caso.

Cinque imprese fallite. È un impero che si sgretola quello di De Nicola, fondatore dell’Iri School College a Francavilla: la Santa Maria de Criptis è la quinta impresa della galassia di De Nicola che finisce fallita.

Caso Carichieti. E De Nicola è definito anche uno dei tre «principali» debitori della banca Carichieti, insieme agli imprenditori Andrea Repetto e Gianni Paglione per un’esposizione totale di circa 109 milioni di euro: la sofferenza di De Nicola è vicina ai 50 milioni di euro. E la Banca d’Italia, nel suo rapporto ispettivo risalente al 5 settembre del 2014, già parla di rapporti mai «riesaminati», di «reiterati inadempimenti» e di «incapienza delle garanzie acquisite». «Persistenti lacune», dice il rapporto, che hanno spinto la Carichieti verso il tracollo di uno scandalo nazionale insieme a Banca Etruria e Banca Marche.

Ultima sentenza. L’ultima sentenza su De Nicola, dell’8 febbraio scorso, ha una conseguenza milionaria, quella di sbloccare i 30 milioni di euro della vendita di Villa Pini a un altro colosso della sanità privata, la società Santa Camilla, formata dalla Synergo, dei gruppi Pierangeli e Spatocco, e da Villa Serena, che fa capo a Petruzzi. Il fallimento della società di De Nicola apre un forziere: adesso, quei 30 milioni saranno usati per pagare i dipendenti e un lungo elenco di creditori di Villa Pini.

Affare sfumato. La dichiarazione di fallimento arriva dopo un giudizio già chiuso al tribunale di Chieti quando, l’anno scorso, De Nicola è stato condannato a pagare oltre 500 mila euro fra risarcimento del danno e spese di giudizio alla curatela di Villa Pini per la vendita sfumata: una cifra mai pagata che ha portato la curatela di Villa Pini fino al tribunale fallimentare. Nel 2013, infatti, il Policlinico dell’Eccellenza Santa Maria de Criptis, con sede legale a Montesilvano, allo stesso indirizzo della casa di riposo Santa Maria Ausiliatrice (l’ex Sund), presentò l’offerta più alta all’asta per la vendita della casa di cura di Vincenzo Angelini: 31 milioni e 50 mila euro. Un’offerta senza soldi perché De Nicola, dopo aver beffato i big della sanità privata abruzzese, non si presentò alla stipula dell’atto di compravendita e non versò la cifra milionaria pattuita. Un affare fallito che, di conseguenza, spalancò la strada alla cordata di Luigi Pierangeli, Lorenzo Spatocco e Concetta Petruzzi.

Richiesta della Ivone. A chiedere il fallimento del Policlinico dell’Eccellenza Santa Maria de Criptis, società nata apposta per l’operazione Villa Pini, è stata Giuseppina Ivone, curatrice fallimentare della clinica teatina, assistita dagli avvocati Remo Di Giacomo e Carlo Fimiani, per il mancato pagamento dei 515 mila euro dovuto a causa della prima sentenza del tribunale di Chieti.

«Società insolvente». Il tribunale di Pescara ha dichiarato il fallimento perché la società di De Nicola, oltre al debito dei 515 mila euro, presenta «ulteriori manifestazioni esteriori di insolvenza», dice la sentenza: una società vuota, senza capitali.

Due motivi. Il primo motivo è che «la società non è titolare di diritti reali immobiliari»; il secondo è che «la ricorrente curatela vanta un ulteriore debito, non contestato, di 28.145 euro e il bilancio 2013 non evidenzia attività che ne possano consentire il pagamento con mezzi normali»; e poi, c’è l’attivo di bilancio da oltre un milione di euro che esiste soltanto sulla carta perché è dovuto alla cauzione presentata per partecipare all’asta di Villa Pini e risulta «immobilizzato»: per il tribunale, quindi, «emerge una irreversibile impossibilità» di far fronte alle obbligazioni. E cosi, per il tribunale, l’incapacità di De Nicola – assistito dall’avvocato di Francavilla Vincenzo Di Lorenzo – è «strutturale e non episodica».

Prossime tappe. Il curatore fallimentare è l’avvocato pescarese Stefania Di Filippo: il 12 maggio prossimo sarà il giorno dell’esame dello stato passivo davanti al giudice delegato Anna Fortieri.

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