Falsa donazione a Cuccarese, 7 denunce

Vecchi titoli numismatici spacciati per milionari da una banda capeggiata da un pescarese. Nel mirino la banca del Vaticano

PESCARA. Un vecchio nonno messicano che lascia un patrimonio in eredità al nipote e questi, di 53 anni, che decide di donarne alla Chiesa una grossa parte: 900 milioni di dollari americani in titoli bancari. Inizia così la storia inventata per imbastire la mega truffa (i titoli bancari emessi in Messico nel 1930 avevano valore solo numismatico) ai danni dello Ior, la banca del Vaticano, tramite la fondazione pescarese Ivec (In veritate et charitate) presieduta dall’ex arcivescovo pescarese Francesco Cuccarese avvicinato, tramite un suo stretto collaboratore, da un pescarese di origini argentine. L’obiettivo, dietro la donazione di titoli inutilizzabili ma corredati di attestati e certificati falsi che ne attestavano il valore, era quello di ottenere, grazie al patrimonio milionario che sarebbe stato lasciato in garanzia, rendite elevatissime. Per farne, secondo quanto invece si legge in una lettera a firma di Cuccarese indirizzata il 23 marzo del 2010 al presidente dell’Istituto opere religiose (Ior) , un ospedale pediatrico a Gerico, in Palestina. Una truffa sventata dalla Mobile di Pescara diretta da Pierfrancesco Muriana che, sotto la direzione della Procura (pm Gennaro Varone) ha avviato le indagini dopo che la seconda sezione di Guido Camerano si era imbattuta in quei titoli milionari a novembre 2011 in uno studio notarile cittadino dove erano in corso altri accertamenti.

La banda. Alla fine sette persone sono state denunciate per associazioni per delinquere finalizzata alla truffa. Un gruppo capeggiato, secondo l’accusa, proprio dal pescarese-argentino A.E.S., 43 anni, il quale, residente a Porta Nuova e già noto per reati di truffa, parlava e agiva come un professionsta dei mercati finanziari, affiancato da una commercialista barese di 60 anni C.M. e coadiuvato in giri e spostamenti per il mondo da quattro messicani e un venezuelano. Un meccanismo con cui la banda avrebbe tentato di negoziare falsi titoli milionari in Svizzera e in Messico (affari falliti grazie a un doppio sequestro della Mobile a gennaio e a febbraio 2012). Senza contare i 21 titoli americani, argentini e russi sequestrati a A.E.S. ad agosto, e i due raggiri consumati ai danni di un pescarese e di un chietino, convinti da A.E.S. a consegnargli 5mila e 2.600 euro da investire, di cui invece si è persa traccia.

Il meccanismo. In tutti i casi (esclusi questi ultimi da poche migliaia di euro), la truffa si basava su un procedimento utilizzato dall’alta finanza, i cosiddetti “programmi ad alto rendimento”, forme di investimento che consentono a chi è in possesso di patrimoni milionari di ottenere in brevissimo tempo rendite bancarie elevatissime.

In pratica gli investitori, per godere di rendite cospicue su tali patrimoni, sono chiamati a cedere o a vincolare, in favore di un istituto di credito, certificati di deposito o altri titoli attestanti le disponibilità finanziarie, a garanzia del buon esito della transazione. È per questo nella lettera del 23 marzo 2010 (sequestrata dalla Mobile insieme ad altri carteggi) Cuccarese scrive al direttore generale e al presidente dello Ior spiegando finalità e provenienza della donazione.

La lettera di Cuccarese. «I benefattori sono molto vicini al cardinale messicano (...) ci hanno fatto una donazione, con atto notarile di titoli del tesoro della federazione messicana emessi prima della seconda guerra mondiale attraverso la Fondazione della Bbva Bancomer di Città del Messico per la quale stanno collaborando alla realizzazione del loro avveniristico grattacielo di oltre 220 metri, dove nel 2013 saranno trasferite tutte le strutture, amministrative e dirigenziali, della Bbva. Il governo messicano ha emanato un decreto con il quale ha stabilito che detti titoli possono essere usati come collaterali per opere umanitarie o per fondazioni caritatevoli come la nostra, e solo in questo caso prenderebbero in esame eventuali liquidazioni».

Tutto falso. Tutto inventato dalla banda secondo gli investigatori, naturalmente all’insaputa dell’alto prelato che invece, sempre pensando al suo ospedale pediatrico, chiedeva allo Ior «l’apertura di un conto titoli» e «la possibilità di metterli a garanzia per avere un finanziamento o per ottenere un’apertura di credito in percentuale a voi gradita. Fermo restando che di tutta la cifra che ci metterete a disposizione, due terzi resteranno in investimento e a garanzia presso l’istituto per un numero di anni che voi riterrete più opportuno».

La donazione. Salvo poi scrivere, come dichiararono le parti nell’atto pubblico di donazione alla Fondazione di otto giorni dopo, (1° aprile 2010) ma per fini fiscali secondo l’accusa, che il valore dei titoli stessi era pressocchè numismatico, non superiore a 20mila euro. Ma, sostiene il capo della Mobile, «la singolarità sta nel fatto che, passato poco più di un anno, a quegli stessi venti titoli era attribuito un valore straordinariamente superiore». Prova ne sarebbe, a novembre 2011, la procura speciale che la stessa Ivec, tramite monsignor Cuccarese, conferiva con atto notarile a un campano affinché potesse negoziare e condurre trattative per conto della Fondazione in ordine ai venti titoli messicani ricevuti da A.E.S. Procura in cui si affermava, secondo la documentazione raccolta dagli investigatori, che i titoli in questione avevano un valore di oltre 45 milioni di dollari americani ciascuno, per un valore di oltre 900 milioni di dollari americani». Titoli che il 14 gennaio 2012 la Mobile trova a Roma, in possesso dello stretto collaboratore di monsignor Cuccarese insieme ad altra documentazione che, come quei titoli, si è rivelata falsa dopo le verifiche dell’Interpol e di un consulente della Procura.

Scrive Cuccarese. «La Fondazione Ivec nel 2010 ha ricevuto una proposta di donazione di titoli per la quale ha fatto effettuare numerose verifiche, tra queste ho chiesto un parere al direttore Generale dello Ior il quale mi ha messo in guardia e dissuaso dal proseguire nella ricerca di qualsiasi altra soluzione, poiché i titoli, anche se fossero risultati autentici, avevano solo un mero valore numismatico. Pertanto», spiega l’alto prelato, «nessuna richiesta è stata da me consegnata, ne’ mai spedita in Vaticano. Nel successivo atto notarile di accettazione, firmato per pura cortesia, abbiamo voluto puntualizzare il solo valore numismatico dei titoli. Per quanto riguarda l’ospedale in Palestina, trattasi di un mio sogno di circa 15 anni fa, di realizzare a Gerico un ospedale pediatrico».

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