Fondale basso, danni per sei milioni

Dal 2007 cancellate quattro regate di livello, un colpo mortale per il turismo
PESCARA. «Il Marina di Pescara è uscito dal circuito della nautica che conta per il fondale basso. Colpa del mancato dragaggio che non viene fatto dal 2007». Riccardo Di Bartolomeo, armatore nella vela d'altura, stima in sei milioni di euro il danno per Pescara: un colpo mortale per il turismo.
Le barche sono prigioniere nel porto turistico a causa del canale insabbiato: è vietato entrare e uscire per le imbarcazioni con più di un metro e mezzo di pescaggio, così avverte il Marina di Pescara ai suoi iscritti. Il porto turistico, novecento posti barca, è vittima di una paralisi che costringe le imbarcazioni a restare ormeggiate alla banchina: l'affitto di un posto barca costa 6.090 euro all'anno, più Iva e spese di acqua e corrente elettrica.
Per il presidente della Camera di commercio Daniele Becci, i lavori di dragaggio sono stati autorizzati ma non partiranno prima di un mese e, così, per almeno quaranta giorni il porto turistico resterà bloccato. «Non c'è tempo da perdere», ribatte Riccardo Di Bartolomeo, armatore nella vela d'altura, «non si può aspettare oltre. Pescara ha già pagato a caro prezzo il mancato dragaggio tanto che il porto turistico è uscito dal circuito della nautica che conta e il Club nautico ha perso prestigio». Di Bartolomeo ragiona: «Il porto turistico non è solo un posto d'élite ma una macchina da business e per capirlo basta un conto».
Per Di Bartolomeo, la decadenza di Pescara è cominciata dal 2007, anno del campionato italiano assoluto di vela d'altura, quando le barche più grandi sono state costrette a puntare verso il porto canale per il fondale basso dello scalo turistico. «Di conseguenza, le opzioni su altre manifestazioni nazionali e internazionali sono cadute», dice Di Bartolomeo, «e Pescara ha perso il campionato europeo, il mondiale, il campionato del Mediterraneo e l'italiano del 2011».
Secondo l'armatore, ognuna di queste competizioni attira in media 75 equipaggi da dieci persone che restano in città per dieci giorni: «Se ognuno spende in media 200 euro al giorno, dall'albergo al pranzo e alla cena e ai divertimenti, ogni manifestazione lascia in dote alla città un milione e mezzo di euro. A Pescara», sostiene Di Bartolomeo, «di eventi così ne sono saltati quattro e il totale fa sei milioni di euro di mancati guadagni. La Camera di commercio deve fare attenzione a questi numeri perché è così che si porta ricchezza alla città. Sfido chiunque», prosegue, «a trovare una manifestazione che muove un simile indotto. Il business che il Marina di Pescara deve intercettare è questo, le fiere e le manifestazioni sono un corollario». Per Di Bartolomeo, il fondale basso «taglia fuori anche la clientela alta degli yacht».
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