Già condannato il falso commercialista
Imprenditore rivela: per colpa sua mi ritrovo sul lastrico e l'ho mandato a processo
PESCARA. «E' Giacomo Bellini il falso commercialista pescarese che ha ingannato decine di contribuenti con i pagamenti delle tasse mai effettuati. Io sono la prima vittima». Antonio Di Sante, imprenditore di Elice, si è presentato al Centro con una sentenza in mano che ha condannato in primo grado Giacomo Bellini alla pena di sei mesi di reclusione, a una multa di 250 euro e a un risarcimento a favore dell'imprenditore di una somma pari a 357.462 euro.
Antonio Di Sante è un'altra vittima del falso commercialista pescarese, che ha ingannato decine di contribuenti per anni, offrendosi di pagare le loro tasse, probabilmente, per intascarsi i soldi. Ieri, Il Centro ha pubblicato la storia di Mariapina Scamuffo, parrucchiera di Pescara, che ha perso per 20mila euro.
Ma l'imprenditore artigiano, titolare di una fabbrica di carpenterie metalliche, ha subìto un danno ancora più grosso da questo gigantesco imbroglio che lo ha ridotto quasi sul lastrico.
Quella sentenza, resa nota ieri da Di Sante, dà un nome al falso professionista, tra l'altro, conosciuto anche nel mondo politico locale. Giacomo Bellini è stato candidato non eletto alle comunali del 2008 con i Cattolici e democratici per Pescara, la lista civica costituita da Licio Di Biase per candidarsi a sindaco. Bellini prese appena 36 voti.
SPUNTA UNA SENTENZA Risale al 2006 la sentenza di primo grado del tribunale penale di Pescara che ha condannato per appropriazione indebita (articolo 646 del Codice penale) Giacomo Bellini, 45 anni, nato e residente a Pescara. I giudici si sono pronunciati sulla base di una denuncia presentata nel 2005 da Di Sante, titolare della ditta Ferdisa'95, che ha accusato il falso consulente fiscale di averlo ingannato per sei anni, facendogli credere di aver pagato tasse e contributi per suo conto. Ma quei soldi non sono mai arrivati, o sono arrivati solo in minima parte all'Erario e agli enti previdenziali. «Il fatto, come accertato», ha scritto nelle conclusioni della sentenza il giudice Maria Cristina Salvia, «va inquadrato nella fattispecie incriminatrice dell'appropriazione indebita, di cui sussistono tutti gli elementi costitutivi, sia oggettivi che soggettivi, e per il quale va comminata la pena di sei mesi di reclusione e 250 euro di multa». Oltre al risarcimento dei danni di 357.462 euro che il falso commercialista non ha ancora versato all'interessato.
«COSI' MI HA TRUFFATO» «Ho conosciuto Bellini tramite mio cognato, che lavorava nel suo studio», ha raccontato l'imprenditore, «si è sempre presentato come commercialista. Per questo, nel 1995, ho deciso di affidargli l'incarico di curarmi la contabilità della mia ditta». Da quel momento per l'artigiano sono cominciati i guai. «Il falso professionista», ha continuato Di Sante, «era solito recarsi nella mia azienda una volta al mese, in concomitanza della scadenza del versamento Iva, portando con sé i documenti F24, che io firmavo. Lì era indicata la somma totale da pagare, comprensiva di Iva e altre imposte, contributi dei dipendenti e altre prestazioni. Versavo un assegno intestato a Bellini e lui doveva provvedere a fare i versamenti nei vari uffici».
Questo sistema è andato avanti fino al 2004, poi il castello di carte è improvvisamente crollato.
ARRIVANO LE INGIUNZIONI «Nel 2004 mi sono accorto che qualcosa non andava», ha rivelato l'imprenditore, «perché le banche, verificando il bilancio, non mi concedevano più i finanziamenti». Poi, sono cominciate ad arrivare le cartelle esattoriali e gli avvisi di pagamento. «Lo facevo presente a Bellini», ha rivelato Di Sante, «lui mi tranquillizzava dicendomi che si trattava di cartelle pazze». Ma così non era.
L'imprenditore ha quindi deciso di affidarsi ad un altro professionista, Sergio Spinelli, il quale ha fatto luce sul presunto imbroglio. In pratica il falso commercialista, in sei anni, aveva pagato solo qualche imposta, facendo diventare il suo cliente un evasore.
DEBITO GIGANTESCO «Quell'uomo mi ha rovinato la vita», si è sfogato l'imprenditore, «per pagare le tasse sono stato costretto a ridimensionare la mia attività trasferendola da Città Sant'Angelo ad Elice». Ma non è bastato.
A Di Sante restano ancora da pagare 230mila euro tra imposte erariali, tributi locali e contributi previdenziali. Una cifra enorme che condiziona quasi certamente il suo lavoro di artigiano. «Vorrei vendere casa per cercare di estinguere il debito», ha spiegato, «ma non posso farlo, perché mi hanno pignorato l'immobile».
L'artigiano sperava che Bellini ottemperasse alla sentenza, restituendo la somma di cui si sarebbe appropriato indebitamente. Secondo quanto risulta all'imprenditore, però, il falso commercialista avrebbe fatto ricorso in appello contro la sentenza. Ora, si attende l'udienza.
Antonio Di Sante è un'altra vittima del falso commercialista pescarese, che ha ingannato decine di contribuenti per anni, offrendosi di pagare le loro tasse, probabilmente, per intascarsi i soldi. Ieri, Il Centro ha pubblicato la storia di Mariapina Scamuffo, parrucchiera di Pescara, che ha perso per 20mila euro.
Ma l'imprenditore artigiano, titolare di una fabbrica di carpenterie metalliche, ha subìto un danno ancora più grosso da questo gigantesco imbroglio che lo ha ridotto quasi sul lastrico.
Quella sentenza, resa nota ieri da Di Sante, dà un nome al falso professionista, tra l'altro, conosciuto anche nel mondo politico locale. Giacomo Bellini è stato candidato non eletto alle comunali del 2008 con i Cattolici e democratici per Pescara, la lista civica costituita da Licio Di Biase per candidarsi a sindaco. Bellini prese appena 36 voti.
SPUNTA UNA SENTENZA Risale al 2006 la sentenza di primo grado del tribunale penale di Pescara che ha condannato per appropriazione indebita (articolo 646 del Codice penale) Giacomo Bellini, 45 anni, nato e residente a Pescara. I giudici si sono pronunciati sulla base di una denuncia presentata nel 2005 da Di Sante, titolare della ditta Ferdisa'95, che ha accusato il falso consulente fiscale di averlo ingannato per sei anni, facendogli credere di aver pagato tasse e contributi per suo conto. Ma quei soldi non sono mai arrivati, o sono arrivati solo in minima parte all'Erario e agli enti previdenziali. «Il fatto, come accertato», ha scritto nelle conclusioni della sentenza il giudice Maria Cristina Salvia, «va inquadrato nella fattispecie incriminatrice dell'appropriazione indebita, di cui sussistono tutti gli elementi costitutivi, sia oggettivi che soggettivi, e per il quale va comminata la pena di sei mesi di reclusione e 250 euro di multa». Oltre al risarcimento dei danni di 357.462 euro che il falso commercialista non ha ancora versato all'interessato.
«COSI' MI HA TRUFFATO» «Ho conosciuto Bellini tramite mio cognato, che lavorava nel suo studio», ha raccontato l'imprenditore, «si è sempre presentato come commercialista. Per questo, nel 1995, ho deciso di affidargli l'incarico di curarmi la contabilità della mia ditta». Da quel momento per l'artigiano sono cominciati i guai. «Il falso professionista», ha continuato Di Sante, «era solito recarsi nella mia azienda una volta al mese, in concomitanza della scadenza del versamento Iva, portando con sé i documenti F24, che io firmavo. Lì era indicata la somma totale da pagare, comprensiva di Iva e altre imposte, contributi dei dipendenti e altre prestazioni. Versavo un assegno intestato a Bellini e lui doveva provvedere a fare i versamenti nei vari uffici».
Questo sistema è andato avanti fino al 2004, poi il castello di carte è improvvisamente crollato.
ARRIVANO LE INGIUNZIONI «Nel 2004 mi sono accorto che qualcosa non andava», ha rivelato l'imprenditore, «perché le banche, verificando il bilancio, non mi concedevano più i finanziamenti». Poi, sono cominciate ad arrivare le cartelle esattoriali e gli avvisi di pagamento. «Lo facevo presente a Bellini», ha rivelato Di Sante, «lui mi tranquillizzava dicendomi che si trattava di cartelle pazze». Ma così non era.
L'imprenditore ha quindi deciso di affidarsi ad un altro professionista, Sergio Spinelli, il quale ha fatto luce sul presunto imbroglio. In pratica il falso commercialista, in sei anni, aveva pagato solo qualche imposta, facendo diventare il suo cliente un evasore.
DEBITO GIGANTESCO «Quell'uomo mi ha rovinato la vita», si è sfogato l'imprenditore, «per pagare le tasse sono stato costretto a ridimensionare la mia attività trasferendola da Città Sant'Angelo ad Elice». Ma non è bastato.
A Di Sante restano ancora da pagare 230mila euro tra imposte erariali, tributi locali e contributi previdenziali. Una cifra enorme che condiziona quasi certamente il suo lavoro di artigiano. «Vorrei vendere casa per cercare di estinguere il debito», ha spiegato, «ma non posso farlo, perché mi hanno pignorato l'immobile».
L'artigiano sperava che Bellini ottemperasse alla sentenza, restituendo la somma di cui si sarebbe appropriato indebitamente. Secondo quanto risulta all'imprenditore, però, il falso commercialista avrebbe fatto ricorso in appello contro la sentenza. Ora, si attende l'udienza.
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