Gioco d’azzardo, boom di malati in cura

Dall’inizio dell’anno già sessanta le persone assistite dal Sert, c’è solo una donna. Dai 35 ai 50 anni la fascia d’età più colpita

PESCARA. Dall’inizio dell’anno sono già sessanta le persone in cura al Sert di Pescara per la sindrome da gioco d’azzardo patologico. Cinquantanove uomini e solo una donna. Il fenomeno è in continua crescita a livello nazionale e la nostra città non si discosta da questo andamento. L’afflusso al Sert è in ascesa. A favorire e ad aumentare il numero di soggetti che si rifugia nel gioco, sperando di poter risolvere con un colpo solo tutti i problemi, è stata la crisi economica che ha generato nuove sacche di disoccupati e di povertà. Il servizio nel Sert della Asl di Pescara, di cui è direttore Pietro D’Egidio, è stato istituito proprio a inizio 2012 vista la crescita esponenziale del fenomeno, che coinvolge un numero sempre crescente di persone. A occuparsi specificatamente del gioco d’azzardo è il dirigente medico, nonché psicologo - psicoterapeuta Moreno Di Pietrantonio, coadiuvato in questa attività dalla psicologa Fabiola Quintiliani Di Ghionno, una borsista assunta grazie al contributo del Soroptimist Club. La quasi totalità di uomini nei casi trattati è dovuta, come spiega Di Pietrantonio, «a una maggiore difficoltà delle donne a esporsi».

La maggior parte di richieste d’aiuto non arrivano direttamente dai soggetti coinvolti, ma dalle famiglie stesse. Di Pietrantonio spiega anche le ragioni che portano a rivolgersi al Sert: «Quando si arriva qui è perché si è toccato il fondo, quasi sempre siamo in presenza di una situazione debitoria davvero incredibile. Inoltre spesso è già in atto una disgregazione familiare dovuta al disastro economico che si è generato. La cosa più difficile è prendere coscienza della dipendenza: il giocatore è sempre convinto di essere lui a comandare il gioco, ma in realtà è il gioco che comanda. Poi prende corpo la vera e propria compulsione, anche se il giocatore continua a dire sempre che può smettere in qualsiasi momento».

In ordine di importanza i giochi più utilizzati da chi è affetto da dipendenza sono: macchinette (videopoker e videolotterie), lotterie istantanee (gratta e vinci), scommesse sportive e siti di poker on line.

In Abruzzo si gioca più che nel resto d’Italia: la nostra regione è infatti al terzo posto per gioco d’azzardo patologico con 1.632 euro spesi a testa, contro una media nazionale di 1.260 euro pro-capite.

Quasi sempre si tratta di situazioni nelle quali avviene una perdita totale di controllo, con storie di abbandono e solitudine per i soggetti coinvolti. Non a caso l’8 per cento delle separazioni sono provocate dal gioco. Ogni paziente costa alla società circa 38 mila euro all’anno e quelli censiti in Italia sono un milione e mezzo. Il giro d’affari quest’anno finora è stato di 76,1 miliardi, di cui 17 sono finiti nelle casse dello Stato.

«La proposta da fare», afferma Di Pietrantonio, «è quella di destinare l’1 per cento delle entrate all’Erario per le cura e la prevenzione del gioco d’azzardo patologico. Dato che si tratta di una malattia ingravescente, ovvero più si gioca e più si aggrava. Per questo, come successo per i pacchetti delle sigarette, si dovrebbe scrivere che il gioco fa male».

Il gioco d’azzardo non è nemmeno inserito tra i Lea, i livelli essenziali di assistenza, ma solo nel manuale diagnostico. La patologia vera e propria viene definita disturbo del controllo degli impulsi, ma non è riconosciuta dallo Stato come dipendenza.

«Il giocatore dipendente», sottolinea Di Pietrantonio, «è afflitto da una forma ossessiva per rifarsi dalle perdite, la sua attenzione è completamente monopolizzata dal gioco e soffre del delirio di onnipotenza. È possibile curarsi e noi cerchiamo di farlo. La difficoltà vera è farsi aiutare».

La Asl di Pescara si sta organizzando per cercare di strutturare sempre meglio questo servizio, visto l’aumento delle richieste e dei casi trattati.

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