Giro di usura e ricatti a Pescara, tre arresti

Artigiano pescarese vittima di un tasso d'interesse schizzato al 400 per cento a fronte di un prestito di duemila euro, uno degli usurai arrestati gli aveva preso anche la macchina
PESCARA. E' di tre persone arrestate il bilancio di una operazione contro l'usura condotta dai carabinieri del comando provinciale di Pescara. Tre molisani sono accusati di concorso in usura continuata. Le tre ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Guido Campli, su richiesta del procuratore aggiunto Cristina Tedeschini. Gli arrestati sono Nicolino Di Rosa, 43 anni, di Termoli , Antonio De Vivo (69) e il figlio Michele (38) di Montenero di Bisaccia. Ora sono rinchiusi nella casa circondariale di Larino.
Secondo le risultanze acquisite dai carabinieri, diretti dal tenente Salvatore Invidia, i tre avrebbero preteso da un artigiano pescarese di 57 anni, interessi del 400% (e quindi 15 mila euro), a fronte di un prestito iniziale di 2 mila euro. La vittima, nell'impossibilità di pagare e cedere così al ricatto, si è così rivolto ai carabinieri che nei mesi scorsi hanno fatto partire le indagini che hanno portato a sgominare la banda di usurai.
Decisiva si è rivelata la perquisizione in casa di Nicolino Di Rosa dove i carabinieri hanno acquisito numerose prove documentali, oltre a una Fiat Stilo, pretesa dal Di Rosa, a garanzia del prestito iniziale concesso all'artigiano. L'esame della documentazione sequestrata ha poi consentito di accertare la responsabilità di Antonio e Michele De Vivo (entrambi commercianti) che avevano iniziato a spalleggiare nell'attività estorsiva Nicolino Di Rosa. Secondo gli inquirenti i tre sarebbero responsabili di altre attività malavitose ai danni di commercianti molisani e pugliesi. Le indagini per questo non sono ancora concluse, anche perchè gli investigatori stanno cercando di risalire al reale volume di affari gestito dal terzetto.