Hotel Rigopiano, quella «zona grigia» che assicurò i posti di lavoro

Sotto accusa finirono gli abusi edilizi per una recinzione all'albergo crollato. I politici piazzarono parenti e amici, ecco confessioni e intercettazioni

PESCARA. Una «zona grigia, moralmente sgradevole ma penalmente irrilevante». Una «zona grigia» per dire che in Italia i politici fanno sempre così: «Ritengono di utilizzare la loro posizione di primazia per assicurare vantaggi a familiari e amici». Una «zona grigia» che si ritrova anche nella Farindola del 2008, all’epoca della ristrutturazione dell’Hotel Rigopiano con la costruzione del centro benessere e la realizzazione di altri due edifici in legno accanto al corpo storico del vecchio rifugio di montagna. Quei lavori scivolarono in un’inchiesta della procura di Pescara per corruzione e, al termine del processo, il 29 novembre scorso, i 5 imputati sono stati assolti. Non ci sono reati, hanno deciso i giudici Rossana Villani, Francesco Marino e Teresa De Lutiis, ma un sottobosco di raccomandazioni, favori e clientele sì tanto da lasciare «un naturale senso di sconforto». Un procedimento, però, già morto e che non ha niente a che fare con l’inchiesta odierna sulla tragedia.

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Restano le richieste di posti di lavoro, definite anche pressanti, continue e lamentose, per sistemare i propri protetti. Tanto che, quando una richiesta non fu accolta dal titolare del Rigopiano, Roberto Del Rosso, una delle 29 vittime della tragedia della valanga, un consigliere comunale protestò con Antonello De Vico, l’ex sindaco e all’epoca consigliere di Farindola. De Vico, principale imputato poi assolto, gli disse: «Hai posto un’istanza giusta, non arriva e stai incazzato». Una raccomandazione rimasta in sospeso, quasi uno sgarro alla politica che decide, tanto che, in un’altra intercettazione con De Vico, lo stesso consigliere tra «l’amarezza e lo sdegno» annunciò l’intenzione di dimettersi. E De Vico, in un’altra intercettazione, commentò: «Io non ho nessun contratto con i Del Rosso». Intercettazioni e anche ammissioni. Perché in un interrogatorio con i carabineri, lo stesso De Vico, assistito dall’avvocato Leo Brocchi, disse: «Per le assunzioni preferenziali dei protetti, confermo effettivamente il mio interessamento presso i Del Rosso per due persone. Ho perorato la loro causa in relazione alle loro attitudini professionali e precedenti esperienze. L’assunzione di uno dei due è stata perorata anche dall’allora sindaco al quale ho chiesto di ricordare ai Del Rosso la questione». E poi De Vico sottolineò: «Presso i Del Rosso sono state assunte oltre trenta persone di ogni colore politico. Io, anzi, tengo a precisare che durante un colloquio telefonico con un ex assessore, l’unico a interpellarmi per quanto atteneva la possibilità lavorativa dei propri familiari, gli ho fatto un esplicito richiamo all’inopportunità dell’assunzione della figlia avendo già occupato la convivente». E invece all’ex assessore riuscì il «colpo doppio», come lo chiama la sentenza. E per i giudici non è una grande sorpresa perché, dice la sentenza, i politici italiani in genere pensano che «il potere loro affidato comporti di per sé tali privilegi come se si trattasse di una sorta di effetto collaterale (quando non, addirittura, lo scopo precipuo del loro impegno politico)». E, nelle motivazioni, i giudici vanno oltre: «Io amministratore pubblico ti autorizzo a compiere una determinata attività economica che hai comunque diritto di svolgere, ricorrendone tutti i presupposti di legge. Tu imprenditore, visto che devi assumere qualche dipendente per svolgere tale attività, tanto vale che recluti quelli che ti segnalo io amministratore. Non hai alcun obbligo, ma facendolo ti guadagni la mia gratitudine. Ora, è proprio questo che si è verificato nel caso di specie». E lo raccontano intercettazioni e confessioni.

Ma non c’è corruzione, dice la sentenza, perché i Del Rosso occuparono legittimamente un’area demaniale con una recinzione – è proprio la recinzione l’oggetto del presunto abuso edilizio e non i lavori di ristrutturazione e ampliamento. Restano solo le «abituali» pressioni per i posti di lavoro. «Ma in nessuna delle varie telefonate oggetto di censura si è mai discusso di una relazione causale tra assunzioni di soggetti segnalati e utilizzo del potere pubblico. Le segnalazioni furono davvero fatte e ne seguirono anche delle effettive assunzioni da parte della Del Rosso srl». Una storia di raccomandazioni di paese per un albergo isolato e quasi obbligato, in realtà, a scegliere i dipendenti proprio tra i residenti nei centri vicini. ©RIPRODUZIONE RISERVATA