I costruttori denunciano: «Sciacalli sul Superbonus» 

D’Intino, presidente Ance: in regione è partita la speculazione sui crediti bloccati Decine di telefonate alle imprese in difficoltà per costringerle a vendere a -40%

L'AQUILA . Si fa largo un nuovo fenomeno: gli sciacalli del Superbonus. Quelli che il presidente dell'Ance Abruzzo, Antonio D'Intino, definisce «pseudo faccendieri», che si nascondono dietro grandi società e finanziarie disponibili ad acquistare i crediti fiscali delle ditte edili in difficoltà, ma ad un prezzo inferiore del 30% rispetto al valore. Un disastro, soprattutto per le micro e piccole imprese del settore, strozzate dalla difficoltà di incassare le somme dovute e la necessità di portare avanti i cantieri.
«Gli avvoltoi si muovono benissimo e le imprese rischiano il tracollo, l'allarme lanciato da D'Intino.
FENOMENO PREOCCUPANTE.
«Le imprese in agonia, con cassetti fiscali pieni e senza liquidità, sono bersaglio facile di colletti bianchi che si sentono nel pieno diritto di speculare sul mercato per il massimo profitto, in assenza di qualsivoglia vincolo», afferma il presidente Ance Abruzzo, «una speculazione su cui Governo e Parlamento tacciono schermandosi dietro un falso liberismo, mentre qualsiasi genere di libertà è chiaramente impossibile se non è garantita dallo Stato».
Il messaggio dell'Associazione costruttori è forte e chiaro. «Le imprese sono sole, facile preda di soggetti che si propongono per l’acquisto dei crediti con uno sconto pari al 30%, o addirittura al 40% del valore nominale. Con l’aggravante di dover svendere singole annualità a maturazione, con il concreto rischio di non poter smaltire l’intero ammontare, di non poter portare avanti i lavori e di un aumento esponenziale dei contenziosi. Quasi tutti i giorni arrivano in Ance telefonate di grandi gruppi e società finanziarie pronta ad acquistare i crediti del Superbonus, a prezzi stracciati».
IMPRESE STROZZATE.
Ma c'è di più. Secondo quanto rileva D'Intino «gli sciacalli del Superbonus sono disponibili a comprare la sola annualità in scadenza dei crediti, non tutte e quattro le rate. In pratica», dice, «acquistano oggi, al 30-40% di sconto, portando in detrazione il mese successivo la quota intera e ricomprano le rate, di mese in mese. A conti fatti, significa che riescono a guadagnare somme esorbitanti sulla pelle delle imprese costrette a cedere i crediti al 30%, subendo una perdita secca dei ricavi del 20%. E non solo. L'impresa deve continuare ad autofinanziarsi per i tre anni rimanenti di crediti fiscali da incassare. A questo si aggiunge il rischio di una guerra tra poveri, con la nascita di migliaia di contenziosi tra condomini, che si sono visti cambiare in corso d'opera la legge del Superbonus, da gratuito a oneroso, e le ditte che, non riuscendo ad incassare, richiederanno ai clienti il pagamento dei lavori effettuati».
EDILIZIA IN GINOCCHIO.
«Sono trascorsi 3 mesi dal famigerato decreto Legge del 2023 che, nel maldestro tentativo di risolvere il problema dei crediti incagliati, ha finito per colpire direttamente il settore dell’edilizia dopo che lo stesso, con il Superbonus, ha contribuito in maniera determinante alla crescita del Pil, nel 2021 e nel 2022 si è confermato il principale motore di crescita dell’economia italiana», incalza D'Intino, «circa un terzo della crescita del Pil, nei periodi considerati, è attribuibile all’edilizia: 32,9% nel 2021 e 30,08% nel 2022. Nonostante questi risultati, il Governo ha deciso di smontare un impianto che, seppur perfettibile, ha funzionato, e lo ha fatto senza mettere in campo soluzioni alternative, senza condividere le legittime aspettative, con la conseguenza di mettere sul lastrico imprese, progettisti e famiglie che tanto hanno investito, fidandosi dello Stato».
QUI ABRUZZO.
La piccole e media imprese sono quelle più in difficoltà, in quanto meno strutturate e più deboli economicamente.
«Le aziende che hanno un buon rating, il parametro di valutazione della solvibilità di titoli e imprese, riusciranno, forse, a uscirne fuori», afferma D'Intino, «ma la maggior parte delle ditte che non può incassare i crediti incagliati nei cassetti fiscali deve far fronte a prestiti bancari, laddove concessi ma non è scontato, passati dal 2% al 6%. Il settore edile non merita questo trattamento: con il Superbonus ha portato un concreto aiuto all’economia ed all’occupazione, oltre gli effetti in termini di riqualificazione e di messa in sicurezza del patrimonio immobiliare».
In Abruzzo, al 30 aprile 2023, i cantieri erano più di 11mila, per un totale di investimenti ammessi a detrazione che superano i 2 miliardi e una percentuale di lavori realizzati pari al 76%. Molte opere, tuttavia, rischiano di rimanere a metà. «Il silenzio è sempre più assordante mentre serve un segnale dal Governo, occorre un'interlocuzione per chiarire lo scenario e le prospettive, per mettere le aziende in condizione di programmare il lavoro», conclude D'Intino, «senza una via d’uscita, si fanno saltare migliaia di imprese. Alle attuali condizioni, se non ci saranno apertura da parte del Governo, si prevedono milioni di contenziosi tra le parti, entrambe tartassate: i condomini che hanno fatto affidamento sull’entità dell’agevolazione prospettata dalla legge e le imprese che non sono più remunerate per l’altissimo costo di cessione, laddove riescono a svendere il credito».
©RIPRODUZIONE RISERVATA