I parroci aprono ai profughi ma sono in pochi a ospitarli

«Mancano gli alloggi disponibili». C’è chi si organizza per dare cibo e vestiti

PESCARA. «Il sacerdote bruci le ambizioni e viva in povertà e semplicità». Sono le parole pronunciate da Papa Francesco lunedì scorso, aprendo la 69esima assemblea generale della Cei. È l’ennesimo appello ai religiosi che viene lanciato da lui nell’ultimo anno. Nel settembre scorso, Papa Bergoglio aveva esortato le parrocchie ad accogliere almeno una famiglia di profughi. Il Centro, a distanza di otto mesi, è andato a verificare quante e quali parrocchie hanno risposto a questo appello.

E la risposta c’è stata a Pescara, anche se non in maniera massiccia. Molte parrocchie, pur volendo ospitare dei migranti, non sono state in grado di farlo per mancanza di spazi disponibili. Fatto sta che su 21 chiese interpellate, 5 hanno rivelato di aver offerto ospitalità. Tra le parrocchie che hanno risposto positivamente all’appello del Papa c’è San Pietro Martire. «Da due anni», dice don Massimiliano De Luca (don Max), noto per le sue battaglie per la legalità in un quartiere difficile come Fontanelle, «ospitiamo marito, moglie e due figli piccoli di nazionalità nigeriana. Per questo, abbiamo dovuto prendere in affitto un appartamento di 30 metri quadrati». Lo stesso ha fatto la parrocchia di San Giovanni e San Benedetto. «Stiamo ospitando una famiglia senegalese dal dicembre scorso», afferma il parroco don Massimo Di Lullo, «siamo fortunati, perché quando la chiesa è stata costruita sono stati realizzati tre appartamenti monolocali proprio per ospitare le famiglie in difficoltà». Non è in grado di ospitare nessuno, invece, la parrocchia Beata Vergine Maria Regina della pace, in via Raffaello. «Per accogliere profughi ci vogliono strutture e personale che non abbiamo», fa presente il parroco don Antonio D’Antonio, «però, ci siamo attivati in maniera diversa. Abbiamo proposto ai nostri parrocchiani di aiutare i migranti, in cambio offriremo un contributo». Problemi sono stati segnalati anche alla parrocchia di San Donato. «Non abbiamo la possibilità di ospitare nessuno», osserva don Antonio De Grandis. Stessa risposta è giunta dalla parrocchia del Cristo Re, in via del Santuario(«Non abbiamo ospiti», rileva padre Cesare Campagnoli) e da quelle di Sant’Andrea («Vorremmo accogliere, ma non possiamo», avverte padre Aldo D’ottavio) e di San Luigi.

Un «ni» è arrivato dalla parrocchia di Santa Caterina da Siena. «Non abbiamo migranti», dice un volontario, «ospitiamo però tre persone bisognose». «Stiamo aspettando disposizioni dalla Caritas», è stata invece la risposta giunta dalla parrocchia Santi Angeli custodi. Niente da fare nemmeno a San Giuseppe. «Le strutture non ci sono», spiega don Achille Villanucci. «Assistiamo persone provenienti dal Senegal, Nigeria e Camerum, ma niente alloggi», aggiunge padre Rocco Ruccolo della Stella Maris. «Accogliere non è così semplice», rivela don Valentino Iezzi, di San Gabriele dell’Addolorata. «Invece, noi ospitiamo tre religiosi provenienti da Burkina Faso», sottolinea don Emilio Lonzi parroco dell’Immacolata Concenzione. «Non abbiamo profughi», conclude don Michele Mosca di San Marco Evangelista, «perché tutto viene filtrato attraverso la Caritas».

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