I play off dei consiglieri comunali: l’editoriale del direttore

28 Giugno 2025

Le 27 sezioni, sul piano delle preferenze, trasformeranno le elezioni parziali in una guerra totale di tutti contro tutti per le preferenze

PESCARA. E alla fine arrivarono i play off dei consiglieri comunali. Tra i tanti effetti collaterali di questa inchiesta sui voti taroccati alle elezioni municipali e come conseguenza di questa clamorosa sentenza del Tar, ce ne sarà uno, potentissimo e drammatico, sugli eletti (quasi tutti) delle scorse delle elezioni: saranno infatti costretti – per un motivo che vi spiegherò a breve – a ripetere la loro campagna elettorale. Infatti, dato che in mille voti di distanza tra un candidato e l’altro c’è il 90 per cento degli attuali consiglieri, e dato che ci sono potenzialmente in palio circa quattromila voti per le due coalizioni principali e circa 1.700 voti per la coalizione della lista Pettinari, nessuno può permettersi di restare con le mani in mano. Ecco il perché. Provate infatti a immaginare questo scenario: un candidato consigliere che iniziasse da subito una campagna elettorale tappezzando la città e i giornali di manifesti e di inserzioni potrebbe riuscire a raccogliere, anche nelle sole ventisette sezioni in cui si rivota, le preferenze che gli consentono di scalare la classifica e diventare primo.

Adesso immaginate che in una lista forte di una coalizione – ad esempio quella del Pd o di Fratelli d’Italia – tre o quattro candidati non eletti nelle municipali decidano tutti di dedicarsi a questo obiettivo approfittando del primo turno parziale: potenzialmente nulla impedisce loro di scavalcare i primi eletti delle rispettive liste e di soffiargli il posto. Ed ecco il paradosso finale: tutti i candidati (sia gli eletti che i non eletti) per via di questa sorta di reazione a catena non potranno fare a meno di mobilitarsi: i primi nella speranza di sovvertire il risultato, i secondi nella speranza di confermarlo. Ecco spiegato come le 27 sezioni, sul piano delle preferenze, trasformeranno le elezioni parziali in una guerra totale di tutti contro tutti per le preferenze. Ma adesso proviamo ad applicare gli effetti del nuovo voto ai quattro contendenti per la poltrona di sindaco. In linea teorica (anche se meno probabile) anche Pettinari potrebbe raddoppiare i suoi voti e arrivare primo in quelle sezioni.

E se questo ragionamento vale per lui, non c’è dubbio che un risultato a sorpresa teoricamente è possibile sia per Costantini che per Masci. I due – nelle 27 sezioni in cui si rivota – erano separati da poco più di mille voti: 3.400 il candidato del campo largo e 4.800 voti il sindaco congelato dalla sentenza del Tar. Anche lui, per vincere, è costretto a recuperare i suoi elettori di un anno fa. E qui c’è l’ultima difficoltà: perché è vero che la base elettorale teoricamente è la stessa (saranno esclusi dalle liste coloro che al momento del primo voto non avevano ancora 18 anni, anche se nel frattempo li hanno compiuti). Ma in ogni caso nulla sarà più come prima perché è impossibile che rivotino esattamente gli stessi cittadini: la base elettorale cambia. Così come era cambiata alle regionali, dove nel voto su Luciano D’Amico il centrosinistra in vita era primo. Ecco perché in queste suppletive tutti hanno una “seconda chance” e nulla può obbligare gli elettori a votare nello stesso voto. Storicamente il ballottaggio e le suppletive hanno sempre favorito il centrosinistra, perché votano meno persone, e le attuali opposizioni hanno una base elettorale più propense alla mobilitazione.

Tuttavia, per conquistare il ballottaggio Costantini deve superare Masci, e colmare (solo in questi 27 seggi) il vantaggio di oltre 400 voti che il riconteggio attribuisce al sindaco. Se questo dovesse accadere, Masci decadrebbe immediatamente dal ruolo di primo cittadino e sarebbe costretto al ballottaggio. Se invece Costantini arrivasse primo, ma con un margine inferiore ai 400 voti, Masci sarebbe confermato comunque. Questo determina, nei 27 collegi, un ballottaggio inedito: una sorta di collegio uninominale con un “cap” e con un quorum di fatto. È giusto? È sbagliato?

Ecco il criterio illustrato dai giudici del Tar. Cercando un giudizio il più possibile conservativo, il Tar ha composto su quella tormentata cartina geografica un effetto roulette russa. Di certo non sarà il voto più equo. Senza dubbio sarà il più spettacolare. E vi dico l’ultima: fossi uno dei consiglieri eletti e se dovessi perdere il posto nel ri-voto, farei subito causa contro il Tar. Ovviamente al Tar.

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