«I vertici dell’Aca si dimettano»

Gli amministratori di centrodestra tornano alla carica: nomina del cda illegittima

PESCARA. Gli amministratori del centrodestra tornano alla carica contro il cda dell’Aca, eletto da alcune settimane. Chiedono al consiglio di amministrazione dell'Azienda comprensoriale acquedottistica di dimettersi «così da consentire la nomina di un amministratore unico ed evitare problemi come quello che rischia, dal primo gennaio 2017, la città di Pescara, ossia il blocco del depuratore». È la posizione espressa ieri dai sindaci di Chieti Umberto Di Primio, di Pianella Sandro Marinelli e dal capogruppo di Forza Italia al Comune di Pescara Marcello Antonelli. «I controlli dell'Ato sulla nomina del cda di Aca hanno dimostrato e continuano tuttora a dimostrare un operato inefficace e miope», ha detto Di Primio, «considerato che la legge Madia non lascia dubbi circa la possibilità di procedere alla nomina di un cda in una società a totale partecipazione pubblica prevedendo, invece, che essa sia governata da un amministratore unico».

L'Ato, che solo ora si accorge dell'entrata in vigore della legge Madia, incapace di assumere le decisioni che pur le competono, essendo l'organo di controllo analogo su Aca», ha proseguito il sindaco, «continua a perdere tempo chiedendo, in merito, un improbabile parere al ministero della Funzione pubblica. Il risultato dell'arroganza e della bramosia di poltrone del centrosinistra e della colpevole incapacità dell'Ato è che i cittadini si troveranno a fare i conti con inefficienze e immobilismo sotto il profilo della programmazione dei lavori e dell’organizzazione del personale dell’azienda. L'arroganza del centrosinistra sulla nomina del Cda di Aca sta provocando inefficienze per i cittadini e il rischio paralisi della stessa società acquedottistica».

«Oggi, dopo aver chiuso gli occhi dinanzi alla nomina del cda», ha osservato Antonelli, «anche l’Ato si è accorto di quella legge e ha invitato quello stesso cda a limitare la propria azione all’ordinaria attività amministrativa, in attesa del parere del ministero. Ciò significa la paralisi della programmazione degli interventi».

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