Idraulico costretto a chiudere l'attività

Di Montesilvano la settima vittima di Bellini: mi ha rovinato. La rabbia dei due baristi
PESCARA. «Devi pensare che sono il tuo prete, mi devi raccontare tutto, sennò non ti posso aiutare. Così mi disse Bellini la prima volta che l'ho incontrato». L'idraulico di Montesilvano, 39 anni, anonimo per sua scelta, è la settima vittima, uscita finora allo scoperto, del falso commercialista pescarese di 45 anni. «Per colpa sua», racconta, «devo pagare 14mila euro di tasse di cui non sapevo nulla. Per colpa sua proprio oggi ho dovuto chiudere la mia attività».
È distrutto il giovane che si appresta a presentare denuncia alla Finanza, dopo che ieri è andato a raccontare la sua storia allo sportello dell'ufficio Tributi del Comune. Lo sportello contattato sempre ieri, e per lo stesso motivo, anche da un'associazione di volontariato.
COSTRETTO A CHIUDERE L'uomo, padre di un bambino di due anni, accetta di raccontare la sua storia anche al Centro, mentre si appella a chiunque sia in grado di offrirgli un lavoro: «Bellini mi ha rovinato: ho dovuto chiudere perchè con questo ulteriore debito di 14mila euro non ce la faccio a reggere, visto che sto ancora pagando i due prestiti avviati per aprire l'attività. Per saldare tutto ho bisogno di un'entrata fissa, anche minima, altrimenti non ce la faccio. Tutto quello che avevo», spiega con gli occhi lucidi, «l'ho investito a marzo del 2008 nella ditta di idraulica che ho aperto a Montesilvano per l'installazione e l'assistenza tecnica a impianti di condizionamento e riscaldamento. Avevo bisogno di qualcuno che mi seguisse la fatturazione e la contabilità e tramite amici ho contattato il commercialista, così si presentò, Giacomo Bellini». Gli amici sono i due fratelli pescaresi, titolari di un bar, che nei giorni scorsi hanno denunciato alla Finanza la presunta truffa per cui Bellini gli avrebbe provocato un buco da 40mila euro. Gli stessi che, dopo aver letto le prime notizie sul Centro, hanno avvisato anche il 39enne. «Era lunedì», riprende il giovane di Montesilvano, «a quel punto sono andato subito a controllare all'Inps e ho scoperto che non ero in regola. All'Inail, poi, è risultato addirittura che non ero stato mai iscritto: con il lavoro che faccio mi ha lasciato senza assicurazione per più di due anni».
CAMBIO DI RESIDENZA «E pensare», va avanti il giovane, «che Bellini era sempre rassicurante. Ma adesso ho capito la fregatura: in questi quasi tre anni io ho cambiato tre residenze e lui mi ha sempre fatto credere di aver formalizzato questi cambi. Invece no, anche se per quei cambi io ho pagato. Questo spiega perché gli avvisi di pagamento arrivavano e io non ne ho mai saputo nulla. Ogni tanto mi chiedeva se mi era arrivato qualcosa, io dicevo di no e allora mi rassicurava dicendomi che il conteggio me lo faceva lui, così potevo pagare prima evitando le more. Disponibilissimo, mi consentiva di pagare quando potevo. L'ultima volta il 9 dicembre, gli ho portato 150 euro. Soldi che con questa crisi, quando il lavoro c'era, guadagnavo a malapena in una giornata, ma che per essere in regola ho sempre dato anche a discapito di mio figlio. E invece li intascava lui». «Ecco perché adesso tremo di rabbia. Ecco perché istintivamente», conclude l'idraulico, «scoperta questa storia ho dormito due giorni in macchina davanti alla sua lussuosissima casa per vederlo uscire. Ma non si è visto».
LA RABBIA DEI BARISTI «A noi invece», racconta uno dei due titolari del bar che hanno presentato denuncia alla Finanza, «i solleciti di pagamento arrivavano, ma non era specificato per cosa. Così chiamavamo lui, che ci rassicurava dicendo che erano cartelle pazze e che avrebbe risolto lui la cosa. Non ti preoccupare, ripeteva, ci penso io. Per dieci anni abbiamo pagato Ici, Tarsu, Inps, Inail e Iva, affidando a lui il denaro, che evidentemente non ha mai versato. Ecco "non ti preoccupare": 40mila euro che dobbiamo pagare di nuovo, mentre con gli interessi siamo arrivati a 60mila euro. E la colpa di chi è? Non è solo di Bellini», conclude amaro il giovane barista, «ma anche di chi gli ha permesso di continuare a fare quello per cui già era finito nei guai. Lo schifo è che lui non risulta proprietario e se la caverà con un nulla di fatto, mentre a noi ci chiedono di pagare quello che abbiamo già pagato».
È distrutto il giovane che si appresta a presentare denuncia alla Finanza, dopo che ieri è andato a raccontare la sua storia allo sportello dell'ufficio Tributi del Comune. Lo sportello contattato sempre ieri, e per lo stesso motivo, anche da un'associazione di volontariato.
COSTRETTO A CHIUDERE L'uomo, padre di un bambino di due anni, accetta di raccontare la sua storia anche al Centro, mentre si appella a chiunque sia in grado di offrirgli un lavoro: «Bellini mi ha rovinato: ho dovuto chiudere perchè con questo ulteriore debito di 14mila euro non ce la faccio a reggere, visto che sto ancora pagando i due prestiti avviati per aprire l'attività. Per saldare tutto ho bisogno di un'entrata fissa, anche minima, altrimenti non ce la faccio. Tutto quello che avevo», spiega con gli occhi lucidi, «l'ho investito a marzo del 2008 nella ditta di idraulica che ho aperto a Montesilvano per l'installazione e l'assistenza tecnica a impianti di condizionamento e riscaldamento. Avevo bisogno di qualcuno che mi seguisse la fatturazione e la contabilità e tramite amici ho contattato il commercialista, così si presentò, Giacomo Bellini». Gli amici sono i due fratelli pescaresi, titolari di un bar, che nei giorni scorsi hanno denunciato alla Finanza la presunta truffa per cui Bellini gli avrebbe provocato un buco da 40mila euro. Gli stessi che, dopo aver letto le prime notizie sul Centro, hanno avvisato anche il 39enne. «Era lunedì», riprende il giovane di Montesilvano, «a quel punto sono andato subito a controllare all'Inps e ho scoperto che non ero in regola. All'Inail, poi, è risultato addirittura che non ero stato mai iscritto: con il lavoro che faccio mi ha lasciato senza assicurazione per più di due anni».
CAMBIO DI RESIDENZA «E pensare», va avanti il giovane, «che Bellini era sempre rassicurante. Ma adesso ho capito la fregatura: in questi quasi tre anni io ho cambiato tre residenze e lui mi ha sempre fatto credere di aver formalizzato questi cambi. Invece no, anche se per quei cambi io ho pagato. Questo spiega perché gli avvisi di pagamento arrivavano e io non ne ho mai saputo nulla. Ogni tanto mi chiedeva se mi era arrivato qualcosa, io dicevo di no e allora mi rassicurava dicendomi che il conteggio me lo faceva lui, così potevo pagare prima evitando le more. Disponibilissimo, mi consentiva di pagare quando potevo. L'ultima volta il 9 dicembre, gli ho portato 150 euro. Soldi che con questa crisi, quando il lavoro c'era, guadagnavo a malapena in una giornata, ma che per essere in regola ho sempre dato anche a discapito di mio figlio. E invece li intascava lui». «Ecco perché adesso tremo di rabbia. Ecco perché istintivamente», conclude l'idraulico, «scoperta questa storia ho dormito due giorni in macchina davanti alla sua lussuosissima casa per vederlo uscire. Ma non si è visto».
LA RABBIA DEI BARISTI «A noi invece», racconta uno dei due titolari del bar che hanno presentato denuncia alla Finanza, «i solleciti di pagamento arrivavano, ma non era specificato per cosa. Così chiamavamo lui, che ci rassicurava dicendo che erano cartelle pazze e che avrebbe risolto lui la cosa. Non ti preoccupare, ripeteva, ci penso io. Per dieci anni abbiamo pagato Ici, Tarsu, Inps, Inail e Iva, affidando a lui il denaro, che evidentemente non ha mai versato. Ecco "non ti preoccupare": 40mila euro che dobbiamo pagare di nuovo, mentre con gli interessi siamo arrivati a 60mila euro. E la colpa di chi è? Non è solo di Bellini», conclude amaro il giovane barista, «ma anche di chi gli ha permesso di continuare a fare quello per cui già era finito nei guai. Lo schifo è che lui non risulta proprietario e se la caverà con un nulla di fatto, mentre a noi ci chiedono di pagare quello che abbiamo già pagato».
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