Il calice di Toyo Ito va via La gente esulta: «Era ora»

17 Settembre 2013

Iniziati i lavori in piazza Salotto per rimuovere il bicchiere dell’artista giapponese Soddisfatti i cittadini davanti al cantiere, ma c’è anche chi rimpiange l’opera

PESCARA. Quando i tecnici della Clax di Pomezia, ieri mattina, hanno squarciato il primo brandello del pannello che da mesi nasconde il profilo rotto del calice di Toyo Ito, una leggera smorfia di sollievo è apparsa sul viso dei tanti cittadini accorsi per assistere alle operazioni di rimozione del bicchierone di vetro. «Era ora». «Finalmente si sono decisi». «Quel “coso” mi è sempre stato antipatico». Sussurrano i passanti, ricostruendo a grandi linee la storia travagliata dell’opera del maestro giapponese, costata 1 milione e 100mila euro e andata in frantumi 64 giorni dopo la sua inaugurazione, avvenuta il 14 dicembre 2008. Ma nonostante gli appena due mesi di vita in condizioni integre dello Huge Wineglass, tra la gente comune c’è anche chi non nasconde il proprio rimpianto per un’opera divenuta, a torto o a ragione, tra i simboli di Pescara.

È il caso di Umberto, arrivato in bicicletta dall’altra parte della città «per dare l’ultimo saluto al calice di piazza Salotto». «Ho letto sul giornale che stava andando via», ammette senza nascondere la propria commozione di fronte al cantiere transennato, «ho fatto le corse per salutarlo. Ho iniziato ad amare questa struttura e mi dispiace non vederla più. In questo momento è come se stessi perdendo qualcosa di mio. Penso che sia bellissimo e che, dopo il crollo, sia diventato ancora più bello perché ha assunto la forma di un bicchiere che sta prendendo il volo. Ma che peccato non poter vedere i lavori».

Ieri mattina gli operatori della Clax, l'azienda di Pomezia che ha materialmente costruito il monolite in polimetilmetacrilato, si sono calati all'interno della vasca che contiene il manufatto e hanno iniziato a installare una nuova gabbia di protezione intorno alla struttura. Transenne e nastri catarifrangenti hanno impedito ai cittadini di avvicinarsi all’area dei lavori, nascondendo anche la vista dei lavori e degli operai. «Francamente non ho mai capito il significato di questo bicchiere», ammette Emilia D’Intino, «non mi è mai piaciuto e sono contenta che adesso lo stanno portando via». «Ma che ci stava a fare qui?», chiede retoricamente Antonio Mucci, «meglio se va in un museo, non ci faceva una bella figura al centro della piazza più bella di Pescara». «Io ce l’ho davanti dalla mattina alla sera», sbotta Elisa Gelormini, che abita proprio di fronte a piazza Salotto, «ogni mattina mi auguravo di non vederlo più. Adesso speriamo che facciano qualcosa di buono in questa piazza, come una bella fontana luminosa». «Io invece mi chiedo che senso ha spendere tutti questi soldi», aggiunge Teresa Di Benedetto, «prima abbiamo pagato per averlo, poi ancora soldi per toglierlo. Ma piuttosto direi al sindaco di spendere queste cifre per aggiustare le strade».

I costi di delocalizzazione verranno coperti per 22mila euro dal Comune, proprietario dell'80 per cento del manufatto, e per altri 5mila 500 euro dalla Caripe. Come riferisce il sindaco Luigi Albore Mascia, solo quando tutte le operazioni saranno concluse e sarà garantita la sicurezza della struttura potrà scattare il trasferimento del monolite. Lo Huge Wineglass tornerà nello stabilimento di Pomezia per consentire la revisione della gabbia in acciaio e metallo che dal febbraio 2009 racchiude la struttura. Presente, ieri mattina a sovrintendere i lavori, il perito incaricato dal tribunale Domenico Lucarelli e i tecnici del Comune. Le operazioni hanno interessato l’installazione di una nuova gabbia di protezione, costruita con pannelli di 20 centimetri di spessore, capaci di sostenere ciascuno la pressione di 4mila chili di materiale. Cambiati anche i bulloni della vecchia gabbia di acciaio, sostituendo quelli originari ricoperti dalla ruggine, in modo da migliorare la tenuta. «Il calice di Toyo Ito è un’opera che non discuto», osserva Dino Di Nicola, «indipendentemente se possa piacere o meno, era risaputo che la gente di Pescara avrebbe voluto al suo posto una fontana artistica. È una vergogna aver avuto questo manufatto nella piazza più bella della città: una piazza progettata male e infelicemente curata dagli amministratori di ieri e di oggi». «Di certo non vale tutti i soldi che l’hanno pagato», è l’opinione di Noemi D’Angelo, «era ora che andava via, praticamente non l’ho mai visto integro».

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