«Il Comune non deve pagare la d’Annunzio»

8 Maggio 2014

La Corte d’appello dell’Aquila si pronuncia su una controversia iniziata 32 anni fa

PESCARA. «Il Comune di Pescara non dovrà versare alcun contributo consortile all'università D'Annunzio: lo ha deciso la Corte d'appello dell'Aquila che, confermando quanto deciso dalla Cassazione già nel 2009, ha riformato integralmente la sentenza del tribunale di Chieti del 2004, ponendo fine a un contenzioso iniziato addirittura nel 1989 e che ha esposto il Comune di Pescara al rischio di dover versare ben un milione 408mila 426,83 euro nelle casse dell'ateneo, ma grazie alle memorie difensive dell'avvocato Carlo Montanino quella somma è stata definitivamente azzerata». Lo ha detto il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia commentando la sentenza di ieri della Corte d'appello dell'Aquila.

«La vicenda», ha spiegato Mascia, «è rapidamente ricostruita: i Comuni di Pescara e Teramo, e le Province di Pescara, Teramo e Chieti, erano convenute su istanza dell'università d'Annunzio dinanzi al Tribunale di Chieti per il pagamento delle somme che l'ateneo pretendeva quale contributo consortile, ordinario e straordinario, da parte degli enti come fine dell'esercizio finanziario del 1982. Nello specifico l'università chiedeva al Comune di Pescara il pagamento di unmiliardo 277mila 549,025 lire, deducendo che secondo la legge del 1982, che aveva soppresso la Libera Università D'Annunzio, si dovevano devolvere le competenze precedenti a favore della nuova università statale. Nel giudizio di primo grado il tribunale ha contestato l'istanza del Comune, deducendo la violazione delle norme statutarie e il tribunale di Chieti, con sentenza del 2004 ha condannato tutti gli enti al pagamento dei contributi. Il Comune di Pescara, come gli altri enti, ha presentato appello e la Corte d'appello dell'Aquila, con sentenza del 16 agosto 2007, ha confermato la decisione del tribunale di Chieti».

«Il Comune di Pescara, con l'avvocato Carlo Montanino», ha concluso il sindaco di Pescara, «ha di nuovo presentato appello in Cassazione nell'ottobre del 2008, e la Cassazione con sentenza del primo luglio 2009 ha completamente ribaltato la situazione annullando le precedenti sentenze e rinviando ad altra sezione della Corte d'appello dell'Aquila per riformulare la sentenza». Cosa che è stata fatta ieri.

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