Il Comune verso l’accordo per far rinascere la filanda

Pronta la delibera per dare il via alla trattativa con il proprietario dell’immobile Il progetto: dai ruderi dell’ex opificio Giammaria, un museo del lavoro femminile

PESCARA. L’amministrazione comunale si prepara a far rinasce l’antica filanda Giammaria, demolita oltre un anno e mezzo fa. Ieri in commissione Gestione del territorio, presieduta da Ivano Martelli, è arrivata una delibera di indirizzo per dare mandato alla giunta di trattare con il proprietario dell’area di via Monte Bolza, traversa di via Rigopiano, occupata in passato dall’opificio risalente alla fine dell’Ottocento.

Il proprietario è una società di Montesilvano, la Rigel, di cui è titolare l’imprenditore Raffaele Di Giovanni. Secondo fonti del Comune, l’amministrazione avrebbe già raggiunto un’intesa di massima per ottenere quell’area, trasferendo la cubatura in un terreno di proprietà comunale. L’obiettivo dell’ente è quello di ricostruire l’edificio dell’antica filanda e adibirlo a museo. Nella trattativa tra ente e privato rientra anche il casino di caccia, che risalirebbe, a detta di alcuni, ad epoca settecentesca, salvato dalla furia delle ruspe pur essendo a pochi passi dall’ex opificio cancellato.

L’obiettivo del Comune è stato rivelato ieri da Martelli. L’amministrazione vorrebbe acquisire l’area di via Monte Bolza per ricostruire le mura dell’opificio, dove sorgerà il museo e per realizzare nel casino di caccia un centro culturale. In cambio, offrirebbe all’imprenditore di Montesilvano un altro terreno di proprietà comunale, ossia un piccolo parco pubblico accanto alle Naiadi. In quell’area verrebbe trasferita la cubatura, prevista in via Monte Bolza, per consentire a Di Giovanni di realizzare il suo progetto di un complesso residenziale.

L’idea del Comune nasce, probabilmente, dalla proposta di sistemazione dell’area dell’ex filanda che gli architetti Massimo Palladini, dell’Istituto nazionale di urbanistica e Piero Ferretti, di Italia nostra, presentarono in un convegno in Provincia, organizzato il 16 ottobre del 2015 dai comitati e dalle associazioni ambientaliste, di cui faceva parte anche l’ex consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, gli stessi che si sono battuti fino all’ultimo per evitare la demolizione dell’ex filanda Giammaria avvenuta il 24 aprile del 2015. I due architetti presentarono il progetto di un museo del lavoro femminile e la casa delle donne da realizzare in nuovo edificio ricostruito con le sembianze e nello stesso punto dell’opificio abbattuto.

Una proposta che può diventare realtà con i fondi promessi dalla Regione, pronta a stanziare 1,2 milioni di euro per l’opera da costruire. La cubatura da trasferire nell’area comunale ammonterebbe a 11.280 metri cubi.

Ieri, dunque, la commissione ha cominciato ad esaminare la delibera contenente l’atto di indirizzo. Ma il provvedimento ha suscitato qualche critica. La consigliera del Movimento 5 Stelle Erika Alessandrini, anche lei in prima fila nell’aprile 2015 per cercare di salvare l’ex filanda, si è detta perplessa. «Bisognerebbe verificare la possibilità di cedere al privato un’altra area e non un parco pubblico», ha commentato.

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