Il pm: condanne pesanti per Cantagallo e Canale

Processo Ciclone, oggi le richieste di Varone: «No agli sconti per quasi tutti gli imputati: politici e dirigenti sfacciati hanno fatto scempio di Montesilvano»
PESCARA. Dei 32 imputati al processo Ciclone, qualcuno si salverà. Oggi, nell’aula 1 del tribunale, il pm Gennaro Varone presenterà la lista delle condanne: condanne pesanti, fa capire il pm, «per quasi tutti gli imputati». A cominciare dall’ex sindaco Pd di Montesilvano Enzo Cantagallo e dall’ex dirigente all’Urbanistica Ronaldo Canale. «Politici e dirigenti sfacciati hanno fatto scempio di Montesilvano», questa la tesi della procura. Ma Varone chiederà anche un pugno di assoluzioni: si tratta delle comparse del processo Ciclone, personaggi di secondo piano fuori dal reato di associazione per delinquere che ne usciranno senza macchia.
Rischio prescrizione. Da oggi anche la prescrizione farà sentire il suo peso cancellando con un colpo di spugna i reati. Prima di tutto, per Renzo Gallerati, 10 anni da sindaco Pd. Sì perché proprio domani saranno passati 6 anni da quel 15 novembre 2006 quando, all’alba, una bufera giudiziaria senza precedenti spazzò viaCantagallo da Montesilvano, sindaco del 69,5 per cento dei voti costretto a restare 2 mesi nel carcere di San Donato e altri 2 agli arresti domiciliari. Ma la prescrizione, fa presente la procura, non cancellerà le violazioni amministrative: le sanzioni legate ai capi di imputazione resteranno in piedi anche in caso di reati penali estinti.
Giallo dell’orologio. Il processo Ciclone arriva alla stretta finale: nell’ultima udienza, Varone ha lanciato le prime accuse sul «sistema Montesilvano», «appalti senza gara e costi gonfiati», «pubblici ufficiali comprati dai politici per favorire gli imprenditori», «pratiche votate e blindate in consiglio comunale per spersonalizzare le azioni corruttive». Ma oggi è in programma uno strascico: prima delle condanne, il pm dovrà finire la sua requisitoria. Che, sicuramente, toccherà ancora il caso degli orologi di Cantagallo, a iniziare dal Patek Philippe da 11 mila euro. Un orologio che per Cantagallo è un «regalo» di Antonella Marsiglia, capo dei vigili urbani di Montesilvano e moglie dell’ex capo della Mobile di Pescara Nicola Zupo, durante una presunta «relazione extraconiugale». Per la procura, invece, quella relazione non c’è mai stata – «Se si ascoltassero le mie telefonate con il sostituto commissario Giancarlo Pavone», così ha detto Varone in aula, «si noterebbe che c’è più confidenza tra noi che non tra Cantagallo e Marsiglia in quelle intercettate» – e sull’orologio restano misteri. Come le date che non combaciano: il prelievo di 11 mila euro di Marsiglia – soldi dati all’ex capo di gabinetto di Cantagallo, Lamberto Di Pentima – è del 17 marzo 2005 mentre la data impressa sul certificato del Patek Philippe è di 6 giorni prima, l’11 marzo.
Fuga di notizie. Durante la prima parte della requisitoria, Varone non ha parlato della fuga di notizie che ha minato la segretezza dell’indagine non appena avviate le intercettazioni telefoniche l’8 maggio 2006. È possibile che quello dei rapporti degli imputati con esponenti apicali delle istituzioni sia un tema che sarà approfondito oggi.
Sentenza entro Natale. Il processo Ciclone, la prima inchiesta monstre sulla pubblica amministrazione, è vicino alla sentenza: il presidente del collegio giudicante Carmelo De Santis e i giudici Nicola Colantonio e Paolo Di Geronimo decideranno entro Natale. L’anno scorso, il 23 dicembre, Cantagallo fu condannato a 2 anni e 8 mesi per aver costretto una ex dipendente comunale a rinunciare al posto fisso all’Azienda speciale per fare largo ai raccomandati.
©RIPRODUZIONE RISERVATA