LANCIANO

Il poeta Marcello Marciani presenta la raccolta “Rasulanne”

LANCIANO. È una perla lo snello volume di poesia dialettale, lancianese, di Marcello Marciani "Rasulanne" (letteralmente: "Rasoiate", Edizioni Cofine, 7 €) presentato oggi , alle 17.30, nel Polo...

LANCIANO. È una perla lo snello volume di poesia dialettale, lancianese, di Marcello Marciani "Rasulanne" (letteralmente: "Rasoiate", Edizioni Cofine, 7 €) presentato oggi , alle 17.30, nel Polo Museale "Santo Spirito" di Lanciano, con interventi oltre che dell'autore, di altri personaggi della più viva cultura abruzzese e non solo, vernacolare e non, quali Rolando D'Alonzo, Pina Allegrini e Nicola Fiorentino, su musiche a cura di Carlo Pellicciaro.

Appena edito, il volume ha vinto l'importante Premio Città di Ischitella-Pietro Giannone, prevalendo su 52 sillogi di altri autori dialettali. E non si fatica a capirne il perché, se si aprono le pagine della raccolta e si superano, con l'aiuto di un'opportuna traduzione, le arditezze del dialetto. Marcello Marciani, poeta nato e attivo a Lanciano, ha costruito "Rasulanne" in parte recuperando l'augusta tradizione, scherzosa e tenera, che fu anche dannunziana, dell'"argabbatore", del "gabbatore”, cioè di colui che fa il verso a personaggi e a figure della vita di ogni giorno. Sono figure che oggi stanno sparendo dalla civiltà globalizzata e dall'italiano-da-tv. E quale veicolo. Il dialetto è superiore alla lingua, insegnava Benedetto Croce: è un'altra, più elevata lingua a confine con la musica e/o con una diversa partitura di espressione del pensiero. Il dialetto è secolare sedimentazione d'identità, scriveva l'appassionato suo difensore Pier Paolo Pasolini. Il termine, la locuzione, il proverbio dialettale sintetizzano in forma privilegiata - come nessuna lingua ufficiale e ingessata mai farà - una valenza iconica e concettuale. Ed ecco quindi la grottesca galleria di personaggi di Marciani, in cui ogni personaggio parla di sè: dal "Ninnille", il "bambinello", che però indica anche il femminiello, al Patalòcche, il "dinoccolato", malato incurabile che in ospedale si augura la morte; dalla Durmecchiare, la bella addormentata che si risveglia, spaesata, dopo un letargico sonno di trent'anni, al Mastrepence, il capomastro edile che si fa i soldi sfruttando i lavoranti; dal Campanare, cui hanno legato un batocchio dai molti sensi, alla Vedellòne, la "Budellona", la bulimica che affoga in una smodata alimentazione le sue insoddisfazioni (quanti sanno che i felliniani "Vitelloni" di Ennio Flaiano, sono il secondo significato nel senso di "mangiapane a ufo, sfaticato", proprio della stessa parola?). A tutti Marciani ridà voce, con tenerezza e ironia, facendone personaggi od oggetti di scena perfetti per una trasposizione in reading teatrali, come l'anteprima di oggi a Lanciano. (g.d’a.)

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