«Il pontile è incompatibile con l’opera di mio padre»

Tommaso Cascella boccia il progetto del Ponte del cielo in largo Mediterraneo «Quel ring snaturerebbe la Nave, mi auguro che si trovi un’altra collocazione»

PESCARA. «Il Ponte del cielo è incompatibile con la Nave di Cascella». A dirlo, stavolta, non è la Soprintendenza alle belle arti, che si è già espressa nei giorni scorsi sull’opera con un preavviso di diniego, ma Tommaso Cascella, figlio di Pietro, l’artista che ha realizzato la Nave in largo Mediterraneo.

Secondo Tommaso Cascella, anche lui pittore e scultore, l’opera del padre verrebbe snaturata con la realizzazione del Ponte del cielo, cioè il pontile circolare di 84 metri di diametro, che Regione e Comune intendono realizzare nello specchio d’acqua antistante largo Mediterraneo spendendo un milione di euro.

«Mio padre Pietro», scrive Cascella in una lettera, «ha ideato e realizzato la Nave, opera magnifica tra le sue più importanti. Ricordo l’esecuzione a Pietrasanta e poi la sua sosta in piazza Santa Croce, a Firenze, prima di essere collocata dov’è. Una sorta di viaggio di questa Nave in approdi della storia dell’arte mondiale, come per caricarla ancora di storia, arte ed energia poetica».

«Dopo la sosta fiorentina», prosegue l’artista, «è approdata nella sua Pescara carica di memorie, di oggetti dell’antichità in un trionfo di bellezza surreale e metafisica. Ma la memoria della Nave di mio padre è anche un pensiero profondo e pieno della memoria di Pescara, della sua amata Pescara». «La Nave», fa presente Cascella, «è approdata, ma è anche in procinto di riprendere il mare carica di italiche meraviglie. Questa scultura è immaginata come una vera nave, tanto che Pietro ha fortemente voluto e ottenuto la demolizione della ringhiera che delimitava il piazzale dal mare. La Nave è pensata per riprendere il mare, per incontrare l’altra sponda carica di mediterranea memoria». Cascella, nella lettera, non indica mai il futuro pontile con il suo vero nome, cioè il Ponte del cielo, ma lo chiama, probabilmente in senso critico, anello, ring o cerchio.

«Dico tutto questo», spiega, «per scongiurare il progetto dell’anello che la accerchierebbe e snaturerebbe il senso vero di quest’opera. La Nave sarebbe condannata in permanente manutenzione in un demenziale bacino di carenaggio».

E ancora: «Spero che questo ring si possa collocare in un’altra zona del lungomare dove, forse, potrebbe esserne un momento di sviluppo. Ma il sovrapporre e imporre in questo luogo unico e prezioso della città sarebbe la fine dell’idea che sottende l’opera e farebbe di questo spazio un ammasso confuso di manufatti che si escluderebbero a vicenda».

Da qui l’appello, probabilmente rivolto all’amministrazione comunale, a trovare un’altra zona della riviera per il pontile.

«Mi auguro», conclude Tommaso Cascella, «che il progetto del cerchio o ring sul mare trovi un’altra collocazione e che i pescaresi si ribellino alla logica del fare tanto per fare e che siano illuminati dalla logica e dalla poesia. Pescara ha grandissima necessità di arte e bellezza, ma facciamo tutti grande attenzione alle scelte che ci sottopongono e prendiamone conoscenza e coscienza».

Intanto, il Comune svela una vecchia lettera del 30 settembre 1984 firmata da Pietro Cascella e indirizzata all’allora sindaco Alberto Casalini. In quel documento, l’artista comunica all’allora primo cittadino di aver realizzato due sculture, il monumento ai caduti, dal costo di 305 milioni di vecchie lire e la fontana monumentale «Nave», dal costo di 320 milioni di vecchie lire, da posizionare in piazza Salotto, ossia nella sua collocazione originaria. «La vasca», scrisse Cascella, «sarà ricavata dall’aiuola esistente sulla destra di piazza Salotto (guardando il mare)». (a.ben.)

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