Abruzzo

Il presidente Marsilio attacca D’Amico: «Una teppa rossa! Nulla resterà impunito»

4 Aprile 2025

L’attacco del presidente al rivale D’Amico: «Ha smesso i panni del mite agnello per guidare quel manipolo». Parla di violenze e annuncia un’azione giudiziaria

L’AQUILA. «Nulla dovrà rimanere impunito. I colpevoli di queste violenze dovranno pagare, perché hanno trasformato quest’aula in un vero e proprio bivacco di manipoli». Inizia così il suo intervento fiume il presidente della Regione Marco Marsilio, che prima di ribaltare in sessanta minuti i capisaldi della narrazione dell’opposizione sull’aumento delle tasse agli abruzzesi, annuncia di passare alle vie legali ed esprime «vicinanza e solidarietà ai dipendenti della Regione e del Consiglio che si sono trovati di fronte a questa teppa rossa e sono stati vittime di prepotenze, spintonamenti, violenze verbali, fisiche e morali».

L’AFFONDO DI MARSILIO

Di fronte ai soli rappresentanti della maggioranza di centrodestra, scortati a vista dalle forze dell’ordine in un’aula anomala del palazzo dell’Emiciclo (la sala Ipogea generalmente utilizzata per convegni e conferenze), Marsilio chiama in causa i valori della democrazia e della Costituzione, violati dall’occupazione della sede del consiglio regionale, «il peggiore dei delitti contro i rappresentanti liberamente eletti dal popolo», dice rivolgendosi a Luciano D’Amico, etichettato come «quel professore che ha smesso i panni del mite agnello per guidare quel manipolo». Senza mai alzare la voce, il governatore si toglie dalla scarpa un sassolino dopo l’altro. Ricorda le decine e decine di audizioni nella Prima commissione Bilancio «perché nessuno di noi si è mai sottratto al confronto» e non risparmia stoccate ai sindacati «pagati dai lavoratori per difendere i diritti di quelle categorie alle quali noi oggi stiamo alleggerendo il carico fiscale» e che invece «hanno occupato l’aula con le loro bandiere per difendere coloro che in un altro clima, in un’altra epoca e in un altro contesto avrebbero definito i padroni». «Questo è francamente grottesco», rimarca Marsilio, «e mostra fino a che punto basso è arrivata la rappresentanza sindacale». Il presidente ringrazia più volte i consiglieri di maggioranza «che hanno elaborato le proprie proposte, fatto sintesi rispetto a spinte e controspinte per individuare quella che poteva essere la misura di maggiore condivisione possibile» e difende a spada tratta l’intesa raggiunta sul filo di lana. «Non c’è stato bisogno di litigare e discutere», ribadisce, «quando la delegazione della maggioranza è venuta nella mia stanza per sottopormi il documento, io l’ho suggellato con la mia firma nel giro di un minuto. Non ho mai avuto dubbi che si sarebbe arrivati a una soluzione che avrebbe prodotto non dico il miglior risultato possibile, ma una manovra che porta un risparmio sul prelievo fiscale a tre quarti degli abruzzesi».

LA NARRAZIONE RIBALTATA

Non ci sta a subire i colpi dell’opposizione. Dopo giorni di tira e molla con la sua maggioranza, Marsilio passa al contrattacco e smonta uno alla volta quelli che chiama i «luoghi comuni su cui l’opposizione sta costruendo i suoi ritornelli»: dai 120.000 abruzzesi che non si curano più al peggioramento delle liste di attesa, fino a toccare il tema delicato del deficit di 81 milioni della sanità. «Siamo passati da 400.000 prestazioni sanitarie erogate nel 2019, senza un Cup regionale e senza la possibilità di prenotare tramite App e computer, a quasi 700.000 prestazioni richieste, con un incremento di domande di salute mai verificatosi prima», spiega Marsilio, «a fronte del 70% in più, abbiamo liste di attesa più snelle con tempi medi per classi di priorità che sono ampiamente entro i limiti di legge. Questi sono i dati reali. Il profondo rosso della sanità sarà ripianato in parte con i fondi già previsti in bilancio e in parte con questa manovra. I nostri manager sanitari non sono asini da bocciare e non lo è la maggioranza che ha la responsabilità politica». A riprova cita i dati dell’Istat, ma anche Silone e Fontamara, paragonando l’ex governatore Luciano D’Alfonso a quell’avvocato amico del popolo protagonista del furto legalizzato dell’acqua del ruscello. «Chi parla di mance e mancette vuole tornare all’Abruzzo povero», chiosa Marsilio avviandosi alla conclusione, «penso che dobbiamo andare a testa alta a raccontare quello che abbiamo fatto, nessuna coda tra le gambe perché non abbiamo fatto torti a nessuno, ma stiamo ricostruendo la nostra regione e facendo oggi gli investimenti che servono per farla decollare».

LE VOCI DELLA MAGGIORANZA

A intervenire in aula per stigmatizzare la protesta dell’opposizione e, al tempo stesso, per cercare di spiegare agli abruzzesi il senso della manovra fiscale e impegnarsi pubblicamente a fare un passo indietro una volta ripianato il buco sanitario, sono i capigruppo della Lega, Vincenzo D’Incecco, di Forza Italia, Emiliano Di Matteo, di Fratelli d’Italia Massimo Verrecchia, assieme ad alcuni colleghi del centrodestra. «La pagina di oggi è inqualificabile nella storia del consiglio regionale», ha tuonato Di Matteo, «perché con la prepotenza si vuole impedire al presidente della Regione di svolgere il proprio dovere, anche approvando provvedimenti impopolari. Siamo scortati dalle forze dell’ordine, io da abruzzese mi vergogno di quello che sta succedendo». «Provare a impedire che si svolga il consiglio regionale con maniere poco ortodosse è inaccettabile», ha aggiunto D’Incecco ricordando le ore della lunga maratona in prima commissione Bilancio con «una cinquantina di persone audite, dopo aver ricevuto oltre 100 richieste». «Abbiamo dato modo a tutti di partecipare, ascoltare i suggerimenti, le critiche positive e negative, quindi non si può dire che non si sia arrivati a questa discussione senza un confronto. E lo abbiamo fatto perché era doveroso, non per fare un favore a qualcuno». Il meloniano Leonardo D’Addazio approfondisce i numeri della manovra e annuncia un’operazione verità, un tour nei Comuni per spiegare ai cittadini la reale entità della pressione fiscale che, con l’accorpamento delle fasce di reddito introdotte dal Governo, non subirà aumenti considerevoli. «La verità è che con questa manovra ristabiliamo un principio di equità sociale», argomenta Verrecchia, «l’unica fascia toccata dagli aumenti è di quei colleghi dell’opposizione che stanno protestando e forse per questo hanno chiamato i loro sindacati». Seguono gli interventi di Nicola Campitelli, Marianna Scoccia, Paolo Gatti e Luciano Marinucci. A chiudere il dibattito è l’assessore Mario Quaglieri che, lapidario, liquida così la protesta dell’opposizione in consiglio regionale: «Mi aspettavo una protesta dilagante, invece hanno radunato e portato in aula 800 persone, come quelle che ci sono al mio compleanno». E scoppia l’applauso.

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