Il rischio dei pazienti asintomatici «Infettano anche dopo un mese» 

Il professor Parruti parla dei malati invisibili: «È difficile trovarli, confinano il virus in bocca e nel naso Per individuarli dobbiamo aumentare i tamponi. È una delle sfide che dovremo affrontare nella fase 2»

PESCARA. «Abbiamo due profili di contagiati: sintomatico e asintomatico. In quello asintomatico, il virus si confina nel naso e nella saliva e non sviluppa nessun’altra cosa se non la sua condizione di diffusore. Questo è il vero problema». Così Giustino Parruti (nella foto), direttore dell’Unità complessa di Malattie infettive dell’ospedale di Pescara e punto di riferimento della task force attrezzata dalla Regione contro il coronavirus, affronta il tema dell’infetto asintomatico, che rappresenta ancora un’incognita nella lotta all’epidemia perché è un malato invisibile, difficile da individuare.
Professor Parruti, chi è l’infetto asintomatico?
«Ormai ne abbiamo tracciato un identikit abbastanza chiaro. Si tratta di persone che non sviluppano nessun sintomo. Sono soggetti che hanno una capacità probabilmente innata di contenere l’infezione. Possono avere un raffreddore di lungo corso oppure niente. Questo è un grosso problema».
Perché?
«Perché l’asintomatico, evidentemente per motivi genetici, confina il virus nelle narici e nella faringe e non lo diffonde nel corpo, quindi non sviluppa nemmeno gli anticorpi. Quindi, o lo vai a scoprire mettendogli il tampone molecolare nel naso oppure sei destinato a non scoprirlo proprio. Ecco perché il virus dalla Cina in pochissimo tempo ha potuto fare il giro del mondo, perché ci sono persone insospettabili che non hanno nessuna reazione infiammatoria, nessuna invasione nel loro corpo del virus che, però, può rimanere nella saliva e nel naso per parecchio tempo. Questo comporta un rischio nel controllo dell’epidemia».
Per quanto tempo un infetto asintomatico può contagiare gli altri?
«Questa è una bella domanda. In tutto il mondo abbiamo trovato situazioni che sono andate oltre il mese. Quale possa essere il termine ultimo effettivo di durata di questa condizione non lo sappiamo ancora. È troppo presto per dirlo. Certo è che persone che abbiamo scoperto essere infette asintomatiche all’inizio di marzo lo sono tutt’ora».
Come si risolve il problema?
«Aumentando tantissimo il test, perché puoi scoprirli solo se fai il tampone, e mettendo queste persone in quarantena e in terapia antivirale. Un altro grosso limite è che gli anticorpi si producono dopo 7 giorni almeno di infezione, per cui anche nelle persone che poi sviluppano i sintomi nei primi 7 giorni trovi il virus con il tampone molecolare nel naso e nella faringe, ma non trovi gli anticorpi che cominciano a comparire quando arriva la risposta immunitaria che è quella che si associa ai danni polmonari».
L’asintomatico è altamente contagioso?
«Altamente no. È chiaro che se la persona infetta asintomatica non tossisce, non starnutisce e non ha sintomi di raffreddore, non tira fuori particelle dal naso e dalla bocca. Il problema è se questa persona ha un contatto intimo con un’altra persona, se abbraccia ripetutamente un altro, perché può avere contaminato le sue braccia e le mani con queste particelle che gli vengono dal naso e dalla bocca. In quel caso può innescare l’infezione in un altro che poi avrà sintomi. Solo il vaccino dirà l’ultima parola sulla fine del rischio contagi nella specie umana».
Quanti asintomatici avete individuato finora in Abruzzo?
«Con le caratteristiche che ho detto prima, ne abbiamo trovati circa il 2-3% che è comunque un numero elevato».
Quando si definisce guarito un asintomatico?
«Vale lo stesso discorso per il paziente sintomatico: si dichiara guarito dopo due tamponi consecutivi negativi».
Quali sono le priorità della fase 2?
«Una, appunto, è sicuramente quella di andare a scoprire gli asintomatici. L’altra è organizzarsi bene affinché qualunque nuova emergenza possa essere affrontata senza dover fermare di nuovo tutta la collettività. Dobbiamo avere un’organizzazione molto efficiente per cui se si riaccende un nuovo focolaio lo si contiene sia a livello ospedaliero che territoriale».
Gli ultimi dati indicano che in Abruzzo la percentuale di contagio, in base al numero di tamponi effettuati, sta scendendo.
«Sì, è così. I risultati del distanziamento sociale si stanno vedendo. Non c’è da essere scoraggiati sotto questo punto di vista. Sono contento che il dottor Paolo Fazii abbia acquistato un nuovo macchinario in grado di fare oltre 2mila tamponi al giorno. Ci servirà molto».
Cosa ne pensa del nuovo ospedale solo Covid-19 che nascerà all’ex Ivap a Pescara?
«È importantissimo. Per tutte queste infezioni occorre che ci sia un’area di degenza medica separata dal corpo centrale dell’ospedale. Dobbiamo avere una struttura satellite che in modo rapido si organizzi per gestire la situazione. Appena è pronto, ci metteremo tutti i reparti che gestiscono le infezioni respiratorie e ci metteremo, quindi, in una condizione di sicurezza preliminare».
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