Il sito web fantasma dell’ufficio mai realizzato ma pagato

19 Giugno 2014

L’AQUILA. C’è anche un sito Internet «fantasma», pagato con 40 mila euro di fondi pubblici ma mai realizzato, tra gli affari dell’inchiesta «Betrayal» su presunte tangenti e appalti nella...

L’AQUILA. C’è anche un sito Internet «fantasma», pagato con 40 mila euro di fondi pubblici ma mai realizzato, tra gli affari dell’inchiesta «Betrayal» su presunte tangenti e appalti nella ricostruzione dell’Aquila con 5 arresti, 2 in carcere e 2 ai domiciliari. Un lavoro assegnato attraverso una gara organizzata «facendo in modo che venissero invitate ditte che non avevano i requisiti richiesti dal bando», così da determinare la vittoria della ditta International Outsourcing, come si legge nell’ordinanza del gip Giuseppe Romano Gargarella.

Per questo motivo sono stati indagati per concorso in turbativa d’asta l’ex vicecommissario per i Beni culturali Luciano Marchetti, la funzionaria della direzione regionale Alessandra Mancinelli, il suo compagno Vincenzo Altorio e la titolare della ditta Ilona Busova, di nazionalità ceca ma residente a Chieti.

L’obiettivo degli indagati era «mandare deserta la procedura di gara e concedere il lavoro con affidamento diretto alla ditta International Outsourcing per la somma di 39970 euro». Dagli atti risulta anche che la Busova «aveva già siglato un contratto con l’Automitica Officina di Vincenzo Altorio per la somma di 29607, 49 euro, per la ricerca, organizzazione, sviluppo e data entry di contenuti, testi immagini e filmati per la realizzazione di un sito web commissionato dal vice commissario delegato per la Tutela dei beni culturali Luciano Marchetti». Il contratto, non trovato dagli investigatori, è stato firmato l’8 agosto 2011, «precedente di mesi rispetto all’incarico che sarà conferito alla Busova». Il gip conclude facendo notare che «malgrado non si sia ottenuta la realizzazione del sito, il lavoro alla International Outsourcing è stato completamente saldato a firma del vicecommissario, pochi giorni prima della scadenza del suo mandato».

Che la vicenda del sito web potesse essere oggetto di un’ indagine penale era un tema ricorrente nelle discussioni dei dipendenti della struttura commissariale.

Una persona informata sui fatti, Andreina Pellegrini, riferì alla polizia che tutti i suoi ex colleghi di quell’ufficio «erano consapevoli che il sito web che doveva entrare in funzione non fu mai realizzato e quindi era prevedibile che prima o poi la magistratura avrebbe fatto luce su quanto accaduto». Le impressioni della Pellegrini sono state confermate anche da altri.

(g.g.)

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