Il tartufo, l’oro nero Rende 30mila euro ogni ettaro di terra
Il prezioso fungo dà ricavi superiori di 30 volte alla vigna Un milione di euro a disposizione, partono le domande
L’AQUILA. Con un ettaro di terreno dedicato alla coltivazione del tartufo è possibile ottenere un guadagno medio annuo di circa 30.000 euro. Considerando che la vita media di una tartufaia è di circa 30 anni, e tenendo conto delle annate meno produttive, si può stimare un rendimento complessivo di almeno 600.000 euro nel corso della sua durata. Il prezioso fungo, che vale quasi quanto un gioiello e dà ricavi superiori di 30 volte a quelli della vigna, rappresenta dunque un’opportunità unica per chi decide di investire nella sua coltivazione, grazie all’alto valore commerciale e alla crescente domanda sia sul mercato italiano che internazionale.
La produzione di tartufi, infatti, unisce tradizione, innovazione e sostenibilità, offrendo rendimenti significativi e contribuendo a valorizzare il territorio e le sue risorse naturali. Per questi motivi, la nuova programmazione della Politica Agricola Comune (Pac), mette a disposizione numerosi bandi per sostenere ogni tipo di intervento nel settore: dalla creazione di nuove tartufaie alla gestione sostenibile delle aree già esistenti, fino alla promozione di pratiche agricole innovative e rispettose dell’ambiente. Questi strumenti di finanziamento mirano a incentivare investimenti che combinano redditività economica, tutela del territorio e lotta ai cambiamenti climatici, offrendo opportunità concrete per lo sviluppo di un settore strategico e in forte crescita. Fondamentale per iniziare l’attività di tartuficoltura sarà mettere a dimora piccoli alberi micorizzati, ovvero infestati dalle spore di tartufo. Ogni tipologia di pregiato fungo ha la sua pianta più adatta. Ad esempio, il tartufo bianco predilige alberi come il cerro, il tiglio, il pioppo o il salice, il tartufo scorzone preferisce il faggio o il rovere. Quello nero, invece, è spesso riscontrabile in prossimità delle radici del leccio o del cisto.
Proprio nei giorni scorsi la Regione ha pubblicato un avviso pubblico destinato alla realizzazione di impianti di forestazione, imboschimento e sistemi agroforestali su terreni agricoli. La dotazione finanziaria del bando ammonta a un milione di euro e le domande possono già essere inoltrate, esclusivamente attraverso il portale Sian, fino al 13 gennaio 2025. I beneficiari del sostegno sono i proprietari o possessori, pubblici o privati, nonché altri soggetti ed enti di diritto, pubblico o privato, titolari della conduzione di terreni agricoli per superfici complessive di dimensione non inferiori a 1 ettaro. Il contributo massimo concedibile per le operazioni di impianto è pari a 15.000 euro a ettaro sull’intero territorio regionale.
Tra i pilastri dell’intervento, il rafforzamento della superficie forestale e dei sistemi agroforestali, con l’intento di incrementare l'assorbimento del carbonio atmosferico, migliorare la conservazione della biodiversità e degli habitat forestali, e tutelare l’equilibrio idrogeologico e la protezione del suolo. Inoltre, l’intervento ha l’obiettivo di fornire nuovi prodotti legnosi e non legnosi, nonché servizi ecosistemici, contribuendo alla diversificazione del reddito agricolo e favorendo lo sviluppo economico delle zone rurali.
«Questo progetto – spiega il vice presidente della Regione con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente - si inserisce nel contesto degli impegni europei e internazionali in materia di conservazione della biodiversità e lotta al cambiamento climatico: supporta gli obiettivi del Green Deal europeo, della Strategia Forestale Nazionale e della Strategia Nazionale per la Biodiversità. Chi partecipa all'iniziativa potrà coprirà, in tutto o in parte, i costi necessari per la realizzazione degli impianti di imboschimento». (u.c.)