Il verdetto dopo 52 giorni: un record

25 Marzo 2017

Dall’investimento della Smargiassi ai quattro colpi di pistola, le tappe della tragedia

VASTO. Dopo cinquantadue giorni la sentenza. Per la prima volta in Abruzzo un processo per omicidio arriva a sentenza così rapidamente. Il 1° febbraio l'uccisione di Italo D'Elisa il ragazzo che aveva investito e ucciso il 1° luglio 2016 la moglie di Fabio Di Lello, Roberta Smargiassi. Ieri è arrivata la condanna. Per la procura di Vasto è stato un omicidio premeditato. A convincere il procuratore capo, Giampiero Di Florio è stato l'acquisto della pistola un mese dopo la morte di Roberta, gli allenamenti al poligono di tiro, la donazione dei suoi beni e l'ultimo dono a Roberta: la pistola che aveva appena ucciso D'Elisa.

L'OMICIDIO. In città la chiamano "la vendetta d'amore". Nessuno fino al giorno dell'omicidio avrebbe mai ipotizzato un epilogo così cruento. Il 1° febbraio Di Lello, tornando da Cupello dove aveva allenato i piccoli atleti, vide Italo vicino alla sua bicicletta davanti ad un bar in viale Perth. Istintivamente fermò la macchina e raggiunse il ragazzo. Non era armato. Scambiò poche battute con Italo. Tornò in auto, prese la pistola, lo raggiunse di nuovo e sparò quattro colpi. Tre colpirono Italo e lo uccisero. Italo è morto esattamente 6 mesi dopo sua Roberta travolta in corso Mazzini dall'auto condotta dal giovane.

IL CORTEO E LA PISTOLA. Il dolore per la morte di Roberta ha stravolto la mente di Fabio Di Lello e la sua vita. L'ex calciatore ha cominciato a desiderare la punizione per chi gli aveva portato via la moglie. Lo ha urlato nel corteo organizzato ad agosto per le vie della città. Il 1° settembre ha comprato la pistola. Da quel momento ha iniziato ad allenarsi al poligono di tiro.

IL GLADIATORE. Il 5 novembre, Fabio posta una foto su facebook con la scritta" Giustizia per Roberta". Sul suo profilo mette la foto del film Il gladiatore. La scena è quella in cui Massimo Decimo Meridio torna dalla guerra e scopre la sua famiglia massacrata. Con quella foto Fabio esprime il proprio pensiero.

L'ATTO NOTARILE. A fine novembre ha annunciato ai genitori il desiderio di donare loro tutti i suoi averi. Il 1° dicembre l'atto è stato firmato davanti al notaio Carmina di Cupello. Dopo la donazione Fabio torna al cimitero da Roberta, si siede sulla panchina che ha fatto sistemare davanti alla tomba e racconta alla moglie il suo gesto. I custodi lo sentiranno spesso parlare con Roberta. Con il passare dei mesi Fabio identifica il cimitero nel tetto coniugale. E al cimitero torna dopo il delitto.

Paola Calvano