In 20mila a Cocullo il primo maggio per assistere al rito dei serpenti

COCULLO. Un primo maggio all'insegna della riscoperta di uno dei riti d'Abruzzo più famosi nel mondo, quello dei serpari, nel giorno della festa di San Domenico Abate. Sono stati oltre ventimila i...
COCULLO. Un primo maggio all'insegna della riscoperta di uno dei riti d'Abruzzo più famosi nel mondo, quello dei serpari, nel giorno della festa di San Domenico Abate. Sono stati oltre ventimila i fedeli, i turisti e i curiosi che, giovedì, hanno raggiunto Cocullo per assistere e partecipare alla festa del Santo che protegge e guarisce dai morsi di serpenti e dal mal di denti.
Fin dalle prime ore del mattino, lunghe code al casello di Cocullo o lungo la strada che, da Anversa, conduce al paese. Chi in macchina, chi in moto. Qualcuno più temerario in bici. I ritardatari pronti anche ad affrontare alcuni chilometri a piedi, quelli che separano le zone di parcheggio dal paese, pur di essere a mezzogiorno in piazza Madonna delle Grazie. Qui, infatti, avviene il momento più atteso delle celebrazioni dedicata a San Domenico: l'uscita della statua del Santo dalla chiesa e la sua vestizione con i serpenti raccolti dai serpari. Gli erpetologi che a Cocullo stanno lavorando ad un progetto sulla tutela delle specie locali, in particolari cervoni e biacchi, ne hanno censiti, in occasione di questa edizione della festa, circa 150. E anche giovedì tutto si è ripetuto come tradizione, anche se con un po' di ritardo sul tabellino di marcia. Intorno alle 12.30, al termine della celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo, monsignor Angelo Spina, affiancato dal parroco del paese, don Luigi Ferrari, infatti il santo è stato condotto sul sagrato della chiesa per la vestizione con i serpenti raccolti nei giorni scorsi dai serpari e che non possono essere portati all'interno della chiesa. Il serpente, nell’immaginario collettivo e anche nella fede cristiana è simbolo del male e del peccato. Così quel gesto di porre le serpi intorno alla statua di un santo assume un valore che va al di là del momento stesso, perché è il tentativo di conciliare l’eterna opposizione tra bene e male, tra le forze negative della natura e gli uomini. E questo è possibile grazie all’intervento divino, per intercessione di San Domenico. L’origine della festa di San Domenico e del rito dei serpari a Cocullo risale a molti secoli fa. Il passaggio del Santo frate benedettino in paese si fa risalire all’incirca all’anno mille. In questa occasione lasciò qui due reliquie: un dente molare e il ferro della sua mula. Secondo alcuni studiosi, evidente è anche l’eredità pagana che la festa cattolica raccoglie: sembra, infatti, che il culto del Santo andò a sostituire quello della dea Angizia, protettrice dai veleni, tra cui quello dei serpenti. Come tradizione, anche quest’anno, l’annuncio dell’inizio della festa è stato dato dall’arrivo delle compagnie di pellegrini dai paesi in cui la devozione a San Domenico è molto forte: Lazio, Molise e Campania. Dopo il rientro della processione, intorno alle 14, la festa è proseguita in ogni angolo del paese. Tutti i turisti e i visitatori, italiani, ma anche molti stranieri, erano a caccia di una foto con un serpente, per mostrare come, almeno nel giorno di San Domenico, quegli animali di solito così temuti, in realtà non fanno paura. Molti altri hanno visitato la mostra permanente dedicata a San Domenico e al rito dei serpari, allestita nel palazzo comunale. Accanto ai pannelli in cui viene presentata e rappresentata la festa, sono raccolti tutti i documenti conosciuti riguardanti la festa e il culto di San Domenico. Al piano di sopra c’è il centro di documentazione sul folklore abruzzese intitolato all’antropologo Alfonso Maria di Nola. In occasione del convegno che anche quest'anno si è tenuto nel giorno precedente la festa, l'assessore di Cocullo, Loreta Risio, ha annunciato il prossimo conferimento della cittadinanza onoraria al professor Emiliano Giancristofaro, antropologo, fondatore e presidente del Comitato Scientifico del Centro di Documentazione per le tradizioni popolari di Cocullo, dirigente dell'Associazione Alfonso di Nola.
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