Incendi, dopo il convegno divampa la polemica «Noi agronomi esclusi»

23 Ottobre 2017

PESCARA. Una valanga di polemiche. All’indomani del convegno interregionale “Fiamme sull’Appennino. Mai più emergenza incendi”, si alza la protesta dei presidenti provinciali e regionale dell’Ordine...

PESCARA. Una valanga di polemiche. All’indomani del convegno interregionale “Fiamme sull’Appennino. Mai più emergenza incendi”, si alza la protesta dei presidenti provinciali e regionale dell’Ordine degli agronomi e forestali d’Abruzzo.
Motivo? La locandina del convegno in questione - al termine del quale è stata peraltro presentata la «una carta per le pratiche virtuose di prevenzione, lotta e interventi post incendio nelle aree boschive» - faceva espresso riferimento all’invito rivolto, agli Ordini professionali. Invito che, invece, agli agronomi e forestali, non sarebbe mai arrivato. Anzi, dell’evento organizzato dalle associazioni ambientaliste e dai rappresentanti dei Parchi, in collaborazione con l’Università della Tuscia, avrebbero «appreso, solo pochi giorni fa e del tutto casualmente». Un episodio che non è andato per niente giù ai professionisti dimenticati. «Una svista burocratica, un malinteso di segreteria o un consapevole progetto di ignorare chi quotidianamente affronta il problema con le competenze che gli studi e le esperienze di progettazione per il miglioramento ambientale comportano?», si chiedono polemicamente i quattro presidenti degli ordini provinciali, Giuseppe Pugliese (Chieti), Serafino Di Profio (L’Aquila), Matteo Colarossi (Pescara) e Mery Ferrini (Teramo).
«Per usare un paradosso - aggiungono - è come se si organizzasse un convegno sulla prevenzione di gravi patologie e si invitassero a pieno titolo tutte le associazioni che lodevolmente operano nel settore, ma ci si dimenticasse di inserire tra i relatori quei medici che, con la propria esperienza, non solo hanno il merito di diffondere la cultura della prevenzione, ma l’onore e l’onere di operare quotidianamente in prima linea». Anche perché, insistono, tornando al tema prevenzione e incendi, «è doveroso ricordare che il patrimonio boschivo abruzzese scomparso tra le fiamme è frutto della progettazione affidata a suo tempo, come ben documentato negli archivi statali, proprio ai dottori agronomi e forestali». Per i quali «assistere impotenti alla distruzione di centinaia di ettari di bosco è stata una perdita doppiamente dolorosa».
Ma non è tutto. I quattro presidenti ricordano anche che, nella riunione della Giunta Regionale del 13 settembre scorso, «l’Ordine degli Agronomi e Forestali è stato inserito nel Tavolo Tecnico Regionale per la rinaturalizzazione, il rimboschimento e il ripristino delle foreste e delle aree incendiate durante la scorsa estate». Circostanza che non fa che alimentare ulteriori perplessità sul loro mancato coinvolgimento. «Abbiamo il sospetto che la domanda iniziale abbia una risposta - ipotizzano -. Non si tratta di disguidi o di errori di comunicazione del tipo qualcuno ha detto che qualcun altro ha affermato che pare che forse non siano interessati, ma la conseguenza di una cultura dell’ambiente che guarda con sospetto o con indifferenza a quegli operatori, chiamati volgarmente tecnici, ritenuti estranei ai principi della sua filosofia».
Insomma, secondo gli agronomi e forestali un’occasione sprecata. Anche perché, sottolineano, «avremmo voluto partecipare attivamente al convegno per confrontare le nostre opinioni di base con altre vicine o divergenti». Senza contare, concludono, il contributo che gli ordini avrebbero potuto dare alla «predisposizione di quella carta in un patto formativo di tutti gli operatori del settore affinché non ci siano mai più fiamme sull’Appennino».
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