Incubo spaccatura per i dem Ma l’Abruzzo sogna l’unità

Il segretario regionale Rapino: «Il congresso non è un gioco di figurine» D’Alfonso: «Mi occupo d’altro». Di Pangrazio: «Chi non ci sta può andarsene»

PESCARA. Si chiama “scissione” il nuovo incubo del Pd, un evento da scongiurare per l’ala renziana del partito, che cerca di esorcizzarlo invitando all’unione. E se a Roma, tra ristorantini a Trastevere, incontri in Transatlantico, riunioni più o meno ufficiali nelle stanze che contano, quello della scissione è un pericolo incombente, l’eco in Abruzzo sembra ancora piuttosto ovattata. Anche perché nessuno, finora, almeno a parole, ammette di meditare l’addio.

Il segretario regionale del partito, Marco Rapino, invita a concentrarsi su problemi di respiro più ampio. «A questo punto», dice, «dobbiamo guardare al Paese e non ai problemi del Pd. La prospettiva del congresso può essere un modo per ripartire e riavvicinare iscritti e simpatizzanti, non solo una conta sui nomi, ma un modo per rilanciare le idee e i progetti del Pd. Sono convinto che riusciremo a restare uniti, e che la linea della responsabilità prevarrà». Ma in Abruzzo, c’è anche del malcontento, ed è inutile negarlo. «Il Pd, essendo come dice anche il nome, un partito democratico, aggiunge Rapino, «garantisce a tutti diritto di cittadinanza. In una fase difficile come questa, di frizioni, si acuiscono le differenze. Sono convinto che chiunque potrà esprimere idee e posizioni all’interno delle candidature nazionali che ci saranno. L’importante è non trasformare il congresso in un gioco di figurine, ma fare sì che sia l’occasione per discutere di quello che il Pd può fare per l’Italia». Anche Moreno Di Pietrantonio, segretario del Pd di Pescara, dice no alla scissione. «È il momento della responsabilità e del senso di appartenenza ad un grande Partito», dice. «Un partito che in questi anni ha dato tanto protagonismo e soddisfazioni anche personali ai dirigenti che minacciano scissioni. Abbiamo bisogno di idee e contributi: di scissioni, ne abbiamo viste già troppe».

La senatrice Stefania Pezzopane lunedì era a Roma e ha votato il documento della maggioranza del Pd a favore del congresso. «Voglio un Pd nuovo e che sia vicino ai problemi della mia regione», confermando pieno appoggio a Renzi. Il sindaco Massimo Cialente, dichiara di sentirsi invece più in sintonia con le posizioni espresse da Gianni Cuperlo: «Seguo con attenzione le vicende nazionali», ha commentato, «ma vedo che sono legate e a personalismi. In questo momento mi ritrovo di più con Cuperlo, ho amministrato la mia città per dieci anni con un Ulivo più avanzato, stando dentro il Pd. Perché uscire dal partito? A meno che non diventi un’altra cosa». Contrario alla scissione il segretario comunale del Partito Democratico Stefano Albano: «Sarebbe una cosa scorretta per tutti i dirigenti e per la base, per i tanti che credono veramente nel partito e ci lavorano da volontari. Ben venga il confronto, a condizione che sia un congresso in cui si possa discutere, non un votificio». Troppo presi dagli impegni e dalle emergenze contingenti, per pensare ai problemi del partito, il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli e il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, come del resto il governatore Luciano D’Alfonso, che dice: "In questo momento mi sto occupando del territorio. Sto parlando del decreto».

Il presidente del Consiglio regionale, Peppe Di Pangrazio, si dice preoccupato «per la situazione frastagliata che non permette stabilità. Bene fa Renzi a ricompattare il partito. Chi non ci vuole stare faccia altro». Lorenzo Berardinetti, consigliere regionale, spera «che si trovi un’intesa, non si può frammentare in continuazione la sinistra. È chiaro che non può essere data tutta la colpa a Renzi, visto che ha fatto passi indietro riaprendo la discussione all’interno del partito. Ora si farà il congresso, e ci auguriamo che si troverà una strada comune da percorrere per il futuro del Pd.» Antonio De Crescentiis, presidente della provincia dell’Aquila, biasima «questa vicenda delle correnti, soprattutto in un momento delicato per il Paese. Io sono per la linea del segretario Renzi perché c’è una maggioranza che deve dettare le linee».

(Hanno collaborato Pietro Guida e Romana Scopano)