Indagato tre volte, assolto sempre Primario chiede i danni alla Asl

L’ex responsabile della Medicina legale prosciolto dall’accusa di avere favorito la moglie Dopo l’ultima sentenza favorevole si sfoga: «Congiura contro di me, ora voglio essere risarcito»

PESCARA. «Ormai ho l’impressione che sia stata tutta una congiura contro di me. Una congiura ordita dai vertici della Asl e che si è sgonfiata davanti ai giudici, con le sentenze. Adesso, però, chiederò i danni alla Asl di Pescara: si è rasentata l’ipotesi di calunnia nei miei confronti e spero che, alla fine, qualcuno giri i documenti alla Corte dei Conti». Tre volte indagato e tre volte assolto, Gianfranco Ricci, 66 anni, ex primario della Medicina legale in pensione dal 2011, si toglie macigni dalle scarpe: «Alla Asl mi chiamavano il signor no», dice, «del resto, un po’ è anche vero: se le cose non erano fatte bene, ho sempre detto di no. Pensare che mi sono scontrato anche con la curatela fallimentare di Villa Pini per presunte irregolarità del Durc e per pagamenti che ho ritardato nonostante le forti pressioni». L’ultimo castello di accuse che si è sgretolato in un’aula di giustizia è quello su presunti favori alla moglie fino a nominarla nella commissione patenti speciali, «invadendo competenze riservate al direttore generale», così recita il capo d’imputazione per abuso d’ufficio risalente al 2011: il pm Paolo Pompa aveva chiesto una pena di 6 mesi, ma il collegio composto dai giudici Rossana Villani, Massimo De Cesare e Francesca Manduzio ha assolto Ricci «perché il fatto non sussiste». A difendere l’ex primario, insieme all’avvocato pescarese Luca De Felice, anche Giulia Bongiorno, già difensore di Giulio Andreotti e di Raffaele Sollecito nel processo sull’omicidio di Meredith Kercher: «Prima della Bongiorno», rivela Ricci, «ho contattato anche avvocati importanti di Pescara ma si sono rifiutati per una sorta di conflitto d’interessi: in tanti assistono la Asl». Nel merito, il medico spiega: «Perché assolto? Era evidente che non potevo favorire mia moglie sotto gli occhi di tutti. Se ho dovuto chiamarla in commissione, è stato solo perché dovevo garantire la continuità del servizio patenti speciali, lei era l’unica titolata e nel mese di agosto c’erano 350 prenotati per le visite».

Gli altri proscioglimenti riportano alla fine del 2012. Il primo riguarda un’ipotesi di abuso d’ufficio racchiusa in un fascicolo lungo più di 1.400 pagine: secondo la sentenza di proscioglimento all’udienza preliminare, Ricci non si è mai nominato primario della Medicina legale da solo e non si è procurato «un ingiusto profitto». Sulla presunta truffa dei gettoni di presenza e delle mancate timbrature dei cartellini per le commissioni di invalidità, Ricci è stato prosciolto su richiesta della stessa pm Annalisa Giusti in quanto i dirigenti medici non hanno un tetto minimo di ore settimanali da fare e «non sono sottoposti a un rigido orario di lavoro dovendosi limitare a organizzare il loro servizio in virtù esclusivamente degli obiettivi da realizzare».

Ricci continua: «Sono stato vessato. Forse, sono stato l’unico a cui la Asl non ha accordato la proroga del pensionamento mentre ci sono colleghi a cui è stato concesso ben più di una volta: ho fatto domanda per lavorare altri 6 mesi, ma i vertici della Asl sono stati contenti di dirmi di no». Nelle carte dei procedimenti penali contro Ricci, almeno in due casi, spuntano deposizioni del direttore generale Claudio D’Amario in qualità di testimone: «D’Amario si è scagliato contro di me, ma così facendo ha generato soltanto un’immagine distorta della Asl tra presunti reati e irregolarità mentre non è così. Comunque», conclude Ricci, «adesso mi sento davvero sollevato e, forse, darò pure una festa».

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