Insulta vigilessa, si pente e chiede scusa: pago i danni al Comune

Una donna finisce sotto accusa per oltraggio a pubblico ufficiale. Per evitare la condanna, offre 600 euro
PESCARA. «Porgo le mie più sentite scuse per quanto accaduto e per il mio comportamento deprecabile nei confronti del Comune di Pescara, del corpo di polizia locale e dell’agente». Comincia così la lettera di una automobilista, accusata di oltraggio a pubblico ufficiale per una lite scoppiata in strada con una agente della polizia municipale, indirizzata al sindaco Carlo Masci e al comandante Danilo Palestini. La donna rischia un processo e una condanna fino a tre anni ma, per chiudere il caso senza macchia sulla fedina penale, fa la sua offerta: «Nutro profondo rispetto per il servizio svolto dalla polizia municipale in favore della comunità e anche per questo motivo», dice la lettera, «intendo offrire liberamente a titolo risarcitorio l’importo di 300 euro all’agente, quale persona offesa, e di 300 euro al Comune quale ente di appartenenza del corpo di polizia locale». Un’«offerta risarcitoria» di 600 euro in totale per evitare il rischio di una condanna: «Le attuali ristrettezze economiche», continua la lettera, «non mi consentono purtroppo un maggior esborso che pure sarei lieta di offrire, confido tuttavia che le suddette somme possano ritenersi congrue e di poter definire in tal modo anche il procedimento penale a mio carico».
Il comandante Palestini, su una relazione per il sindaco per la giunta, a partire dall’assessore alla Polizia municipale Adelchi Sulpizio, ripercorre i fatti di quel giorno: era il 28 novembre dell’anno scorso e, intorno alle ore 8.15, gli alunni stavano entrando nella scuola di via Celommi; la vigilessa aveva bloccato il traffico in via Anelli ma l’automobilista «intendeva percorrere detta strada»: di qui la lite e gli insulti con la denuncia della donna «a causa della condotta ingiuriosa tenuta dalla stessa, che offendeva l’onore e il prestigio del pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni».
Domani il caso arriva in udienza, davanti al gip Giovanni de Rensis, con una richiesta di archiviazione avanzata dalla pm Fabiana Rapino. Ma il dettaglio decisivo è che sia la vigilessa offesa che il Comune accettano il «ristoro monetario»: secondo una delibera della giunta Masci, «la riparazione patrimoniale offerta è da ritenersi idonea a manifestare fattivamente la sincerità del ravvedimento e l’intento pacificativo dell’offerente, e pertanto congrua a rimediare ai riflessi negativi».
La richiesta della donna, assistita dall’avvocato Eros Salomone, è una particolare causa di estinzione del reato prevista dall’articolo 341 del Codice penale secondo la quale l’oltraggio a pubblico ufficiale si estingue se l’imputato, prima del giudizio, risarcisce il danno nei confronti della persona offesa e dell’ente di appartenenza.