L’Abruzzo ricorda i morti di Marcinelle: «Dolore ancora vivo»

9 Agosto 2022

L’anniversario: doppia cerimonia a Manoppello e in Belgio «Italiani all’estero mai più tornati, catastrofe indimenticata»

MANOPPELLO. Nella giornata del ricordo 262 rintocchi di campane hanno aperto, in Belgio, le celebrazioni in memoria delle vittime di Marcinelle. Alle 8 di ieri mattina sul Bois du Cazier e in piazza Marcinelle, a Manoppello, è calato il silenzio. Nonostante siano passati 66 anni da quella tragedia, il dolore è sempre vivo nella mente di chi c'era quel maledetto giorno, quando la miniera di carbone inghiottì vite e destini. Furono 136 gli italiani a perdere la vita a 1.035 metri sotto terra, di questi 60 erano abruzzesi, 23 di loro provenivano Manoppello, per questo considerata «città martire».
Il sindaco di Manoppello Giorgio De Luca e il presidente del consiglio comunale Roberto Cavallo hanno portato in Belgio il saluto della comunità abruzzese che piange i suoi morti. Nella stessa ora, a Manoppello, la deposizione della corona di alloro alla presenza di amministratori e autorità, il prefetto Giancarlo Di Vincenzo, i massimi rappresentanti provinciali e locali dell’Arma dei carabinieri e della polizia di Stato, con il comandante provinciale dei carabinieri di Pescara, colonnello Riccardo Barbera; il comandante del Norm di Popoli, tenente Cleto Della Rosa e il questore di Pescara Luigi Liguori. Hanno partecipato anche il consigliere regionale Guerino Testa che si è detto «pronto a recepire input per una legge su Marcinelle», il consigliere del Comune di Charleroi del Bois du Cazier, Line Manouvrier arrivata dal Belgio e del sindaco di Turrivalignani Gianni Placido.
Con loro, insieme ai rappresentanti di giunta, Giulia De Lellis, Maria Esposito e Antonio Costantini e ai consiglieri comunali Davide Iezzi e Stefano Mancini, c’erano i sindacati, con Antonio Perseo, delegato della Cgil e il presidente dell’associazione «Marcinelle per non dimenticare» Davide Castellucci.
Lucia Romasco, una delle vedove manoppellesi di Marcinelle, ha raccontato ieri mattina nel corso della cerimonia, la terribile esplosione a Bois du Cazier di cui sente ancora gli echi, provenire nelle baracche vicino al pozzo dove tante famiglie italiane vivevano in condizioni di miseria assoluta. Lucia aveva 21 anni e un figlio di 20 mesi, quando suo marito Santino Di Donato, che ne aveva 26, non tornò più dalla miniera. Camilla Iezzi, figlia di Camillo Iezzi che non ha mai conosciuto e di Maria Di Valerio, vedova oggi 84enne, ha chiesto pubblicamente che la Cappella di Marcinelle venga riconosciuta come monumento nazionale. Tra i familiari delle vittime italiane, Agostino Sacco, arrivato dalla Campania e fratello di Antonio, il più giovane minatore scomparso nella miniera di carbone a soli 16 anni. Presente anche Raffaele Bortoliero figlio di un ex minatore morto di silicosi che ha scritto il libro «Lavoro, carbone e morte». Accanto a loro, anche ex minatori, come Antonio Parisi, che hanno lavorato in altre miniere del Belgio. Tutti riuniti nell’associazione «Marcinelle per non dimenticare» che gestisce anche un centro di documentazione a Manoppello. Tutti hanno ricordato le pessime condizioni di lavoro di coloro che non sono più tornati a casa, ha detto il sindaco De Luca a Marcinelle, «a 66 anni da quella che è comunemente riconosciuta come la catastrofe per antonomasia degli italiani all’estero siamo, ancora oggi, e come ogni anno trascorso da allora, a commemorare le vittime e lo facciamo sempre con profonda commozione».