L'accusa: Vallescura referente di Chiavaroli

Udienza del processo Ciclone, depone l'ispettore Nonni

MONTESILVANO. Aumenti di cubature, scomputi degli oneri di urbanizzazione senza l'effettiva urbanizzazione e i rapporti disinvolti tra imprenditori e politici: è il «sistema Montesilvano», l'intreccio tra politica e mattone quello che ha ripercorso l'ispettore capo della Squadra Mobile Franco Nonni chiamato a testimoniare dall'accusa rappresentata dal pm Gennaro Varone nella nuova udienza del processo Ciclone.  Ad ascoltare la lunga deposizione, seduto in prima fila, c'era anche l'ex sindaco Pd Enzo Cantagallo, uno dei 32 imputati del processo accanto ad ex assessori, dirigenti e imprenditori.

«Mi sono occupato di alcune criticità riscontrate nell'urbanistica», ha illustrato Nonni rispondendo alle domande del pm Varone. «In particolare, di alcuni nodi riguardanti gli accordi di programma del Palaroma, di Villa Delfico e dell'affidamento di alcuni incarichi». Durante il racconto delle indagini, Nonni ha sottolineato il rapporto tra politici e imprenditori e, in particolare, tra i due imputati Attilio Vallescura, ex assessore ai Lavori pubblici, e il costruttore Enio Chiavaroli.

«Vallescura era il referente di Chiavaroli. L'obiettivo del costruttore era quello di ottenere incentivi volumetrici ma era in difficoltà perché ormai erano trascorsi due anni dall'approvazione del piano regolatore e gli incentivi erano inammissibili. Chiavaroli», ha ribadito Nonni, «aveva bisogno di un assessore perché il tempo era scaduto. Vallescura riferì di quel problema a Cantagallo che gli disse che sì, sapeva che i tempi era trascorsi. Alla fine, l'aumento volumetrico venne concesso, anche se non era ammesso, attraverso una determina in cui si diceva che sebbene i tempi fossero scaduti l'aumento volumetrico andava accordato perché già definito in precedenza».

L'ex assessore Vallescura, Chiavaroli e l'ex sindaco sono accusati, tra i vari reati, di associazione per delinquere: «Un patto», spiega il pm, «tra amministratori e tecnici volto ad attribuire illeciti vantaggi patrimoniali agli enti ed imprese che avessero trovato, in almento uno degli amministratori o funzionari, un referente, tutore dei propri interessi privati». Nella deposizione, l'ispettore capo della Mobile ha fatto riferimento anche ad alcune intercettazioni ricordando anche l'episodio in cui Vallescura, preoccupato di alcuni controlli bancari che gli investigatori stavano facendo, risponde al telefono a chi gli domandava se avesse preso tangenti: «No, ho preso solo soldi in nero dai costruttori».

Prima della deposizione dell'ispettore capo Nonni, l'avvocato Giuliano Milia, che assiste Cantagallo, ha interrogato il consulente di parte Roberto Cavicchia a cui ha chiesto perché ha definito «movimentati» i conti di Cantagallo e se, su quesi conti, c'era traccia dell'acquisto di orologi e di un'autovettura. «Non si evince dai movimenti bancari», ha risposto il consulente della procura, «ho accertato questi prelievi su richiesta del pm ma non c'è traccia documentale». Adesso, il processo Ciclone torna il 3 febbraio. (p.au.)

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