L'aeroporto d'Abruzzo inverte la rotta

Dai passeggeri in calo alla bocciatura dell'Enac. E la concorrenza spicca il volo

PESCARA. All'aeroporto di Ancona, 150 chilometri a nord da qui, stanno ancora celebrando il record dei passeggeri di luglio (+23,7%) e l'arrivo del sesto volo Ryanair da novembre per Madrid. Al Karol Wojtyla di Bari, 300 chilometri a sud, il quattordicesimo collegamento della compagnia low cost è stato accolto in un tripudio di getti d'acqua artificiali beneauguranti. Nell'«Abruzzo airport», come si legge sul sito, sono stati già cancellati i voli in calendario per Catania, Parigi e Bruxelles, stanno per essere tagliati (da novembre) Amsterdam, Cagliari e l'ultimo arrivato Oslo e ci si guarda intorno per capire come fare per aprire la rotta di Monstar e recuperare quella di Torino. Il nuovo Cda della Saga - la società mista che gestisce i servizi a terra la cui maggiore azionista è la Regione - vuole evitare di perdere quel che resta di Ryanair (Londra, Francoforte e Barcellona) e di andare di nuovo sotto di 4 milioni di euro come è successo nel bilancio 2009. Nel frattempo cerca anche un nuovo direttore «con larga esperienza», è costretta a ripetere il bando da 2 milioni per la sicurezza e confida che da Roma arrivi il sì ai 7 milioni di fondi per allungare la pista.

New York e il Concorde.
Messa così sembra che l'«aeroporto d'Abruzzo» non sia quello che inaugurò tre anni fa l'inedito volo per New York (via Bologna), che solo i grandi scali nazionali possono vantare, o che ebbe, risalendo nel tempo, come testimonial del suo rilancio addirittura il supersonico Concorde dell'Air France. Sta di fatto che dopo un periodo in cui i dati sul transito dei passeggeri gli avevano fatto fare un balzo in avanti rispetto agli scali più vicini, l'ex «Liberi» si è fermato ed è stato raggiunto e superato dalla concorrenza. Tanto che anche l'Enac (ente nazionale dell'aviazione civile), che disciplina tutto ciò che vola in Italia, lo ha inserito inesorabilmente fra gli scali «non strategici» nel piano di sviluppo della rete aeroportuale in riferimento al progetto sul federalismo portato avanti dal governo. Pescara, secondo gli esperti dell'Enac, ha limitati sia il bacino di utenza sia lo sviluppo della rete infrastrutturale. La conseguenza è che corre il rischio di vedere ridotte, se non del tutto annullate, le rotte internazionali che più tirano sul mercato. A meno che ai fondi pubblici degli enti locali non subentrino i privati che abbiano interessi diretti nel turismo e nel trasporto merci (cargo). Una prospettiva quest'ultima sulla quale hanno ragionato, ad esempio, anche i revisori dei conti della Camera di commercio di Pescara (azionista della Saga) dopo lo spavento dei 4 milioni «in rosso» dello scorso anno, ma che per il momento avrebbe trovato timide condivisioni. Nel capitale Saga si parla di possibili ingressi di imprenditori legati al settore alimentare e all'agricoltura sfruttando anche la presenza dell'interporto di Manoppello.

Un'estate nera.
Nel frattempo continuano a parlare le cifre. I dati sul traffico di agosto riferiscono di un calo del 4,9% mentre ad Ancona celebrano un altro bel 21,5% e a Bari un incremento del 20,1%. L'altro aeroporto «rivale», quello di Forlì, segna un +11,9%, e in positivo sono anche quelli di Foggia e Brindisi. Ad affondare un duro colpo è il traffico internazionale, le arrivi e le partenze sui vari voli (stagionali e non) per l'Europa (-9,3%) mentre tiene il dato nazionale (voli per Milano, Bergamo, Cagliari, Catania): +6,3%.

Il calo dei passeggeri imbarcati e sbarcati in Abruzzo era stato registrato anche a luglio, anche se in maniera molto più lieve (- 0,8%) quando Ancona, Bari, Brindisi, Crotone, Forlì e Lamezia Terme erano tutti in netta ripresa. Gli scricchiolii dell'estate, in attesa dei dati di settembre, incidono comunque relativamente sull'andamento generale dell'anno (gennaio-agosto 2010), considerato che l'aeroporto d'Abruzzo può vantare ancora un onorevole +21,4% rispetto allo stesso periodo 2009 (quando c'è stato il terremoto). Con 323mila passeggeri in otto mesi, è immediatamente dopo ad Ancona, Forlì, Reggio Calabria e Trieste e precede scali più piccoli, ma non meno importanti quanto a bacini di utenza e investimenti, come Perugia, Parma, Foggia, Crotone e il lontano Bolzano.

Il piano marketing.
Una corsa che si è fatta in salita e che occorre cominciare al più presto se non si vogliono perdere ulteriori posizioni. C'è da chiedersi se nel piano marketing, che è costato 4 milioni, per la promozione dei voli ed i contributi alle società aeree, c'è stato qualcosa che non ha funzionato. Perché, in poche parole, tutti quei soldi non si sono rivelati investimenti come in realtà dovevano essere.

Contributi e aerei vuoti.
L'assessore regionale ai Trasporti Giandonato Morra, nel momento in cui c'è stato bisogno di ricapitalizzare la Saga, è stato esplicito. «Non siamo più animali da mungere», ha detto alludendo ai contributi pubblici che chiedono le compagnie aeree e al sistema con il quale venivano distribuiti. Un sistema che il nuovo Cda ha troncato: «Basta ai contributi a pioggia a seconda del numero dei voli, adesso ci regoliamo in base al numero dei passeggeri». Stando così le cose, nel passato sono stati pagati dagli abruzzesi anche voli vuoti o semivuoti (antieconomici), bastava che i jet volassero. Adesso per prendere i contributi, le compagnie devono trasportare passeggeri. «L'obiettivo è portare l'aeroporto da 400mila passeggeri a 800mila», ripete la presidente Saga Carla Mannetti. Forse è anche è anche per questo motivo che sono già scomparsi i voli che erano stati previsti fino alla fine del mese: via i contributi a pioggia, via gli aerei. Con il rischio, come è successo, che qualche passeggero fosse lasciato a terra. E di perdere altri collegamenti di fronte a nuove richieste economiche. «Dobbiamo concretizzare l'ipotesi del volo su Mostar, pensando al milione di fedeli che da lì si reca ogni anno nella vicina Medjugorie», è la nuova rotta indicata dal presidente della Camera di commercio Daniele Becci pescando nel ricco mercato del turismo religioso. Perché alla fine, anche quando si tratta di aeroporti, se la montagna non va da Maometto...

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