L'Aquila, una maschera restituisce il viso di Celestino V

Realizzata in argento su uno studio del cranio Il 5 maggio le spoglie tornano a Collemaggio

L’AQUILA. A settecento anni dalla canonizzazione i fedeli di tutto il mondo potranno conoscere il volto di Celestino V, il frate Pietro da Morrone che fu Papa per cinque mesi, dal 5 luglio 1294, e venne proclamato Santo il 5 maggio 1331 da Papa Clemente V. In due mesi una commissione scientifica, storica e religiosa istituita dall’Arcidiocesi dell’Aquila ha compiuto l’attenta ricognizione dei resti scheletrici di Celestino V permettendo di ricostruire le reali fattezze del volto del Papa che per primo concesse, a tutti, la remissione dei peccati e l’assoluzione dalla pena, fino ad allora concesse solo a pochi . La teca contenente le spoglie di Papa Celestino V e una riproduzione in cera del suo volto (in realtà si trattava delle sembianze del Cardinale Confalonieri) fino al sisma del 2009 era custodita nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila, chiesa costruita per volontà di Celestino. La basilica ha subìto pesanti crolli, ma la teca con le spoglie del Papa Santo si è salvata: ad estrarla furono i Vigili del Fuoco. Da allora Celestino ha “pellegrinato” in Abruzzo e Molise, è stato esposto in vari luoghi, anche sotto il sole. E il volto di cera, sotto cui giacevano le ossa del cranio, ha subito un progressivo deterioramento. Era necessario restituire dignità alle spoglie del Papa del “gran rifiuto”, trasferite per l’analisi nell’abbazia di Sant’Equizio a Marruci di Pizzoli, vicino a L’Aquila. La ricognizione scientifica delle fattezze di Celestino è stata realizzata dall’anatomopatologo e paleopatologo Luca Ventura. In particolare l’analisi delle ossa del cranio e lo studio della sua tipologia geometrica, ha permesso di ridisegnare in modo tridimensionale il viso di Celestino V. La ricognizione ha chiarito anche alcuni aspetti: le ossa del cranio ci sono tutte tranne quella della mandibola, che, come si supponeva da tempo, è totalmente assente. Un altro dato significativo dello studio lo ha chiarito il medico legale Giulio Sacchetti, membro della commissione: «Il foro sulla regione frontale sinistra del Papa è una lesione ossea prodotta da un mezzo con estremità appuntita, ma i caratteri della lesione consentono di escludere che sia stata inferta in vita». Dunque non un colpo mortale, ma forse prodotta durante la trafugazione delle spoglie nel 1988. Dai risultati dell’accurato studio scientifico si è mosso lo scultore Marino Di Prospero, che ha realizzato una maschera- scultura in argento che si adatta perfettamente sul cranio di Celestino V. Di Prospero restituisce un volto che emoziona: è il volto solcato da rughe del Papa anziano, ormai morto, un volto non più tonico e gli occhi sono quelli di un defunto . Celestino V morì nel 1296 ad ottantasette anni .Il dettaglio è così curato da produrre la stessa emozione di un volto vero. «Sono stato io a staccare la cera che si era attaccata alle ossa del cranio», ha spiegato l’artista, «è stata una grande responsabilità, e realizzare il volto è stato per me un onore. Già in passato avevo prodotto altre maschere: del beato Alberione e del beato Giancarlo. Il mio lavoro per Celestino ha preso inizio dallo studio della commissione, ma è comunque un’opera artistica, che non pretende di essere perfettamente corrispondete alla realtà, che rimane virtualmente definita». La maschera è stata donata dal professore Sergio Tiberti, dell’Università dell’Aquila, che ha preso parte alla commissione. Tutte le altre ossa di Celestino sono ora in una teca, sotto al manichino del corpo. Il Papa è stato rivestito con paramenti e gioielli donati dagli artisti che li hanno realizzati. I paramenti in stoffe pregiate, color rosso e bianco, la mitra in taglio medioevale e i guanti papali sono stati realizzati da Lavs di Filippo Sorcinelli. Celestino indossa anche le tipiche scarpe rosse, cucite a mano dal celeberrimo calzolaio dei papi Adriano Stefanelli. Il Papa è adornato con gioielli sacri in oro realizzati da OroArt di Laura Calienda: la croce, l’anello del pescatore, e gli spilloni del Pallio, quello che Benedetto XVI donò a Celestino, poggiandolo sulla sua teca, quando arrivò all’Aquila pochi giorni dopo il sisma. Ora il Pallio avvolge le spalle di Celestino V. Da domenica 5 maggio, il Papa del perdono, con il suo volto che emoziona, torna nella Basilica di Collemaggio, e sarà di nuovo simbolo di pace per gli aquilani e di profonda speranza per la rinascita della città.

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