L’ultimo saluto ai congiunti dalla finestra 

Con i funerali vietati l’addio è per pochi sulla soglia del cimitero o facendo passare il feretro sotto casa

MONTESILVANO. «Un funerale è già un momento brutto, anche per noi: in questo periodo lo è ancora di più, e solo guardando negli occhi i parenti di chi viene a mancare si può capire»: Paolo Verrocchio, che con la famiglia gestisce la Verrocchio Onoranze Funebri di Montesilvano, così descrive la situazione particolare in cui si trova a lavorare in questi giorni difficili. «Negli occhi dei parenti c’è un misto di dolore, di paura e di rabbia per la scomparsa di una persona cara e per le circostanze in cui si è costretti a dare l’ultimo saluto», spiega Verrocchio.
Un ultimo saluto che, con le norme anticontagio, è diventato ancora più triste. «Se il deceduto non è morto a causa del coronavirus», continua Verrocchio, «all’ingresso del cimitero possono assistere alla benedizione della salma anche quattro o cinque persone, sempre distanziate, e un solo familiare può seguire la tumulazione».
Ma a volte l’estremo saluto avviene anche in maniera ancora più distaccata: «Qualcuno ci ha chiesto di far passare il feretro davanti alle case di qualche parente o amico, e allora facciamo un giro in due o tre posti, ci fermiamo un attimo, e la gente si affaccia alla finestra o dal cortile, e da lontano, senza avvicinarsi, recita una preghiera o fa un saluto».
In generale i clienti hanno capito la situazione: «Solo una volta è capitato che una donna, vedendo passare il feretro della madre, non ha resistito ed è corsa sulla bara, per poi essere ripresa dal marito», dice ancora Verrocchio, «ma in generale c’è anche tanta paura, e sono gli stessi parenti ad averla: è anche successo che si abbiano chiesto di fare una foto della defunta per poi mostrargliela. Noi sanifichiamo il feretro prima e dopo, perché il pericolo può essere dietro l’angolo e ogni errore può essere fatale».
Le agenzie di pompe funebri stanno lavorando con tutti i dispositivi di protezione necessari, dalle mascherine ai guanti, fino ad occhiali e maschere protettive. «Sono materiali che abbiamo sempre utilizzato», spiega Alessio Di Giorgio, della Di Giorgio di Montesilvano, «li usavamo già prima, e quindi li avevamo in magazzino: con l’emergenza ce ne siamo procurati di più».
Di Giorgio in questo momento difficile ha sempre trovato comprensione da parte dei familiari delle persone scomparsa: «Per la famiglia è un problema vivere questo momento con tante restrizioni, ma purtroppo in questo frangente è giusto che non ci sia una cerimonia: abbiamo a che fare con un virus che non perdona, e bisogna essere il più meticolosi possibile. In questo periodo in tanti hanno paura, e la gente capisce la situazione particolare, e così noi non mai abbiamo riscontrato incomprensione tra i nostri clienti».(a.r.)
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