«La Brioni tornerà a crescere dal 2018»

Penne, l’azienda riduce la sovrapproduzione e avvia il rilancio. Oggi scade la procedura di mobilità

PENNE. La trattativa per superare la situazione di sovrapproduzione strutturale che ha caratterizzato gli ultimi tre anni dell'attività di Brioni è giunta al termine. La direzione aziendale della maison d'alta moda pennese, dal 2012 entrata a far parte della holding francese Kering, lo ha comunicato direttamente ai dipendenti dell'azienda tramite un comunicato interno.

Con la scadenza della procedura di mobilità volontaria prevista per oggi, è ora assai ipotizzabile che i primi giorni di agosto saranno giorni utili per un nuovo incontro tra le parti in causa, direzione Brioni, funzionari ministeriali, rappresentanti sindacali e delle istituzioni, al ministero dello Sviluppo economico a Roma. Di certo c'è che grazie agli strumenti utilizzati da febbraio scorso ad oggi si è scongiurato l'esubero di oltre 400 persone inizialmente paventato da Brioni.

«Il grande lavoro delle rappresentanze dei lavoratori, il forte senso di responsabilità dei lavoratori, il contributo delle istituzioni, la decisione dell’azienda e del gruppo Kering di mantenere tutti i siti produttivi e di valorizzare e tutelare le altissime professionalità che vi lavorano», hanno spiegato dalla direzione Brioni, «hanno reso possibile questo accordo. La continuità operativa degli stabilimenti è così garantita a costi compatibili con le attuali dimensioni della domanda, ridotta rispetto al passato per gli effetti della crisi economica che ha colpito alcuni dei mercati in cui Brioni opera. Siamo grati a tutti coloro che hanno lavorato e che continuano a lavorare con passione e responsabilità per contribuire a costruire il rilancio dell'azienda che, anche per il lavoro di revisione e razionalizzazione di tutta la catena commerciale e distributiva e per la nuova direzione creativa, potrebbe manifestarsi già dal 2018». Da febbraio ad oggi sono uscite da Brioni poco meno di 100 unità lavorative e ben 1.000 hanno accettato la riduzione di orario. «Questo risultato», ha detto Leonardo D’Addazio, della Femca Cisl, «è il frutto dei sacrifici dei lavoratori. L'auspicio è che sia il primo passo per tornare il prima possibile a 36 ore settimanali».

Francesco Bellante

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