La Cassazione retrocede dirigente di Mascia

I giudici accolgono il ricorso del Comune contro Pierpaolo Pescara: non ha i requisiti per quell’incarico

PESCARA. Pierpaolo Pescara, uno dei dirigenti di spicco dell’amministrazione comunale, deve abbandonare il suo incarico di responsabile del servizio Manutenzione e verde per tornare ad essere un funzionario categoria D dell’ente. Lo ha deciso la Corte di Cassazione con una sentenza che, di fatto, retrocede Pescara.

I giudici della Sezione lavoro della Cassazione hanno così accolto il ricorso presentato dal Comune per contestare una precedente sentenza della Corte d’appello dell’Aquila, con la quale Pescara era stato dichiarato vincitore del concorso per dirigente indetto dall’ente. Ma ora la Cassazione ha cassato la sentenza di secondo grado impugnata dal Comune azzerando la nomina di Pierpaolo Pescara a dirigente e rimandando ogni decisione alla Corte d’Appello di Campobasso. La vicenda comincia nel marzo del 2006, quando l’allora amministrazione comunale, guidata dal sindaco Luciano D’Alfonso, fa un bando per un concorso pubblico per la copertura di due posti di dirigente tecnico a tempo indeterminato in Comune. L’architetto Pierpaolo Pescara partecipa al concorso risultando primo in graduatoria. A quel punto, gli uffici del Comune chiedono a Pescara di produrre la documentazione comprovante il possesso dei requisiti nel bando di concorso. In particolare, quelli previsti dall’articolo 4, secondo cui «sono inoltre ammessi coloro che hanno ricoperto incarichi dirigenziali in amministrazioni pubbliche per un periodo non inferiore a cinque anni». L’ente, esaminati i documenti, decide di non procedere all’assunzione, ritenendo non equiparabili agli incarichi dirigenziali quelli di «alta specializzazione», nell’ambito dei quali, secondo Pierpaolo Pescara, dovrebbero ricomprendersi quelli conferitigli dall’amministrazione comunale dal 1999 al 2006. Di fatto Pescara ha già svolto le funzioni di dirigente con D’Alfonso, ma per un periodo è stato sospeso perché coinvolto (poi prosciolto) in un’inchiesta sul verde. L’architetto agisce, quindi, in giudizio contro il provvedimento che lo ha escluso dalla nomina e richiede l’assunzione come dirigente. Ma i giudici rigettano il ricorso. Pescara presenta un altro ricorso e, nel giugno 2010, la Corte d’Appello gli dà ragione. Pescara viene assunto come dirigente, ma il Comune ricorre in Cassazione. E quest’ultima stabilisce che «il conferimento di funzioni dirigenziali è altra cosa rispetto al reclutamento di personale ad alto contenuto di professionalità. In sostanza, Pescara non ha i requisiti che il bando di concorso richiede.(a.ben.)

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