La Corte dei conti boccia l’Aca: troppi soldi agli amministratori

19 Settembre 2025

I giudici: «I compensi del Cda sono superiori ai limiti di legge, il denaro avuto in più va restituito». E ora il caso finisce davanti alla procura contabile, che dovrà accertare eventuali danni erariali

PESCARA. La matematica della spesa pubblica non ammette interpretazioni creative, soprattutto quando fissa un confine invalicabile per contenere i costi. L’Aca, l’azienda comprensoriale acquedottistica che gestisce il servizio idrico per gran parte dell’Abruzzo (a partire da Pescara e Chieti), quel confine lo ha superato. Lo ha accertato la Corte dei conti (sezione regionale di controllo), che ha messo un punto fermo su una vicenda di compensi e normative, stabilendo che il consiglio di amministrazione nominato il 7 giugno 2022 – presieduto da Giovanna Brandelli – è stato pagato più di quanto la legge consentisse e invitando ora la società a recuperare le somme erogate in eccesso.

La deliberazione non chiude la partita. Il fascicolo passa ora sul tavolo della procura contabile, che dovrà avviare le indagini per accertare l’eventuale danno erariale e le singole responsabilità dietro la presunta spesa illegittima.

La vicenda, che ha preso le mosse da una segnalazione del ministero dell’Economia e da una contestazione dell'Ersi Abruzzo, ruota attorno a un principio di austerità introdotto dalla «spending review»: il costo per i compensi degli amministratori non può superare l’80% di quello sostenuto nel 2013. Una regola ferrea che Aca ha provato ad aggirare sostenendo che il bilancio consuntivo del 2013 non fosse attendibile a causa di presunte «anomalie». Tra le ragioni addotte, il fatto che un membro del Cda, in quanto sindaco di un comune socio, non avesse percepito alcun compenso, che gli stipendi di novembre e dicembre dell’amministratore unico fossero stati erogati in ritardo e che mancassero emolumenti legati alla performance e i compensi del collegio sindacale.

Una tesi smontata punto per punto nella deliberazione di martedì. Per la Corte, presieduta da Ugo Montella, la legge non lascia spazio a discrezionalità: il costo di riferimento è quello «complessivamente sostenuto» a consuntivo, bocciando così l’ipotesi di utilizzare un valore teorico come quello del bilancio di previsione. Le presunte anomalie, come quella del sindaco-amministratore, fanno parte della normale esperienza contabile e non possono invalidare un limite di spesa pensato per «l’ottenimento del più ampio risparmio possibile di pubblico denaro». I magistrati hanno inoltre respinto l’inclusione dei compensi del collegio sindacale, in quanto organo di controllo e non amministrativo. Se il legislatore avesse voluto tenere conto di tali specificità, si legge nel provvedimento, avrebbe scelto un criterio diverso, come la media di più annualità.

Netta anche la bocciatura del tentativo di assimilare la figura del «procuratore» a quella di un amministratore. I giudici hanno chiarito che il procuratore, figura disciplinata dal codice civile e nominato dal CdA per compiti specifici, non è un organo sociale e non può essere confuso con un amministratore. Tale distinzione è peraltro rafforzata dallo stesso statuto di Aca, che non solo vieta di «istituire organi diversi dalle norme generali in tema di società», ma chiarisce che i procuratori sono nominati per l’esecuzione del piano industriale.

Il caso, hanno specificato, è diverso da una recente sentenza delle Sezioni riunite che aveva permesso di sommare i compensi, ma solo perché le figure di amministratore e direttore generale erano «pressoché fungibili» e ricoperte dalla medesima persona. In Aca, invece, si trattava di due soggetti distinti.

La Corte ha quindi fissato i paletti numerici: il costo sostenuto nel 2013 per i compensi degli amministratori è stato di 88.715 euro. Applicando la riduzione del 20%, il limite massimo di spesa per il Cda attuale doveva essere di 70.972 euro. Il compenso effettivamente erogato è stato invece di 109.617 euro.

L’esito è un «accertamento» formale del superamento del limite. La Corte ha quindi invitato Aca «ad attivarsi per il recupero delle somme erogate in eccedenza», anche per esercizi precedenti, e ha disposto la trasmissione della delibera alla procura contabile e al ministero. La matematica della spesa pubblica ha presentato il conto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA