La mafia gli uccise il padre nella strage di Capaci, Schifani a Pescara: «Accendere la coscienza civile dei ragazzi» / VIDEO

In occasione del 33esimo anniversario della strage mafiosa di Capaci, Pescara celebra la Giornata della legalità. Le parole del figlio di Vito Schifani, l’agente di scorta del magistrato Falcone
PESCARA. Emanuele Schifani, figlio di Vito, l’agente di scorta di Falcone morto nella strage di Capaci, aveva solo 4 mesi quando il papà è stato ucciso assieme al magistrato e alla moglie Francesca Morvillo, a Rocco Dicillo e ad Antonio Montinaro. “Ho conosciuto papà attraverso i racconti di mia madre, dei colleghi e degli amici che hanno condiviso con lui tanti momenti, ma la sua è stata una presenza costante nella mia vita, tanto da avermi spinto ad essere chi sono oggi e ad arruolarmi nella Guardia di finanza, per cercare di fare qualcosa di utile”, dice a margine dell’iniziativa organizzata dall’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Pescara nell’ambito della Giornata della Legalità. E aggiunge: “Oggi siamo qui, per accendere le coscienze dei ragazzi, affinché anche loro possano proiettarsi verso il futuro, lasciando un segno nella società”.
"Mio padre lo ricordo tutti i giorni - ha sottolineato - ma non lo ricordo solo io perché la memoria fortunatamente viene portata avanti anche da tanti miei colleghi che hanno in ufficio l'immagine iconica di Falcone e Borsellino". Secondo Schifani "i nostri ragazzi devono oggi essere capaci di dire di 'no' alle scelte troppo facili, devono essere capaci di prendersi il loro spazio nel mondo ed essere protagonisti perché sono loro il futuro. Speriamo che siano loro un giorno l'esempio".
VERA BUONOMO DELLA UIL. "Non è retorica: oltre ai processi, alle condanne e alla certezza della pena, serve anche abbandonare una narrazione distorta che dipinge le mafie come imbattibili. Le mafie non vincono sempre. Noi siamo convinti che valga la pena impegnarsi per la legalità". Lo ha affermato la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo, intervenendo a Pescara durante la cerimonia di premiazione del Premio Nazionale Paolo Borsellino. "Dove il lavoro è precario, sottopagato e privo di tutele e sicurezza - ha aggiunto Buonomo - si crea terreno fertile per le mafie e per chi si nutre delle fragilità altrui. Per questo, il sindacato ha un ruolo fondamentale: denunciare ciò che non funziona e costruire soluzioni per una società più giusta. La legalità, quella per cui Falcone e Borsellino hanno dato la vita, non può esistere senza lavoro buono e sicuro".
Buonomo ha anche ricordato l'impegno quotidiano della Uil con le nuove generazioni. "Accogliamo ogni anno studenti e studentesse nei percorsi Pcto, perché possano conoscere il sindacato come presidio di democrazia e legalità. E proprio ieri, a Roma, è stato inaugurato uno spazio permanente di confronto e formazione sui temi dell'illegalità economica e sociale". "È con gesti concreti e quotidiani, non con la retorica, che portiamo avanti l'eredità di Falcone e Borsellino. Legalità e libertà sono inseparabili: senza diritti, senza dignità, senza giustizia sociale - ha concluso Buonomo - non può esserci alcuna vera legalità".
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