LA PORTIERA
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Le luci delle vetrine rischiarano il selciato unto di pioggia e lo stesso unto lo leggo sul parabrezza dell'auto. Serena è accanto a me, fuma, non si muove, il suo corpo è immobile ma non i suoi pensieri. Guardo fuori dal finestrino abbassato come si può guardare attraverso un vetro opaco, non distinguendo le figure che si alternano sul marciapiede. Sento il ticchettio dei passanti oltrepassarmi il cuore come le parole che le dirò. Non berrò più, le ripeterò. Stasera sono sobrio di proposito per dirglielo. Voglio correggere, quando bevo, quell' odiosa incertezza che mi porto stampata sulla bocca. Devo decidermi a cambiare. La guardo, mentre si ravvia i capelli, riempiere i volumi della nostra distanza. La vorrei toccare come se fosse la prima volta. Dirle ancora che, in fondo, c'è ancora una aspettativa. Stenderle la mano sul viso per fare da barriera e proteggerla dai miei spropositi. Vorrei poterle accarezzare ancora per un tempo, senza tempo, le sue lunghe gambe. Provo a convincermi che sono ubriaco e che stasera non licenzierò nessuno. Invece dico: - Noi abbiamo ancora un futuro, vero? Mi dispiace… sarà stata l'intensità con cui ci siamo vissuti a consumarci.
Poi ridacchio per sdrammatizzare. Mi riprendo la mia vita, le restituisco la sua. Vorrei andarmene come l'acqua che scorre e si perde nei tombini.
Mi sfiora il viso quasi ad accertarsi che io esista. Mi dice: - Non voglio
sapere quanto di buono c'è stato ma in che misura ancora ce ne potrebbe essere.
Serena ritira la mano dopo aver teso l'ultimo invito. Non ci sono parole, oltre il crepitio di un acquazzone che bagna tutt'intorno. Non ha nemmeno senso quella portiera che lei, andandosene, lascia aperta sulla presunzione di non volerci essere.
Mi rimane quell'unto appiccicato addosso, sommato a quello delle mie arterie indurite dall'alcool. Se avessi una bottiglia, la scolerei tutta d'un fiato fino ad annegare la mia lucida partecipazione. Mi guardo intorno alla ricerca di un bar. Sono fermo nel proposito. Ma ritorna la solitudine di una notte vuota.
Mi chiedo: - Ma avrò ancora un futuro? O forse l'ho appena gettato via?
Mi riassale il senso di bere oltre il bere.
Mi tocco la faccia, il petto. Sono qui. Sento il cuore battere e il tempo immergersi in questo omicidio, senza il corpo del reato.
Scruto fuori i cavalli della notte agitarsi fra i recinti di una luce nascente. Chi ha detto che il sentimento è una pietra che non si spezza? L'ho fatto solamente da qualche minuto. Mi perdono il coraggio con cui ho mutilato la mia vita, non ciò che ne seguirà. Conterò, fingendo che nulla sia successo, fino a quando questa pioggia dilaverà tutto.
La portiera è sempre lì spalancata ad aspettare di fagocitare un'altra donna, la prossima.
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