La segretaria: mazzette settimanali

Dipendenti di Angelini in aula: preparavamo pacchi fino a 200 mila euro
PESCARA. «Preparava mazzette? E con chi?». Alle 10,30, nell'aula 1 dova va in scena il processo della sanità, entra Sandra Ciufici, la segretaria particolare di Vincenzo Maria Angelini. Il pm Giampiero Di Florio le chiede quando è stata assunta e la Ciufici risponde «dal maggio del 1992». Poi, il magistrato entra nel vivo delle domande nell'aula in cui, ai poli opposti, siedono immobili Ottaviano Del Turco e il suo grande accusatore Vincenzo Maria Angelini.
PACCHI IN SEGRETERIA. Si torna a parlare di pacchetti, di buste e di fogli A4 pieni di soldi nell'ultima udienza prima delle vacanze e di quella segreteria della clinica Villa Pini descritta negli arredi e formata da due stanze divise da una porta scorrevole: da un lato le tre segretarie del «dottore» e dall'altro, in un'altra stanza, quelle particolari. E' qui che si muove la Ciufici che prende a raccontare: «Sì, in quella stanza preparavo mazzette su disposizione di Angelini. Gli importi più piccoli da 10 e da 15 mila euro li mettevo in una busta bianca e quelli più grandi fino a 200 mila euro in fogli A3 e A4. I soldi mi venivano consegnati dal responsabile della contabilità oppure li prelevavo dalla cassa sempre su ordine del dottore». «Ma Angelini le aveva detto a chi doveva dare i soldi?», domanda il pm. «No», risponde la segretaria. «Veniva qui, prendeva il pacchetto e usciva subito per andare a Collelongo oppure a Chieti scalo». E' in una stanza della clinica di Chieti - dice l'accusa rappresentata anche dal procuratore capo Nicola Trifuoggi e dall'altro pm Giuseppe Bellelli - che venivano confezionate le tangenti che poi Angelini avrebbe consegnato mettendosi in viaggio per Collelongo, verso la casa di Del Turco oppure, per la procura, ricevendo politici e amministratori della sanità: tangenti fino a 15 milioni in cambio di benefici per le sue strutture private.
POLITICI IN CLINICA. «Quali politici frequentavano Villa Pini?», domanda ancora il magistrato. «Camillo Cesarone e Antonio Boschetti», fa Ciufici, «Una volta vennero insieme e il dottore mi disse di preparare due buste». I due imputati, presenti in aula come al solito, si alzano in piedi per farsi riconoscere. «Sì, sono loro», dice Ciufici indicando anche l'ex manager della Asl Luigi Conga. A metà mattinata, tocca alla difesa ascoltare la testimone: l'avvocato dell'ex presidente Gian Domenico Caiazza si fa scivolare la toga sulle spalle e domanda: «Signora Ciufici, con che frequenza preparava quelle mazzette?». «Ho iniziato nel 2004, ma si sono intensificate nel 2006 e nel 2007».
«E perché solo oggi fa riferimento alle località, tra cui Collelongo, dove andava Angelini?», facendo notare alcune incongruenze tra la versione in aula e quella resa dalla segretaria nel precedente interrogatorio. L'avvocato Marco Femminella, che assiste Cesarone, domanda infine: «Con che frequenza preparava i pacchetti?». «Anche due-tre volte a settimana», risponde la donna che, dopo un'ora, esce dall'aula lasciando il banco alle altre testimoni che si succedono fino alle 18, quando l'udienza termina.
«IL SEGRETO». Pochi minuti per ascoltare Filomena Festa, Sabrina D'Alessandro e Tommasina Scalzitti: sono altre tre segretarie di Angelini, le donne che lavoravano nella stanza adiacente divisa da una porta scorrevole. Addette al telefono, hanno ricordato chi chiamava a Villa Pini: «Boschetti, Lamberto Quarta, Bernardo Mazzocca e Luigi Conga. Ma lui si presentava con un nomignolo: diceva "Sono russicon" e noi sapevamo che era Conga», hanno precisato le tre prima di raccontare perché ogni tanto quella porta che divideva le due stanze si chiudeva. «Quando si chiudeva, capivo che stava accadendo qualcosa di segreto», ha detto Scalzitti. Dopo, è stato il turno delle tre titolari della pasticceria Veronese di Chieti che hanno riferito che, nel 2007, Angelini si incontrava con Quarta e Cesarone nella pasticceria.
LA CUGINA DI ANGELINI. All'una, l'udienza si interrompe e riprende nel primo pomeriggio con una nuova testimonianza, quella di Luciana Bernabei, la cugina di Angelini che abita in via Mazzini a Pescara. In quella casa, accoglieva Luigi Conga, che citofonava e diceva: «Sono russicon». «Una volta l'ho visto arrivare con una valigetta 24 ore», ha detto Bernabei. «Lo facevo entrare e dopo un po' arrivava mio cugino. Ma se Enzo non arrivava subito, chiamavo Villa Pini e lo avvertivo. Conga veniva spesso a casa, con cadenza mensile e intorno alle 13».
E' il Natale 2004, quando Bernabei riceve ancora Conga e spiega: «Quel giorno, mio cugino venne con una busta grande che conteneva una scatola simile a quella per le scarpe. Quando andarono via, trovai quella busta vuota sul tavolo della cugina e la buttai. Ma non ho mai assistito ai loro incontri, quando arrivava Conga io mi ritiravo in cucina». Sono quasi le 16, quando l'ex manager della Asl si alza in piedi per difendersi. Pochi minuti - «questa gogna deve finire» - e il processo scema con le cifre da capogiro snocciolate dal responsabile dell'ufficio contabilità di Villa Pini, Giuseppe Del Grosso. Cominciato il 15 aprile, il processo della sanità che conta 27 imputati ripartirà dopo l'estate con i nuovi testimoni chiamati dall'accusa, in aula il 30 settembre alle 9,30.
PACCHI IN SEGRETERIA. Si torna a parlare di pacchetti, di buste e di fogli A4 pieni di soldi nell'ultima udienza prima delle vacanze e di quella segreteria della clinica Villa Pini descritta negli arredi e formata da due stanze divise da una porta scorrevole: da un lato le tre segretarie del «dottore» e dall'altro, in un'altra stanza, quelle particolari. E' qui che si muove la Ciufici che prende a raccontare: «Sì, in quella stanza preparavo mazzette su disposizione di Angelini. Gli importi più piccoli da 10 e da 15 mila euro li mettevo in una busta bianca e quelli più grandi fino a 200 mila euro in fogli A3 e A4. I soldi mi venivano consegnati dal responsabile della contabilità oppure li prelevavo dalla cassa sempre su ordine del dottore». «Ma Angelini le aveva detto a chi doveva dare i soldi?», domanda il pm. «No», risponde la segretaria. «Veniva qui, prendeva il pacchetto e usciva subito per andare a Collelongo oppure a Chieti scalo». E' in una stanza della clinica di Chieti - dice l'accusa rappresentata anche dal procuratore capo Nicola Trifuoggi e dall'altro pm Giuseppe Bellelli - che venivano confezionate le tangenti che poi Angelini avrebbe consegnato mettendosi in viaggio per Collelongo, verso la casa di Del Turco oppure, per la procura, ricevendo politici e amministratori della sanità: tangenti fino a 15 milioni in cambio di benefici per le sue strutture private.
POLITICI IN CLINICA. «Quali politici frequentavano Villa Pini?», domanda ancora il magistrato. «Camillo Cesarone e Antonio Boschetti», fa Ciufici, «Una volta vennero insieme e il dottore mi disse di preparare due buste». I due imputati, presenti in aula come al solito, si alzano in piedi per farsi riconoscere. «Sì, sono loro», dice Ciufici indicando anche l'ex manager della Asl Luigi Conga. A metà mattinata, tocca alla difesa ascoltare la testimone: l'avvocato dell'ex presidente Gian Domenico Caiazza si fa scivolare la toga sulle spalle e domanda: «Signora Ciufici, con che frequenza preparava quelle mazzette?». «Ho iniziato nel 2004, ma si sono intensificate nel 2006 e nel 2007».
«E perché solo oggi fa riferimento alle località, tra cui Collelongo, dove andava Angelini?», facendo notare alcune incongruenze tra la versione in aula e quella resa dalla segretaria nel precedente interrogatorio. L'avvocato Marco Femminella, che assiste Cesarone, domanda infine: «Con che frequenza preparava i pacchetti?». «Anche due-tre volte a settimana», risponde la donna che, dopo un'ora, esce dall'aula lasciando il banco alle altre testimoni che si succedono fino alle 18, quando l'udienza termina.
«IL SEGRETO». Pochi minuti per ascoltare Filomena Festa, Sabrina D'Alessandro e Tommasina Scalzitti: sono altre tre segretarie di Angelini, le donne che lavoravano nella stanza adiacente divisa da una porta scorrevole. Addette al telefono, hanno ricordato chi chiamava a Villa Pini: «Boschetti, Lamberto Quarta, Bernardo Mazzocca e Luigi Conga. Ma lui si presentava con un nomignolo: diceva "Sono russicon" e noi sapevamo che era Conga», hanno precisato le tre prima di raccontare perché ogni tanto quella porta che divideva le due stanze si chiudeva. «Quando si chiudeva, capivo che stava accadendo qualcosa di segreto», ha detto Scalzitti. Dopo, è stato il turno delle tre titolari della pasticceria Veronese di Chieti che hanno riferito che, nel 2007, Angelini si incontrava con Quarta e Cesarone nella pasticceria.
LA CUGINA DI ANGELINI. All'una, l'udienza si interrompe e riprende nel primo pomeriggio con una nuova testimonianza, quella di Luciana Bernabei, la cugina di Angelini che abita in via Mazzini a Pescara. In quella casa, accoglieva Luigi Conga, che citofonava e diceva: «Sono russicon». «Una volta l'ho visto arrivare con una valigetta 24 ore», ha detto Bernabei. «Lo facevo entrare e dopo un po' arrivava mio cugino. Ma se Enzo non arrivava subito, chiamavo Villa Pini e lo avvertivo. Conga veniva spesso a casa, con cadenza mensile e intorno alle 13».
E' il Natale 2004, quando Bernabei riceve ancora Conga e spiega: «Quel giorno, mio cugino venne con una busta grande che conteneva una scatola simile a quella per le scarpe. Quando andarono via, trovai quella busta vuota sul tavolo della cugina e la buttai. Ma non ho mai assistito ai loro incontri, quando arrivava Conga io mi ritiravo in cucina». Sono quasi le 16, quando l'ex manager della Asl si alza in piedi per difendersi. Pochi minuti - «questa gogna deve finire» - e il processo scema con le cifre da capogiro snocciolate dal responsabile dell'ufficio contabilità di Villa Pini, Giuseppe Del Grosso. Cominciato il 15 aprile, il processo della sanità che conta 27 imputati ripartirà dopo l'estate con i nuovi testimoni chiamati dall'accusa, in aula il 30 settembre alle 9,30.
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