La storia dei Pomilio al Salone di Torino

Viene presentato oggi il libro di Smoglica “Le ali della creatività” dedicata alla famiglia pescarese
PESCARA. La storia dei Pomilio, una dinastia imprenditoriale abruzzese sempre all'avanguardia, dall'aeronautica alla comunicazione, passando per la chimica e lo sport, ce la racconta il libro "Le ali della creatività" (Rubbettino Editore, 14 €) del giornalista e scrittore Paolo Smoglica, impegnato a presentarlo oggi al Salone del Libro di Torino dove sarà lanciato anche il Blumm Prize Storysharing.
Nel libro, tra ricostruzione storica e cronaca, Smoglica tesse la trama unica di una famiglia creativa che nel corso dei decenni ha indagato una molteplicità di settori, a partire dal ’900 che apriva scenari inesplorati ad Amedeo, il creatore dell'Aurum e di altri liquori cari a d'Annuzio, e dei fratelli Ottorino, pioniere dell'aeronautica, autore nel 1918 di una "bibbia" sulla costruzione degli aerei, e Umberto, inventore di un metodo per produrre cellulosa e quindi carta con materiali poveri come la paglia.
La storia comincia con la fabbrica di aerei di Torino non troppi anni dopo il volo dei fratelli Wright – con i quali i Pomilio entrarono in contatto – e prosegue con le cartiere fondate dal Sud America al Sud-Est asiatico grazie a un processo di lavorazione della cellulosa celebrato anche dalla Treccani, arrivando all'innovativa distilleria "Aurum" dove Amedeo Pomilio riunì copywriter come il Vate, pubblicitari come Marcello Dudovich e architetti come Giovanni Michelucci per rendere un omaggio culturale ad un sito produttivo che voleva cambiare l'idea di fare industria. Questa costante della "comunicazione" la recepiscono i figli di Amedeo, Oscar e Gabriele, che dagli anni '60 hanno scritto una storia, firmata Pomilio Idee e poi Pomilio Blumm, che si spinge fino ai nostri giorni con Franco e Massimo Pomilio, confermandosi una delle poche realtà italiane che resistono nel mondo della comunicazione che cambia, internazionalizzandosi senza timore dei colossi multinazionali, per il superamento del concetto di advertising e del rapporto produttore-consumatore in favore di una comunicazione fondata sul rapporto più complesso fra istituzione e cittadino. Ma Pomilio significa anche sport e nel libro – con prefazione di Giordano Bruno Guerri – non manca l'incetta di medaglie, dalla pallanuoto al basket all'atletica, durante olimpiadi, mondiali ed europei, con nomi che si rinnovano come Amedeo, Gabriele, Amalia, Daniele, Vittorio che hanno attraversato decenni del migliore sport italiano. Una famiglia «ricca di umiltà e stimolante», la ha definita il presidente del Nasdaq Ginger Lew, autrice della postfazione, che a breve accoglierà Franco Pomilio a Washington, alla Casa Bianca, di nuovo dall'Abruzzo al mondo, insomma, in perfetto stile Pomilio.
Giorgio D’Orazio
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