PESCOCOSTANZO

La tessitura artistica in Abruzzo raccontata nel libro di Italo Picini

SULMONA. La storia della tessitura artistica abruzzese, dalla sua nascita a Pescocostanzo, forse ad opera di schiave turche e cipriote, fino al suo settecentesco splendore e alla sua rinascita, alla...

SULMONA. La storia della tessitura artistica abruzzese, dalla sua nascita a Pescocostanzo, forse ad opera di schiave turche e cipriote, fino al suo settecentesco splendore e alla sua rinascita, alla metà del secolo scorso, grazie all’opera del 93enne maestro sulmonese Italo Picini, all’epoca docente, e poi direttore, dell’istituto d’arte “Mazara” di Sulmona. Questa storia, fatta soprattutto di immagini, è condensata in un volumetto di recente pubblicazione, a cura dello stesso Picini per le edizioni Verdone. Un lavoro che si è avvalso della collaborazione dell’Accademia degli Agghiacciati di Sulmona e di quella della Soprintendenza Bsae Abruzzo. Un lavoro che parte da una premessa di fondo, come spiega nella presentazione il presidente degli Agghiacciati, Franco Cavallone: «Oltre al valore di pittore a Italo Picini va riconosciuto il duplice merito di aver ripreso l’antica tradizione pescolana del tappeto e, per essa, di aver introdotto fra le materie curriculari dell’Istituto d’arte cittadino l’insegnamento “dell’arte della tessitura” facendo abolire (eravamo nel 1953) la disciplina della “decorazione pittorica” che, basata su stilemi e gusti del secolo passato, aveva ormai esaurito la sua funzione per le mutate esigenze dell’architettura contemporanea». All’istituzione del nuovo insegnamento (1955) seguì l’organizzazione di un corso di tessitura artistica pescolana nello studio del pittore a palazzo Tabassi a Sulmona, vera e propria scuola per le allieve diplomate. Quell’arte di tesser tappeti, che unisce un po’ di leggenda, quella che le vuole portata in Abruzzo da inservienti orientali “acquistate” nei mercati pugliesi dalle più agiate famiglie di Pescocostanzo, alla tradizione pastorale d’Abruzzo («la lana abruzzese è stata apprezzata per l’eccellente qualità e come tale assai richiesta dai mercati e non solo nazionali», osserva la soprintendente Lucia Arbace) dopo il ’700 decadde inesorabilmente. «Gli ultimi esemplari tessuti verso la fine del 1800 ed esposti alla Mostra dell’Antica Arte Abruzzese a Chieti nel 1905», spiega Picini, «si presentavano scadenti rispetto a quelli dei secoli precedenti». L’ultima produzione è andata persa così come, con l’ultima guerra, gli esemplari rimasti a Pescocostanzo. Di qui l’idea del maestro Picini di far rivivere l’antica arte con la riproduzione di questo volume, che conta anche un prezioso contributo di Maria Giuseppa Dipersia. Otto esemplari di tessuti artistici pescolani, riprodotti alla fine del volume, sono esposti nel museo di Palazzo Fanzago . (a.c.)

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